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venerdì 21 ottobre 2016

Il Latte di Fiumicino verso l'Oriente...

FIUMICINO - Una storia comune, di quelle che a Fiumicino si sentono spesso raccontare dai vecchi contadini: anziani col volto segnato dalle rughe, ancora bruciati dal sole, dal cognome tipicamente veneto o romagnolo, che costituiscono la memoria storica vivente di questo territorio.
Scesi dal nord Italia, hanno dissodato e bonificato queste terre con la tenacia e la determinazione dei pionieri, trasformando paludi e campi incolti in centri d’eccellenza per l’agricoltura e l’allevamento. Tra i tanti Romolo Miotto, allevatore di origine veneta, che, nel dopoguerra, ottenne l’assegnazione di un terreno di 12 ettari a Testa di Lepre, ai tempi della Bonifica dell’agro romano e dell’Ente Maremma. Romolo è scomparso nel 2013, in questa terra dove ogni zolla potrebbe raccontare la sua fatica, il suo impegno, il suo sudore. E’ Fabrizio, suo figlio, a ricordare la sua storia: “Quando mio padre arrivò qui, a Testa di Lepre, l’insediamento rasentava la desolazione: terreni abbandonati, privi di servizi idrici ed elettrici.
Nessuna forma di telecomunicazione. Solo la sua tenacia, insieme a quella di tanti contadini, ha permesso lo sviluppo agricolo di queste terre, che raggiunse il culmine negli anni settanta, quando la centrale del latte e il caseificio erano nel pieno della produttività”.
Ed è vero. Grazie alla coesione e al lavoro delle comunità rurali tutto il territorio di Testa di Lepre sembrò rifiorire: vennero costruite decine di case coloniche, con stalle, porcili, pollai e letamai. Le case avevano rafforzato il legame con la terra, mentre la coesione sociale veniva garantita dalla presenza del borgo rurale, un piccolo centro di aggregazione, dove la presenza della chiesa, della scuola e della piazza offriva spunti alla vita comunitaria. Era l’epoca dei circoli giovanili e nel 1958 in quello di Testa di Lepre venne inaugurato un televisore. C’erano le feste della trebbiatura, il “Centro mobile di lettura”, un camioncino-biblioteca dotato di più di duemila volumi che raggiungeva i borghi rurali e prestava libri agli assegnatari, l’Ente Maremma organizzava corsi di agronomia e promuoveva la nascita delle cooperative. Nel 1960 circa un nono del latte che si consumava quotidianamente nella Capitale era fornito dalla centrale del latte testaleprina.
Alcune cooperative si specializzarono nella macellazione della carne – ancora oggi fiore all’occhiello di questa parte del Comune - aprendo piccoli mattatoi e partecipando a rassegne e mercati zootecnici. E la storia potrebbe concludersi qui, con un –meritato – lieto fine. Ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo continuare.
“Quando subentrò il regime comunitario della distribuzione delle quote latte – prosegue Fabrizio – la nostra azienda entrò in crisi. Producevamo 1.200 litri di latte
Siamo rimasti con una piccola quota di produzione, ma in seguito, ad aggravare una situazione di per sé già difficile, sono subentrate alcune rigide norme igienico sanitarie che, seppur giuste nei fatti, hanno dato spazio sul mercato alla concorrenza sleale di prodotti provenienti da altri paesi, con regole sanitarie diverse e costi di produzione inferiori. Nel 2008 chiudemmo la stalla, per evitare la bancarotta”.
Parole amare quelle di Fabrizio, che raccontano una storia non diversa da tante altre storie economiche del nostro territorio. Anche se si fa un gran parlare di prodotti a km zero, di valorizzazione dell’economia locale, di filiera corta e di rapporto diretto tra produttore e consumatore, mancano i fondi e le iniziative a sostegno di un settore sempre più in crisi.
Molti altri allevatori locali sono stati costretti a compiere scelte simili, a chiudere o a ridimensionare le proprie aziende, colpiti non solo nell’economia, ma soprattutto nell’orgoglio di chi fa questo mestiere con una passione innata che, oltre del guadagno, si alimenta del piacere di produrre per la propria comunità un prodotto sano e di qualità.
Un prodotto che costituisce – questo sì – quella vera ricchezza da conservare e preservare per le future generazioni. Al giorno, siamo dovuti scendere fino a 100. Avevamo i vincoli di eccedenza sulla produzione, in pratica un vero e proprio blocco economico. Abbiamo tenuto duro per una decina di anni, poi siamo stati costretti a vendere la nostra quota ad una latteria in provincia di Cremona, dove l’amministrazione comunale dell’epoca aiutava gli agricoltori locali all’acquisto delle quote con un basso tasso di interesse.

QUEL LATTE CINESE MALDIGERITOIl sindaco Montino è appena tornato dalle Cina. Il perché di questo viaggio a Pechino? Sembrerebbe che alcune aziende dell’Asia orientale siano interessate ad acquistare il latte locale, in modo particolare quello prodotto dagli allevatori di Testa di Lepre, per farne latte in polvere. Il viaggio del primo cittadino avrebbe quindi lo scopo di verificare la fattibilità di questo accordo commerciale.  C’è chi incrocia le dita e spera che questo accordo sia il volano per risollevare l’economia locale e c’è chi - e sono i più – non ne vuole proprio sapere di vendersi allo straniero e intende preservare le eccellenze del territorio.  Per gli allevatori messi in ginocchio dal prezzo irrisorio del latte, la soluzione per il rilancio del settore non sarebbe, infatti, il ‘guadagno facile’ dell’esportazione del latte in polvere – che minaccerebbe oltretutto la parallela industria di prodotti caseari - ma un politica di investimenti, di aiuti finanziari, di sgravi fiscali per favorire la commercializzazione del prodotto a km zero, in market comunali, senza l’aggravio degli intermediari.  Forse del latte made in china, munto dietro casa.
LA NUOVA LEGGE REGIONALE - Proprio in questi giorni la Regione Lazio ha approvato, all’unanimità, la legge sulla ‘filiera corta’, un testo che mira a valorizzare i punti di eccellenza del territorio, tutelando la biodiversità e il rispetto dell’ambiente, in un periodo in cui i consumatori si fanno più attenti e consapevoli, la filiera corta potrebbe trasformarsi in una settore strategico per il rilancio dell’agricoltura locale.

 

Il Pecorino Romano nella bufera. E' crisi tra Lazio e Sardegna.

Si chiama «Pecorino romano Dop» eppure viene prodotto per il 97% in Sardegna. Non solo, può sembrare una banalità ma è quantomeno curioso che la sede del Consorzio del pecorino romano si trovi a Macomer, in provincia di Nuoro.
«Una volta era a Roma», dicono dal Consorzio, che su tutto il resto della vicenda si trincera dietro un «no comment». Perché ormai si sta consumando una vera e propria battaglia tra il Lazio e la Sardegna con la Coldiretti regionale che chiede al Ministro delle politiche agricole di istituire la nuova Dop del cacio romano. Se la richiesta passasse si avrebbero a questo punto due dop di pecorino, una sarda e una romana. «Ma almeno – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – avremmo finalmente una filiera autenticamente nostrana e autonoma dalla produzione sarda».
La richiesta non è nuova, in verità, ha radici antiche ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, per Granieri, è stata la dichiarazione del Consorzio riguardo il surplus produttivo di pecorino per l’anno 2016 pari al 30% quando, incalza Granieri, «abbiamo scoperto in realtà che il surplus è di appena il 10%». Questo gap tra quanto dichiarato e quanto effettivamente è stato l’eccesso di produzione avrebbe, secondo la tesi della Coldiretti, comunque ridotto il prezzo del latte penalizzando soprattutto il Lazio, in quanto sarebbero andati in fumo decine di milioni di euro di ricavi per allevatori e trasformatori romani.
E il Consorzio cosa risponde? Al momento la linea è quella di non non dichiarare nulla: «Il presidente è fuori Roma, quando e se riterrà, risponderà», ci dicono telefonicamente. Intanto il danno è fatto secondo la Coldiretti. Il sistema del latte ovino laziale, ricorda Granieri «è costituito da 3.000 allevamenti specializzati con una consistenza di 750mila capi e 359 imprese di trasformazione, di cui soltanto 3 accreditate a produrre pecorino romano Dop: numeri che certificano la subalternità del Lazio rispetto alla Sardegna, dove da sempre si fanno le scelte strategiche del comparto».
Non è una dichiarazione di guerra nei confronti dei sardi, ci tiene a sottolineare il presidente Coldiretti, piuttosto una richiesta legittima al ministro delle Politiche agricole soprattutto dopo le segnalazioni di sequestri di formaggi etichettati con la qualifica pecorino, peraltro denunciate dall’assessore regionale all’Agricoltura, Carlo Hausman, perché ritenuti lesivi della Dop, mentre si tratterebbe di marchi registrati, come la Caciotta Romana, che fanno da sempre parte del paniere dei prodotti tipici locali. Proprio una Dop sul cacio romano potrebbe essere il modo per restituire unicità alla produzione romana. Ma Granieri non si ferma qui: «Appare evidente che il Consorzio di tutela del pecorino romano Dop sia almeno distratto rispetto alle esigenze di tutela dei produttori laziali. Pensiamo ci siano gli estremi perché l’Antitrust disponga verifiche sulla correttezza delle comunicazioni dei quantitativi di latte e avvii controlli sulla correttezza dell’operato del Consorzio».
Intanto proprio il pecorino conquista la medaglia d’oro dei prodotti italiani all’estero nel 2015. Sarà anche per questo che è tra i prodotti più imitati e copiati. L’ultima analisi della Coldiretti conferma un balzo delle vendite del 23% sui mercati stranieri. A far la parte del leone sono gli Stati Uniti, che col +28% sono il principale mercato di sbocco del pecorino italiano. I numeri sono altrettanto positivi in Europa, con Gran Bretagna e Francia che vedono crescere le vendite del prodotto, rispettivamente, del 22% e 16%.
Numeri da pesare diversamente quelli relativi a due Paesi orientali: in Giappone si registra un incremento del 9%, importante vista la particolarità del mercato del levante, mentre in Cina siamo addirittura al 500%, ma va tenuto conto delle quantità ancora limitate. Una situazione che potrebbe anche migliorare con una più efficace azione di contrasto alle imitazioni, invocata dalla Coldiretti. Per dare un ordine di grandezza del problema, nei soli Stati Uniti si producono ogni anno oltre 20 chili di pecorino Romano e similari ottenuti non con latte di pecora. Le ottime performance del pecorino hanno riflessi postiti anche sull’occupazione. Coldiretti stima che circa duemila giovani abbiamo scelto come settore di lavoro quello della pastorizia, non solo tra chi ha deciso di continuare l’attività di famiglia, ma anche tra i tanti in cerca di una occupazione alternativa in un settore che, più che con la crisi, è alle prese con inefficienze e ritardi della burocrazia.
Criticità comuni all’intero agroalimentare made in Italy che, anche grazie all’aumento delle esportazioni di pecorino, nel 2015 è cresciuto del 7% fino a raggiungere il record di 36 miliardi di euro.
Fonte: iltempo.it

mercoledì 19 ottobre 2016

In Campidoglio il futuro delle Botticelle. 100 anni di storia tra polemiche, commissioni e fondo cassa...



tera della Feder Fida alla sindaca Raggi
  I
  
Non ancora conclusa l'emergenza del canile Muratella, "frutto della pessima gestione dell' A.V.C.P.P. (Associazione Volontari Canili Porta Portese) la quale, come tutti sanno, costava a noi romani 4 milioni di euro all'anno. Soldi che, per il 20% andavano nelle ciotole degli animali, ed il resto nelle tasche dei 120 dipendenti! Uno scandaloso scambio di voti in nome degli animali che, fortunatamente, si è interrotto"(queste le parole del Presidente Feder F.I.D.A) che per la Sindaca Raggi si ripropone l'annoso problema delle Botticelle, caldeggiato da Associazioni e movimenti Animalisti motivati soprattutto dall'aspettativa di qualche manciata di tessere in più e propaganda comunque a buon prezzo....
Sembrano lontani i tempi in cui l'Assemblea Capitolina (2010) provava a mitigare lo scontro tra il fronte del "NO a prescindere" ed i Vetturini Romani a colpi di delibere e regolamenti come quelli delle tariffe del servizio botticelle....45 euro per i primi trenta minuti e per i percorsi di durata superiore una maggiorazione di 1,5 euro al minuto...Bei tempi, quelli, quando le Botticelle erano una risorsa...con il tassametro!
Nel 2014 arrivano i consiglieri del M5S a traghettare il "Fronte del NO" in assemblea capitolina che però respingeva la mozione presentata dal Gruppo Consiliare dei pentastellati relativa all'abolizione delle botticelle romane. Determinanti il voto contrario del PD, l’astensione di SEL e le assenze di alcuni consiglieri tra cui la consigliera Virginia Raggi (oggi Sindaca della capitale).Su 27 votanti soltanto 7 i voti favorevoli: Roberto Cantiani (Gruppo Misto Roma Capitale), Ignazio Cozzoli Poli (Alleanza Popolare Nazionale – Alemanno Roma Capitale), Gianluigi De Paolo (Alemanno – Cittadini per Roma), Marcello De Vito (M5S), Daniele Frongia (M5S), Enrico Stefàno (M5S), Luca Giansanti (Marino Sindaco – Lista Civica).
15 i voti contrari: Valeria Baglio (PD), Erica Battaglia (PD), Mirko Coratti (PD), Francesco D'Ausilio (PD), Alfredo Ferrari (PD), Marco Palumbo (PD), Fabrizio Panecaldo (PD), Giovanni Paris (PD), Ilaria Piccolo (PD), Maurizio Policastro (PD), Antonio Stampete (PD), Giulia Tempesta (PD), Daniela Tiburzi (PD), Massimo Caprari  (Centro Democratico), Svetlana Celli  (Lista Civica Marino Sindaco).
5 gli astenuti tra cui i consiglieri Franco Marino (Lista Civica Marino Sindaco), Dario Nanni (PD) e tre dei quattro consiglieri di Sinistra Ecologia e Libertà Gemma Azuni, Gianluca Peciola, Annamaria Proietti Cesaretti. Fra gli assenti, di vari gruppi, i consiglieri Raggi, Rossin, Marchini e Onorato (contrari alle botticelle).
Siamo giunti così all'Ottobre 2016. Virginia Raggi è la Sindaca della Capitale d'Italia e vige un regolamento che regola appunto l'utilizzo delle botticelle. Le dichiarazioni dell'assessora Muraro: "Prenderemo una decisione storica, via le botticelle" di certo non suonano nuove agli addetti ai lavori...
Il rappresentante dei Vetturini Romani (aderenti a FederFauna), Angelo Sed, ci tiene e precisare che: "Tutto quello che ci hanno sempre chiesto lo abbiamo fatto. Volevano le targhe? Le abbiamo messe. Ci hanno imposto degli stop ad orari? Lo abbiamo fatto. Ma che male facciamo noi alla città? Siamo davvero noi il problema di Roma?". E ancora: "Noi siamo 41 vetturini, 82 cavalli. Ci vogliono spostare agli stalli di Villa Borghese? Ne hanno realizzati 67. E gli altri cavalli?". Poi conclude: "Ma i nostri cavalli che differenza hanno con quelli della Polizia di Stato che alle14 transitano a via dei Fori Imperiali o quelli dei Carabinieri. Vogliono cancellare le botticelle? Si assumeranno la responsabilità di cancellare 100 anni di storia".
Come dargli torto? Prima il tassametro, poi le targhe, poi la riduzione degli orari, poi una commissione di medici con l'incarico di prendersi cura dei cavalli, per soccorrere quelli in difficoltà e per prevenire i malori da affaticamento. Un equipe di soccorso e assistenza che passa da un medico veterinario a tre: un veterinario della Asl, un ufficiale medico veterinario dei Carabinieri scelto dal Comune e uno deciso dai vetturini in modo che le visite siano il più possibile trasparenti. Visite bimestrali per stabilire se possano sostenere gli onerosi ritmi estivi e sottoposti ad analisi del sangue, radiografie, ed elettrocardiogramma. Ma non finisce qui. C'è anche la cosiddetta “horse ambulance” (prestata al Comune dai Carabinieri a cavallo di Tor di Quinto per un affitto di 2mila 400 euro annui) e dotata di un argano a fasce atraumatico per sollevare il cavallo, un defibrillatore, un monitor ecografico e una vasta gamma di farmaci. Il mezzo trasporterà poi d’urgenza l’animale al pronto soccorso della caserma di Tor di Quinto.(fonte roma.corriere.it)
Le Botticelle Romane allora non rappresentano il "marcio" di Roma ma una tradizione storica ed una risorsa da tutelare in termini sia occupazionali che sociali, peraltro garantiti da controlli mirati e oltretutto ben regolamentati.
Le pagine oscure di cronaca relative alle stalle di villa Borghese (in alternativa a quelle di Testaccio), volute dalle precedenti amministrazioni comunali, e costate circa 1.300.000 euro, sanno molto di "vecchio", nessuna novità anche perchè non sono ancora utilizzate per carenza degli standar minimi di sicurezza e benessere..e c'è chi allora propone di destinarle agli allevatori delle zone terremotate...
FEDERFAUNA resta a fianco dei Vetturini Romani e di tutti gli Allevatori che, soprattutto in questo momento di forte criticità economica, riescono concretamente a tutelare gli animali difendendo le loro molteplici funzioni per l'uomo, le attivita' tradizionali ad essi connesse e l'economia e l'occupazione che essi producono. Perche' chi lavora con gli animali e' il primo ad avere a cuore il loro benessere.

martedì 11 ottobre 2016

Usi Civici. All'Agraria di Gallicano nel Lazio sta per arrivare il PIano Anticorruzione..

Con Delibera di Giunta Esecutiva n° 34 del 14.09.2016 l'Università Agraria di Gallicano nel Lazio, nelle more della L. 190/2012 "Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica Amministrazione" nonchè del D.Lgs. 33/2013 il quale stabilisce che: "Ai fini del presente decreto per "pubbliche Amministrazioni" si intendono tutte le amministrazioni di cui all'art. 1, comma2, del decreto legislativo 30 marzo 2001 n. 165 e s.m.i.......", ha provveduto alla nomina del responsabile della prevenzione e corruzione nella persona del Segretario dell'Ente, la dott.ssa Daniela Glonfoni, che già in passato ha ricoperto la carica di Segretario Comunale di Gallicano nel Lazio.
Una nomina, quella del responsabile della corruzione, che arriva dopo anni di assoluto silenzio e cmq, come viene espressamente citato nella delibera: "verificato che l'Ente non ha ottemperato a quanto previsto dalla suddetta normativa per cui nel tempo non si è dotato di un codice di comportamento integrativo e non ha adottato un piano di prevenzione della corruzione e trasparenza, non ha provveduto alla creazione di un apposita sezione sul sito internet istituzionale (CHE NON ESISTE, ndr) da destinare all'amministrazione trasparente."
Nulla di che meravigliarsi se consideriamo che come comunicato per ben TRE VOLTE dalla Regione Lazio al Sindaco del paesino prenestino, ai sensi del combinato disposto di cui all'art. 78 del DPR 616/1977 e dell'art. 37 della L.R. 14/1999, il Primo Cittadino avrebbe dovuto vigilare sulla buona e regolare gestione dell'Ente Agrario e, nel caso di evidenti criticità, segnalare prontamente agli organi di controllo ogni situazione poco chiara al fine di ristabilire il regolare andamento amministrativo. 
Vedremo nei prossimi giorni come evolverà la situazione in vista del prossimo aggiornamento della Lista degli Utenti (prevista per la fine del corrente mese) e (anche se non ancora confermata) la surroga di un consigliere di maggioranza dell'U.A che sembrerebbe aver abbandonato repentinamente le stanze dei bottoni.
 "Ognuno per sé e Dio per tutti" recitava un vecchio proverbio...


SOSTENIAMO GLI AGRICOLTORI DELLE ZONE TERREMOTATE.

Come già anticipato da qualche settimana, FEDERFAUNA LAZIO ha raccolto le segnalazioni e le richieste di collaborazione da parte degli Agricoltori e Allevatori delle zone terremotate del Reatino.
In particolare vogliamo oggi  segnalare l'opportunità di contribuire al sostentamento di un Azienda Agricola che produce da anni le rinomate Patate di Amatrice (a pasta Rossa o Gialla) attualmente in fase di raccolto e pronte per la consegna dalla settimana prossima.

Per avere info sui prezzi, disponibilità e modalità di ritiro è consigliabile inviare una mail a:
lazio@federfauna.org

martedì 4 ottobre 2016

REGIONE LAZIO. TANTI SPOT MA LO SPORTELLO AGRICOLO DI ZONA TERRACINA RESTA CHIUSO...

Era il 30 luglio 2014 quando la Regione Lazio annuncia l’apertura di una sezione distaccata della Casa dell’agricoltura a Terracina.
“L’Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Carlo Hausmann, e il direttore all’Agricoltura, Roberto Ottaviani – recita una nota stampa della giunta Zingaretti -, hanno incontrato stamattina i rappresentanti del Comune di Terracina per parlare della riapertura di uno Sportello Agricolo di Zona. L’amministrazione comunale di Terracina ha messo a disposizione in comodato d’uso gratuito dei locali presso la località di Borgo Hermada, in piazza IV Novembre, nel plesso ospitante gli uffici comunali Uma e Agricoltura.
"Ci troviamo di fronte ad un altro esempio di buona politica e di buongoverno”, ha dichiarato il candidato sindaco Alessandro Di Tommaso a proposito del via libera della Regione all’apertura di una sezione distaccata a Terracina della Casa dell’Agricoltura per i servizi di informazione, Psr e Feamp (Programma di sviluppo rurale e Fondo europeo affari marittimi pesca).
Dopo la sospensione dell’autorizzazione dell’impianto di mitilicoltura, la giunta Zingaretti ha dimostrato di sapere porsi al fianco dell’imprenditoria locale rispondendo alle sue necessità sia in campo agricolo che del turismo e della pesca e tutelando anche l’ambiente.
Così riportava il sito www.latinacorriere.it evidenziando l'impegno politico della Giunta Zingaretti nei confronti di un settore fortemente in crisi come quello Agricolo e Zootecnico.
Oggi 4 Ottobre 2016 arriva in Consiglio Regionale l'interrogazione a firma del consigliere Giuseppe Simeone (Pdl-FI) con la quale si interroga appunto il governatore Zingaretti sulla mancata riapertura dello sportello Agricolo di Zona Terracina.
Aumentano i disservizi per gli agricoltori e gli allevatori dell'Agro Pontino, che nonostante le rassicurazioni verbali di ben due Assessori Regionali (Ricci e Hausmann) , si vedono ancora oggi privati di un servizio fondamentale per le aziende che operano in un settore primario nella provincia di Lationa e del Lazio.
Lo Sportello Agricolo di Zona serve un territorio che comprende i comuni di Terracina, Pontinia, San Felice Circeo Sabaudia e l'intera Area dei Monti Lepini. In cifre stiamo parlandi di 50 cooperative ortofrutticole, 100 azinen de vivaistiche , frantoi, industrie vitivinicole e caseifici.
Insomma un altra bella grana per un Assessorato che da circa due anni deve ancora chiarire in maniera definitiva la posizione in merito alla gestione delle terre di Uso Civico da parte delle Università Agrarie del Lazio.
Mille difficoltà per una Regione Lazio che tra uno spot e l'altro rassicura gli agricoltori e poi li lascia al loro triste destino...

lunedì 3 ottobre 2016

FEDERFAUNA INFORMA E' ON LINE....

IN QUESTO NUMERO (SFOGLIA):

Animalista'' non e' ''amante degli animali'', lo conferma l'Accademia della Crusca

Latte, Legramandi: bene iniziative locali allevatori, ma solo uniti si vince 

 Filosofia Rurale: La definizione di ''animalismo'' va cambiata

Unaitalia, avicoltura ridotto 40% farmaci in allevamento

Lecco: Manifestazioni zootecniche, Affluenza record e tanti giovani

e tanto altro ancora...