Gran Sasso, Velino, Sirente: sono le tre
montagne del comprensorio aquilano interessate da due futuribili
progetti di sviluppo turistico, centrati però su principi opposti. Da un
lato il restringimento dei vincoli naturalistici, dall’altro la loro
estensione.
Infatti, per quello che concerne la zona circostante il più alto
massiccio della catena apppenninica, da tempo il comitato #SaveGranSasso
si sta spendendo per arrivare all’indizione di un referendum consultivo
che abbia come scopo, tra le altre cose, la riperimetrazione del
Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga e la riduzione delle zone gravate dal vincolo SIC (Sito di Interesse Comunitario) e ZPS (Zona di Protezione Speciale).
In termini più semplici allentare i vincoli dovrebbe servire, secondo il
Comitato referendario, a dare una svolta in termini di sviluppo
turistico ed infrastrutturale del territorio di riferimento.
Una corsa, quella di #SaveGranSasso, che aveva rischiato di bloccarsi a
novembre scorso: “lo stop ce lo impose il Consiglio Superiore della
Magistratura – ricorda
Luigi Faccia, coordinatore di
#SaveGranSasso – non dando l’autorizzazione ad un membro del Tribunale
affinchè entrasse nel Comitato dei Garanti, di cui facevano parte anche
il Difensore Civico Regionale ed il Segretario Generale del Comune di
L’Aquila”.
A febbraio, però, l’impasse si è sbloccata con l’ingresso sostituitivo di un rappresentante regionale dell’Avvocatura di Stato.
“Da ultime notizie che ho – dichiara ancora Faccia – sono partite le
convocazioni per i componenti del Comitato dei Garanti e credo che entro
fine mese l’organismo dovrebbe decidere sull’ammissibilità dei quesiti
referendari”.
A quel punto, ci saranno 90 giorni di tempo per raccogliere le
cinquemila firme necessarie a presentare la domanda di referendum.
Un passaggio che, però, potrebbe anche essere bypassato qualora, come
proposto dal Capogruppo civico di Forza Italia Guido Liris, tre quinti
dei Consiglieri comunali (ossia 18) firmassero a favore del referendum.
“Non credo ci siano i numeri – chiosa Faccia – ma, d’altro canto, credo
che un’eventuale raccolta delle cinquemila firme necessarie possa dare
ancora più forza alle nostre istanze. Se poi non ci riusciremo –
conclude – non ci fasceremo la testa, ma prenderemo atto che questa
città non vivrà di turismo”.
Da un’idea di turismo, ad un’altra: quella che, Aensata
dall’associazione “Appennino Ecosistema”, prevedrebbe il potenziamento
dell’attuale Area Protetta Regionale Velino-Sirente e la sua
trasformazione in Parco Nazionale.
Dal punto di vista del territorio, l’eventuale nuovo Parco Nazionale si
andrebbe a giovare di un’estensione raddoppiata rispetto a quella
attuale – 100mila ettari contro 50mila – e che abbraccerebbe anche una
fetta del vicino Lazio, ossia la Riserva della Duchessa situata nel
Comune reatino di Borgorose.
Scendendo nel dettaglio, tra le 25 Amministrazioni Civiche con cui
“Appennino Ecosistema” ha già avviato i contatti per capire presa e
fattibilità del progetto c’è anche il Comune di L’Aquila, che vi
ricadrebbe all’interno per circa duemila ettari di territorio, “tutti
situati – dice il Presidente
Bruno Petriccione – nella
sua zona più a nord ovest, quella che va da tre chilometri a monte di
Roio Piano fino alle creste di Monte Cefalone e Monte Ocre, ad
un’altitudine di 2200 metri”.
“Duemila ettari – approfondisce il Presidente di “Appennino Ecosistema” –
vorrebbe dire il 2% del futuro Parco Nazionale: non è molto, ma queste
sono aree importanti in quanto vi trovano posto ecosistemi d’alta quota i
quali, oltre ad essere i più sensibili ed i più ricchi di biodiversità,
vanno a comporre l’ambiente naturale generale del massiccio
Velino-Sirente”.
Ma quale è l’effettivo stato dell’arte del Progetto-Parco, e, oltre ciò,
gli sviluppi di medio/lungo periodo? “Abbiamo avviato i contatti con i
Comuni – spiega Petriccione – tre hanno già aderito, mentre altre otto
si sono dette interessate a discutere di questa possibilità; superato il
livello locale – continua – ci si dovrà confrontare con gli Enti
Regionali e, se supereremo anche quel passaggio, potremo inoltrare
proposta formale al Ministero per l’Ambiente il quale, a norma della
Legge Quadro sulle aree protette, avrà la facoltà di emanare un Decreto
ed istituire un Parco Nazionale i cui confini – conclude – sarebbero
basati su criteri scientifici e non, invece, decisi per questioni di
convenienza politica”.
Vantaggi? Secondo Petriccione, tanti: “Si potrà attirare una promozione
pubblicitaria su larga scala ed attirare sul territorio di riferimento
moltissimi appassionati di turismo naturalistico; proporremo un modello
alternativo basato sull’armonia tra ecosistemi e vita umana”.