Non intendo fare nomi e non intendo dare riferimenti precisi: non solo per il consueto timore di querele, visto che in Italia dire la verità significa cercarsi le rogne col lanternino, ma perché, in questo specifico caso, non sono ancora sicura che la verità sia proprio quella che ho dedotto dalla storia.
Quindi non voglio far capire di chi sto parlando, ma invitarvi semplicemente a riflettere, a trarre le vostre deduzioni…e magari a stare un po’ in campana, qualora vi capitassero personaggi simili.
La storia è questa: un’adozione da una regione
lontana da quella dell’adottante. Una persona che “se ne occupa”, ovvero che
riceve i cani dalla regione lontana e li consegna agli adottanti.
Questa persona chiede almeno 50 euro per ogni cane
che consegna, sostenendo che siano “per vaccinazione e microchip”. Non chiede
una generica donazione, come è uso comune nei canili, ma “un minimo di 50
euro”: il che appare già piuttosto strano.
Accade, comunque, che una signora si commuova per
la situazione esistente in questa regione (moltissimi cani in canile, poco
volontariato, condizioni di vita decisamente inadatte e così via) e desideri
fare qualcosa di più della semplice adozione di un cane: quindi si dà un gran
daffare per convincere altre persone a prendere cani provenienti da lì, e in
più cerca di prendere contatti con le associazioni locali per provare a
diffondere un po’ di cultura cinofila, inviando materiale utile (per esempio,
dispense informative sulla pet therapy, di cui si occupa).
Riesce così a far adottare una decina di cani,
dopodiché decide di prendere uno anche lei, nonostante ne abbia già altri due.
A questo punto conosce il signor Tramite, quello
che si occupa dei contatti pre-adozione e delle consegne e che le chiede i
famosi 50 euro.
La signora accetta, si mettono d’accordo per
incontrarsi alla stazione ferroviaria di X (città che sta a metà strada tra
quella della signora e quella del signor Tramite): lui porterà il cagnolino,
lei porterà un po’ della documentazione sulla pet therapy che ha preparato…e i
soldi, naturalmente, che il signor Tramite le ricorda almeno centodue volte.
“Mi raccomando, non meno di 50 euro”.
E va bene.
Succede, purtroppo, che la signora, alla stazione
ferroviaria di X, abbia solo cinque minuti di tempo per ritirare il cane e
prendere il treno che la riporterà a casa: quindi prende il cane, consegna a
Tramite le dispense sulla pet therapy, si perde (ovviamente, come sarebbe
successo a tutti) in coccole al cagnolino, corre a prendere il treno per il
ritorno…e si dimentica in borsa la busta con i famosi 50 euro.
Una volta arrivata a casa si accorge di aver
ricevuto quattro o cinque telefonate da Tramite sul cellulare, che però,
essendo sul treno, non ha sentito: sta per richiamarlo, quando le arriva la
telefonata di un responsabile dell’associazione che aveva in carico il
cagnolino. Spiega allora a lui che purtroppo si è dimenticata la busta, ma che
la spedirà senza meno insieme al prossimo materiale informativo che sta già
preparando.
A poche ore di distanza riceve però una email
furibonda dal signor Tramite, a cui risponde: “Mi dispiace, è stata solo una
dimenticanza, ero preoccupata per il cane, che aveva già fatto un lungo viaggio
e doveva affrontarne un altro…avevo paura di perdere il treno e di dover
rimanere due ore in stazione con questa povera bestiolina confusa e impaurita.
Come ho già detto all’altro signore, non si preoccupi, i soldi glieli mando con
la prossima spedizione di materiale!”
Questa è la successiva risposta di Tramite:
“Appena due giorni prima le avevo scritto una email
ricordandole la busta ( l’unica mail tra le tante alla quale non ha
risposto…guarda un po’!); per cui personalmente le dico che non occorre che mi
ripeta le cose tre volte, non sono un deficiente…piuttosto sono stato io a
dirle per ben “4 volte”(quattro) cosa dovesse fare fino a poche ore prima e lei
non l’ha fatto. Non discuto delle sue capacità in pet-therapy, ma mi irrita
fortemente il tentativo vano di limitare tutta la questione in una semplice
“dimenticanza”, di come finga di non conoscere come viva un’associazione
animalista piccola e dal nome poco altisonante come la nostra (uguale a tante
altre) la quale non riceve alcun contributo dagli enti locali e che sopravvive
solo grazie alle offerte dei privati, per di più in una regione difficile come
la nostra, martoriata dalla piaga del randagismo da decenni. Quello che lei ha
definito con supponenza “…per pochi soldi… o come “unica nostra priorita” da
mandarci solo e quando le fa comodo non rispettando gli accordi presi, ci
avrebbero solo permesso di salvare altri animali in futuro, e questo ancor
prima di rimborsare le spese sostenute per il suo cane in microchip e
vaccinazioni. E’ una questione che avrebbe potuto risolvere in fretta già nei
giorni scorsi o nelle ore immediatamente successive facendo semplicemente un
bonifico come hanno fatto tutte le famiglie a cui abbiamo dato cani prendendo i
riferimenti iban del ns ente presente nella modulistica di adozione. Comunque
non importa, tenga pure i suoi soldi, non ci sono condizioni di fiducia da
parte mia per nessuna collaborazione“.
La signora, ovviamente, c’è rimasta malissimo.
Anzi, peggio.
Ma a parte i toni insolenti di questa lettera… non
vi pare che manchi qualcosa?
Tipo, che so… un minimo, vaghissimo accenno al
CANE? Giusto per sapere come sta, se si è ambientato, se va d’accordo con gli
altri?
Niente. Nada. Nothing.
I soldi, solo i soldi, esclusivamente i soldi… che,
ad una successiva piccola indagine, sono risultati NON essere affatto destinati
a “vaccinazione e microchip”; perché questi vengono pagati dal canile con soldi
pubblici e non con le donazioni degli adottanti.
Vi sembra lecito pensare, a questo punto, che il
signor Tramite questi soldini se li metta in tasca, e che svolga questa “opera
di volontariato” al solo ed unico fine di specularci sopra?
A me il dubbio è venuto: dubbio parecchio forte,
anche se non posso averne (ancora) la certezza. Però, oltre a sapere già fin
troppo bene che alcune associazioni protezionistiche si arricchiscono sulla
pelle dei cani, che alcuni gestori di canili fanno lo stesso (evitando anche di
dare i cani in adozione e – peggio ancora – permettendo che in canile nascano
cucciolate – perché incassano tot al giorno per ogni cane e quindi hanno tutto
l’interesse a tenerseli e a NON darli in adozione), che alcuni canili si
vendono addirittura le confezioni di pet food che vengono loro regalate… adesso
posso aggiungere alla sfilza degli orrori speculativi anche i personaggi come
il signor Tramite. Che sembrerebbe accontentarsi di poco, dopotutto, visto che
50 euro non sono certo una grossa cifra: ma soltanto la signora protagonista di
questa storia ha fatto adottare undici cani da quel canile… e fanno 550 (più i
suoi, quando rimedierà alla dimenticanza, fanno 600).
Quante altre signore si comporteranno nello stesso
modo, adottando personalmente un cane e facendo poi “propaganda” tra le loro
conoscenze?
Presumo parecchie, anzi spero che siano parecchie,
perché questo significa che molti cani troveranno casa… ma il signor Tramite,
in questo modo, ci tirerà su uno stipendio: e non mi pare proprio che questo si
chiami “volontariato”.
Non so cosa ne pensiate voi.
Fonte: www.tipresentoilcane.com
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