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REGIONE LAZIO. Disposizioni integrative per la gestione della pesca sportiva e dilettantistica nelle acque interne per l'anno 2024 - CACCIA AL CINGHIALE. DOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA EDIZIONE TORNA LA "GRANDE BATTUTA AL CINGHIALE" NELLA RISERVA DI PISCIN DI POLVERE DOMENICA 17 MARZO 2024- CONFAVI LAZIO, CONTINUA CON GRANDI ADESIONI IL TESSERAMENTO CACCIA 2024 - SCRIVICI PER RICEVERE LA POLIZZA ASSICURATIVA PIU' VANTAGGIOSA -

lunedì 30 maggio 2016

Prima Tappa Campionato Regionale Lazio cross Country e Derby. L'Asd Ponylandia/FederFauna sorprende...e si diverte!


Si è svolta Domenica 29 maggio la Prima tappa di Cross e Derby Country  del Campionato Regionale Lazi presso la scuderia asd Borghesiana.
Le categorie Cross in gara sono state: avviamento A, avviamento B, cat. F oltre quelle di derby previste.
Il Cross Country e’ una disciplina appassionante che rappresenta uno dei tanti aspetti dell’equitazione di campagna. 
La Fitetrec Ante ha creato e regolamentato il cross rendendolo una disciplina che porta il cavallo nel suo ambiente naturale. 
Le gare vengono effettuate in ampi spazi verdi con ostacoli naturali, che gratificano il cavallo inserendolo nel suo ambiente naturale e stimolano anche il cavaliere a “calarsi” nella natura.
Lo scopo di questa disciplina è di superare, rispettando una cadenza prescritta o in velocita’, gli ostacoli organizzati lungo un percorso di campagna. Il Cross Country è l’espressione del binomio: cavallo-cavaliere, nel rappresentare l’unione, del coraggio e dall’assoluta fiducia reciproca.
Il Country Derby è una disciplina che si svolge su terreno in piano e su terreno vario ed impegna il cavaliere con il cavallo negli aiuti alle tre andature. Nasce con delle finalità specifiche. Poter essere svolta all’interno delle strutture dei centri ippici, senza avere la necessità di grandi spazi, mantenendo dei costi contenuti e diventando quindi annoverabile come scelta sportiva da parte di atleti di tutte le età.
Per l'Asd Ponylandia/FederFauna di Gallicano nel Lazio in campo gara sono scese: Francesca Romana Cancellieri su Alba Saura, Milena Bonanni su Porporina, Elisa Mancini su Chicca, Beatrice Ciamei su Pisolo e Beatrice Fratini su Grace.
A tutte le atlete in gara, all'istruttrice Daniela Bonanni vanno i nostri complimenti per la bellissima prestazione sportiva e l'impegno dimostrato in gara.
Una giornata quindi all'insegna dell'equitazione e del sano divertimento con numerose Scuderie del Lazio presenti a contendersi i premi messi in palio dall'instancabile Roberto Catena dell'ASD Borghesiana a cui vanno i nostri complimenti per l'organizzazione dell'evento e per la cordialità dimostrata.

Appuntamento al 19 giugno con la Seconda Tappa del Campionato Regionale presso l'Asd Vejo Trac, a Formello.




GUARDA DI SEGUITO LE NOSTRE
GARE 2016










venerdì 27 maggio 2016

L'AGENDA di FEDERFAUNA e SVI LAZIO

I vegani “una moda estrema". A Roma e nel Lazio vincono i carnivori

crozza vegano

“A Roma e nel Lazio le mode alimentari estreme, che altrove in Italia hanno fatto facile proselitismo, non hanno attecchito. Il consumo di carne, vuoi per fattori culturali, vuoi per il radicamento di una forte tradizione carnivora, si mantiene stabile”. 
“Il vero problema è un altro e sta nel rapporto tra i quantitativi di produzione nazionale e quelli importati. In Italia produciamo il 60% della carne che consumiamo, percentuale che nel Lazio – rileva Granieri – scende sotto il 50” (fonte Aral). Nella nostra regione si contano (dicembre 2015) 10.591 allevamenti bovini rispetto agli 11.056 del 2012 (con un saldo negativo di 465 unità). Nel triennio hanno chiuso 515 stalle a orientamento produttivo misto (latte e carne), 112 che producevano solo latte, ma sono nati 162 nuovi allevamenti specializzati nella carne. Saldo positivo, sempre su base regionale, per gli allevamenti suini. Nel Lazio sono 5.281 (dicembre 2015) a fronte dei 4.729 censiti alla fine del 2012, con un saldo attivo di 552 unità. Nel triennio hanno aperto 97 nuovi allevamenti suini da riproduzione e altri 15 da ingrasso. Ma il dato più eclatante sono i nuovi 448 allevamenti di maiali a uso familiare e consumo domestico, che salgono dai 3.860 del 2012 ai 4.308 del 2015. In leggera crescita gli allevamenti professionali di polli, tacchini e galline. Crolla la filiera degli ovini da carne (con gli allevamenti passati in 3 anni da 3.698 a 3.284, perdita compensata però dal successo della filiera del latte). La zootecnia da carne ha un peso enorme sull’economia agricola laziale. I quasi 20.000 allevamenti sparsi sul territorio si traducono in una forza lavoro stimata intorno alle 33.000 unità.

martedì 24 maggio 2016

La Proposta del Parco Nazionale Velino Sirente (Abruzzo) e la Riserva Naturale Montagne della Duchessa (Lazio). Quale futuro?


 

Parchi e vincoli, torna lo scontro. Referendum in vista...

Nell’Aquilano gravitano due Parchi: quello nazionale Gran Sasso e Monti della Laga e quello regionale Velino-Sirente. Per il primo presto partirà una raccolta di firme per un referendum sulla riperimetrazione dell’area protetta e la riduzione dei siti di interesse comunitario e a protezione speciale. Sul Velino-Sirente è invece in corso un confronto duro fra i sindaci dei Comuni ricompresi nel Parco e gli ambientalisti con la Regione a mediare anche se, da quanto si è capito, propende più per le posizioni dei primi cittadini.
Il sindaco di Fagnano Alto, Francesco D’Amore, in una nota spiega qual è la posta in gioco: «Dopo una serie di incontri con l’assessore, il direttore, la commissaria del Parco regionale e i 22 sindaci è stato sottoscritto un documento, condiviso, con dentro la proposta di riforma comprensiva della parte strutturale e della rimodulazione del territorio. Infatti alcuni Comuni hanno proposto una riduzione dei confini, altri un ampliamento e altri li hanno lasciati invariati. Parliamo di una riduzione di circa 4.000 ettari a fronte dei 54.000 ettari che è la totale superficie del Parco». Di contro gli ambientalisti non mollano di un centimetro e ribadiscono in una nota che «per rendere il Parco Velino-Sirente realmente operativo occorre l’immediata approvazione del Piano del Parco e non l’ennesima legge di riordino (che sarebbe la quarta dalla sua istituzione). Infatti la zonazione prevista dal Piano avrebbe potuto lanciare una gestione del territorio scientificamente fondata ed adeguata da un lato alle sue qualità ecologiche e dall’altro alle attività umane con queste compatibili. L’adozione formale del Piano del Parco sarebbe già dovuta avvenire da oltre vent’anni, secondo le procedure previste dalle tre precedenti leggi, mai attuate, che ne prevedevano l’entrata in vigore entro 6 mesi (nel 1989), entro 18 mesi (nel 2000) ed entro 18 mesi (nel 2011), nonché la possibilità di esercitare i poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale». Nei giorni scorsi sempre gli ambientalisti avevano lanciato l’idea di trasformare il Velino Sirente da parco regionale a parco nazionale, probabilmente per sganciarlo da logiche localistiche.
In ballo naturalmente non ci sono solo due diverse filosofie su ambiente e territorio. Ci sono interessi concreti: per esempio la possibilità di esercitare la caccia in alcune aree oggi precluse, il collegamento fra gli impianti di sci di Campo Felice e Ovindoli (che dovrebbe completare il progetto avviato con la realizzazione della galleria), la creazione di un sistema ricettivo in grado di armonizzarsi con l’impiantistica per lo sci. L’ex presidente del Parco regionale Simone Angelosante chiede «che per riavvicinare il Parco alle popolazioni locali, nella modifica della legge istitutiva vengano inserite norme finanziarie che prevedano una defiscalizzazione delle accise regionali su gas da riscaldamento
e su bolli auto per i cittadini residenti nei Comuni all’interno dell’area protetta. Queste azioni favorirebbero una maggiore concordia tra popolazioni locali e Parco con il risultato finale di una sinergia che non può che favorire la tutela ambientale».
 

lunedì 23 maggio 2016

Lucoli rifiuta l’ingresso nel Parco Velino Sirente, il sindaco avvia una consultazione popolare

Comune LucoliLucoli. Presso la sede municipale di Lucoli una delegazione composta da cittadini Lucolani e non, tutti fruitori della montagna e del territorio, e da operatori economici, avendo avuto notizia di una proposta di istituzione del  parco Nazionale Velino Sirente  e dell’inserimento nello stesso parco di una gran parte del territorio del comune di Lucoli, ha incontrato il sindaco Gianluca Marrocchi per discutere sulle criticità dovute dall’ingresso nel parco. In un clima di sereno e costruttivo confronto sono state analizzate e dibattute le problematiche derivanti  dall’apposizione del regime vincolistico dovuto all’istituzione del parco Nazionale. La delegazione ha ribadito quanto già deciso con una deliberazione del Consiglio Comunale, risalente agli anni 80, in merito all’adesione al parco Regionale Velino Sirente ossia che il territorio Lucolano, in virtù delle particolari attenzioni da parte dell’Amministrazione Comunale e della popolazione si è mantenuto integro e naturalisticamente interessante nel corso dei secoli, nonostante le tradizionali attività umane, e che il regime vincolistico vigente (Sito di Interesse Comunitario) non richiede l’avvento di istituzioni sovra ordinate all’Amministrazione Comunale. È stato inoltre valutato l’impatto di un parco Nazionale sulla possibilità di sviluppo dell’area turistica di Campo Felice (oggetto di finanziamento nel programma del Masterplan) anche alla luce dei recenti avvenimenti relativi alla funivia del Gran Sasso che hanno portato ad una cospicua raccolta di firme per l’uscita dei territori di Assergi dal parco Nazionale del Gran Sasso. Durante la discussione è stata ribadita la necessità  delle strutture turistiche al fine di garantire e potenziare il livello occupazionale della popolazione Lucolana e dell’intero comprensorio. Il territorio che il comune di Lucoli andrebbe a mettere a disposizione dell’ipotetico parco Nazionale è, quanto a superficie e tipologia, ben maggiore di quello richiesto ad altri comuni e pertanto maggiori sono i vincoli imposti alla popolazione. In considerazione della validità delle motivazioni addotte dalla delegazione di cittadini è stato chiesto al sindaco di pronunciarsi in merito alla volontà dell’Amministrazione Comunale di aderire alla proposta di parco Nazionale. Il primo cittadino ha dichiarato pubblicamente che, stante la gravità della decisione e l’irreversibilità di una eventuale scelta di adesione al parco, si pronuncerà solo dopo una consultazione popolare.


venerdì 20 maggio 2016

Nuovo referente FEDERFAUNA per i comuni della provincia di Rieti

Gabriele Francia è il nuovo referente FederFauna per i comuni Reatini.

Agrotecnico, ha collaborato con i guardia parco nella Riserva Naturale Regionale "Montagne della Duchessa" dove ha partecipato ai corsi sul PATOM (Piano d'Azione per la Tutela dell'Orso Marsicano) e del censimento tramite Bramito.
Appassionato tartufaio (e dei cani per la ricerca del medesimo), esperto sulla fauna ittica presente sul territorio Cicolano, e canaio  presso la squadra cinghialai di Corvaro 113 è menbro attivo del Sindacato Venatorio Italiano nella provincia di Rieti. Si occupa, su deleghe di associazioni  venatorie, al ripopolamento  della fauna selvatica nel territorio dell'ATC RI2 .
A Gabriele Francia giunga il nostro benvenuto nella squadra di FEDERFAUNA con l'augurio di raggiungere sempre più ambiziosi traguardi.

martedì 17 maggio 2016

Lazio: Interrogazione in Consiglio Regionale sul FUTURO DELLE AZIENDE AGRICOLE COMUNALI DI ROMA CAPITALE

AZIENDE DI CASTEL DI GUIDO E TENUTA DEL CAVALIERE





Regione Lazio. D.G.R. 14 aprile 2016, n. 158 - Adozione delle Misure di Conservazione finalizzate alla designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC)

E' stata pubblicata sul B.U.R.L. n. 34 del 28/04/2016 S.O. n. 1 la Deliberazione di Giunta Regionale del 14 aprile 2016, n. 158 di approvazione delle misure di tutela per 142 sic, siti importanza comunitaria in tutto il Lazio. 
In particolare si tratta di misure di conservazione necessarie alla trasformazione dei Siti di Importanza Comunitaria (Sic) in Zone Speciali di Conservazione (ZSC).

venerdì 13 maggio 2016

REGIONE LAZIO. USI CIVICI e Diritti collettivi. Inizia la prima verifica..in attesa della seconda...




















La seconda verifica, su nostra prossima sollecitazione, interesserà eventuali ATTI DI ALIENAZIONE NEI QUALI SIA STATA DICHIARATA, (soprattutto da parte dei Periti Demaniali incaricati) L'ESISTENZA DI MANUFATTI REALIZZATI IN DATA ANTECEDENTE L'ANNO 1967.

FORSE....E DICIAMO FORSE...NE VEDREMO DELLE BELLE...

giovedì 12 maggio 2016

Monti della Duchessa. FederFauna, ASBUC di Corvaro e Sindacato Venatorio Italiano al fianco degli allevatori e cacciatori per una "chiara e condivisa" pianificazione della Riserva.



Il Comune di Borgorose, realtà rurale della provincia di Rieti, ai confini con l'Abruzzo, rientra insieme ai comuni di Petrella Salto, Pescorocchiano e Fiamignano nel comprensorio della Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa, istituita con L.R. 7 giugno 1990 n. 70 al fine prioritario di tutelare e ripristinare gli ecosistemi naturali in tutte le componenti, biotiche e abiotiche, promuovere ed organizzare il razionale e duraturo utilizzo delle risorse naturali, promuovere lo sviluppo sociale, economico e culturale della comunità locale interessata e promuovere e regolamentare le attività di fruizione compatibili con le finalità di conservazione e salvaguardia dell'ambiente naturale.
Al momento della sua istituzione il territorio della riserva naturale delle "Montagne della Duchessa" la zoonizzazione del territorio prevedeva quattro zone di rispetto, ed in particolare nella zona "A di riserva integrale" dove erano esclusi interventi di qualsiasi tipo e zona "B di riserva orientata" ove erano consentiti i soli interventi destinati alla tutela, recupero o ripristino degli ecosistemi naturali originari, nonchè il transito per la conduzione delle attività tradizionali di allevamento compatibili con l'ambiente.
In particolare all'art.11, strumenti di attuazione, L.R. 70/90, in merito al Piano di tutela ed utilizzo dei prati pascolo dovevano essere individuati gli eventuali interventi necessari per la salvaguardia ed il ripristino delle loro caratteristiche naturali e prossimo-naturali nonchè alla razionale fruizione zootecnica degli stessi, fatte salve le esigenze dell'uso civico di pascolo da parte della popolazione residente oltre ad indicare (lett. a) le zone, le misure e gli interventi necessari per la tutela ed il ripristino della composizione floristica naturale e prossimo-naturale associazioni di particolare interesse fito-sociologico, (lett.b) la suddivisione in zone ecologicamente omogenee del territorio destinato all'esercizio dell'uso civico di pascolo da parte della popolazione residente e le modalità di sua razionale fruizione zootecnica mediante la previsione, per le singole zone individuate, del carico ottimale e massimo tollerabile di bestiame domestico pascolante, distinto per qualità delle specie e relativi periodi; (lett.c) le eventuali zone in cui incentivare le attività zootecniche compatibili con le finalità della riserva naturale e le modalità di intervento.
Nel 2013 il  Comune di Borgorose in qualità di Ente gestore della Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa, ha trasmesso alla Regione Lazio gli atti relativi alla Proposta di Piano di Assetto della Riserva stessa,prevedendo innanzitutto un ampliamento della "zona A di riserva integrale", con ampie porzioni di territorio in quota (con originaria destinazione di pasci-pascolo), e l’intero complesso del Lago della Duchessa, dove per effetto delle prescrizioni di cui alla lett c) “è vietato l’accesso al bestiame al pascolo e all’abbeverata. Per il lago della Duchessa, è fatto  salvo  il  carico  di  bestiame  necessario  al  mantenimento  di  idonee  condizioni  dell’habitat, tale  carico  di  bestiame  è  stabilito  dall’Ente  di  gestione  sulla  base  delle  risultanze del monitoraggio svolto in accordo con il CRA”, (ora CREA -Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria).
Da ricordare come, nel corso di anni l'Ente Gestore,circa l’utilizzazione ai fini di prati-pascolo del territorio montano, non abbia mai discusso ed approvato alcun regolamento comunale ma bensì esclusivamente commissionata una relazione tecnica denominata genericamente PIANO DI TUTELA ED UTILIZZO PRATI PASCOLO, datata 2003, che contiene una mera “Proposta di regolamento per l’esercizio del pascolo”, a cui però gli Enti interessati non hanno mai dato seguito formale.
Le questioni sollevate per il Piano della Riserva Naturale della Duchessa, da molti totalmente ancora sconosciuto, riveste invero un importanza strategica anche e soprattutto per la pianificazione di un vasto territorio che comprende, oltre a quello Laziale, anche un estesa porzione del Parco Regionale Abruzzese Velino-Sirente (54.361,22 ettari).
Numerose ed importasntissime quindi le questioni sul tavolo ed è per questo che in perfetta sintonia, i rappresentati del Sindacato Venatorio Italiano, FederFauna Lazio ed l'ASBUC hanno valutato la necessitàì, quanto l'oppotunità, di proporre un prossimo incontro insieme all'Ente Gestore della Riserva con l'obiettivo principale di favorire un sereno confronto tra le parti interessate a tutela del territorio a pascolo e della biodiversità.Gabriele Milani, in rappresentanza di FederFauna Lazio ha espresso le sue perplessità in merito: "Chiaramente, interpretando le prescrizioni realtive alla Zona A di riserva Integrale possiamo immaginare come sia stato totalmente prevaricato il ruolo della zootecnia montana che, oltre ad arrestare lo spopolamento delle zone montane interne, rappresenta anche unha fondamentale forma di economia sostenibile per le popolazioni locali oltre a garantire una fonte di reddito per gli allevatori che sono iveri custodi del territorio. Migliorare le condizioni di lavoro degli allevatori e rafforzare così un comparto produttivo fortemente in crisi, è possibile, attraverso piani di pascolamento razionali costruiti con la condivisione di criteri per la regolamentazione delle attività di pascolo da parte dei numerosi Enti coinvolti e l’individuazione di forme di collaborazione nella cura concreta dei pascoli alla luce anche dell’art. 24 L.167/2014 (c.d. “sblocca Italia”) che ha previsto la possibilità per i Comuni di definire con apposita delibera forme di collaborazione con i cittadini per la manutenzione e riqualificazione di beni e aree di interesse generale".
Il Presidente dell'ASBUC di Corvaro e S.Stefano dal canto suo ci tiene a ribadire che: "I nostri allevatori sono un patrimonio perchè senza di loro tutto il territorio rimarrebbe abbandonato, perchè sono coloro che nel bene e nel male riescono a tenere il nostro territorio ancora vivibile, perchè è la loro montagna, dove i loro padri sono vissuti, con sacrifici immensi, e per questo non molleranno mai, ed insieme potremmo risultare vincitori, e l'amministrazione di cui sono presidente, sarà sempre a fianco di tutti loro, perchè è il mio territorio, il nostro territorio".
Perplessità sono emerse anche dal delegato del Sindacato Venatorio Italiano per il Comune di Borgorose - Federico Marzuolo, che oltremodo si chiede come: "sarebbe interessante capire quali possano essere le differenze normative, tra Riserva Regionale e Parco Nazionale, in merito proprio al diritto degli usi civici (legnatico, pasci-pascolo- risorse idriche...), alla viabilità, alla normativa sulle aree confinanti o aree contigue ed in generale a tutte le attività che permettano la fruibilità del territorio da parte delle popolazioni residenti" - e continua Marzuolo - "come Sindacato Vemnatorio Italiano ci impegneremo affinchè venga data massima diffusione di ciò che è in programma da anno nel nostro territorio, cercando di sensibilizzare le Istituzioni tutte sulle problematiche più importanti prima della definitva approvazione del Piano di Assetto".

Il Piano di Assetto della Riserva entra quindi nel vivo della discussione e non si esclude le necessità e l'opportunità di coinvolgere direttamente anche i paesi confinanti Abruzzesi per una chiara e condivisa Pianificazione dell'intero territorio montano.

mercoledì 11 maggio 2016

Usi Civici Valmontone. Arriva la sentenza TAR sul prezzo di alienazione.

Era il 18 agosto 2015 quando venne alla luce la vicenda della gara per l’alienazione di un lotto di terreno appartenente all’Università Agraria, procedura contestata aspramente dai consiglieri di opposizione ed a cui seguiì una diffida da parte della Regione Lazio al fine dell'annullamento degli atti connessi, trasmettendo il tutto alle Procure della Repubblica competenti per territorio, alla Corte dei Conti e Avvocatura Regionale.
In sostanza ecco i fatti:
Prima si dà vita ad una gara senza alcuna autorizzazione della Regione come se il terreno fosse di proprietà privata e non demaniale. Poi si fa ricorso al TAR del Lazio contro la determinazione della Regione che, a tutela degli interessi dell’Ente Agrario e dei cittadini che rappresenta, impone di fissare la base d’asta ad un prezzo maggiore rispetto a quello fissato dall'U.A. Ovviamente con i soldi pubblici si pagano gli avvocati per difendere questa follia amministrativa
Il 22 aprile scorso è arrivata la sentenza del TAR LAZIO con la quale "Visto l’atto di rinuncia notificato alle controparti il 8 febbraio 2016 e depositato presso la Segreteria della Sezione in data 18 febbraio 2016"...P.Q.M....Dichiara il giudizio estinto.
Il terreno di demanio collettivo dunque sarà alienato, per pubblico incanto, ad euro 15,00 al mq anziché 13,00 al mq, come indicato nella perizia dell'U.A..mentre le spese legali nessun problema:...."PAGA PANTALONE"!

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Nei prossimi giorni, non appena avremo ricevuo l'esito delle nostre segnalazioni agli Uffici Giudiziari, ci occuperemo delle alienazioni di terreni di demanio collettivo senza le prescritte Autorizzazioni Regionali...e parleremo di ETTARI DI TERRENO SVENDUTO!!!

Continuate a seguirci....

martedì 10 maggio 2016

Parchi Naturali Regionali. I destini opposti e incrociati della montagna aquilana...

Convenzione parco Gran Sasso-Laga Cai AmatriceGran Sasso, Velino, Sirente: sono le tre montagne del comprensorio aquilano interessate da due futuribili progetti di sviluppo turistico, centrati però su principi opposti. Da un lato il restringimento dei vincoli naturalistici, dall’altro la loro estensione.
Infatti, per quello che concerne la zona circostante il più alto massiccio della catena apppenninica, da tempo il comitato #SaveGranSasso si sta spendendo per arrivare all’indizione di un referendum consultivo che abbia come scopo, tra le altre cose, la riperimetrazione del Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga e la riduzione delle zone gravate dal vincolo SIC (Sito di Interesse Comunitario) e ZPS (Zona di Protezione Speciale).
In termini più semplici allentare i vincoli dovrebbe servire, secondo il Comitato referendario, a dare una svolta in termini di sviluppo turistico ed infrastrutturale del territorio di riferimento.
Una corsa, quella di #SaveGranSasso, che aveva rischiato di bloccarsi a novembre scorso: “lo stop ce lo impose il Consiglio Superiore della Magistratura – ricorda Luigi Faccia, coordinatore di #SaveGranSasso – non dando l’autorizzazione ad un membro del Tribunale affinchè entrasse nel Comitato dei Garanti, di cui facevano parte anche il Difensore Civico Regionale ed il Segretario Generale del Comune di L’Aquila”.
A febbraio, però, l’impasse si è sbloccata con l’ingresso sostituitivo di un rappresentante regionale dell’Avvocatura di Stato.
“Da ultime notizie che ho – dichiara ancora Faccia – sono partite le convocazioni per i componenti del Comitato dei Garanti e credo che entro fine mese l’organismo dovrebbe decidere sull’ammissibilità dei quesiti referendari”.
A quel punto, ci saranno 90 giorni di tempo per raccogliere le cinquemila firme necessarie a presentare la domanda di referendum.
Un passaggio che, però, potrebbe anche essere bypassato qualora, come proposto dal Capogruppo civico di Forza Italia Guido Liris, tre quinti dei Consiglieri comunali (ossia 18) firmassero a favore del referendum.
“Non credo ci siano i numeri – chiosa Faccia – ma, d’altro canto, credo che un’eventuale raccolta delle cinquemila firme necessarie possa dare ancora più forza alle nostre istanze. Se poi non ci riusciremo – conclude – non ci fasceremo la testa, ma prenderemo atto che questa città non vivrà di turismo”.
Da un’idea di turismo, ad un’altra: quella che, Aensata dall’associazione “Appennino Ecosistema”, prevedrebbe il potenziamento dell’attuale Area Protetta Regionale Velino-Sirente e la sua trasformazione in Parco Nazionale.
Dal punto di vista del territorio, l’eventuale nuovo Parco Nazionale si andrebbe a giovare di un’estensione raddoppiata rispetto a quella attuale – 100mila ettari contro 50mila – e che abbraccerebbe anche una fetta del vicino Lazio, ossia la Riserva della Duchessa situata nel Comune reatino di Borgorose.
Scendendo nel dettaglio, tra le 25 Amministrazioni Civiche con cui “Appennino Ecosistema” ha già avviato i contatti per capire presa e fattibilità del progetto c’è anche il Comune di L’Aquila, che vi ricadrebbe all’interno per circa duemila ettari di territorio, “tutti situati – dice il Presidente Bruno Petriccione – nella sua zona più a nord ovest, quella che va da tre chilometri a monte di Roio Piano fino alle creste di Monte Cefalone e Monte Ocre, ad un’altitudine di 2200 metri”.
“Duemila ettari – approfondisce il Presidente di “Appennino Ecosistema” – vorrebbe dire il 2% del futuro Parco Nazionale: non è molto, ma queste sono aree importanti in quanto vi trovano posto ecosistemi d’alta quota i quali, oltre ad essere i più sensibili ed i più ricchi di biodiversità, vanno a comporre l’ambiente naturale generale del massiccio Velino-Sirente”.
Ma quale è l’effettivo stato dell’arte del Progetto-Parco, e, oltre ciò, gli sviluppi di medio/lungo periodo? “Abbiamo avviato i contatti con i Comuni – spiega Petriccione – tre hanno già aderito, mentre altre otto si sono dette interessate a discutere di questa possibilità; superato il livello locale – continua – ci si dovrà confrontare con gli Enti Regionali e, se supereremo anche quel passaggio, potremo inoltrare proposta formale al Ministero per l’Ambiente il quale, a norma della Legge Quadro sulle aree protette, avrà la facoltà di emanare un Decreto ed istituire un Parco Nazionale i cui confini – conclude – sarebbero basati su criteri scientifici e non, invece, decisi per questioni di convenienza politica”.
Vantaggi? Secondo Petriccione, tanti: “Si potrà attirare una promozione pubblicitaria su larga scala ed attirare sul territorio di riferimento moltissimi appassionati di turismo naturalistico; proporremo un modello alternativo basato sull’armonia tra ecosistemi e vita umana”.