NEWS

REGIONE LAZIO. Disposizioni integrative per la gestione della pesca sportiva e dilettantistica nelle acque interne per l'anno 2024 - CACCIA AL CINGHIALE. DOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA EDIZIONE TORNA LA "GRANDE BATTUTA AL CINGHIALE" NELLA RISERVA DI PISCIN DI POLVERE DOMENICA 17 MARZO 2024- CONFAVI LAZIO, CONTINUA CON GRANDI ADESIONI IL TESSERAMENTO CACCIA 2024 - SCRIVICI PER RICEVERE LA POLIZZA ASSICURATIVA PIU' VANTAGGIOSA -

giovedì 31 luglio 2014

Colleferro – Nord Ciociaria, morte oltre cento pecore e capre. Preoccupa il virus Lingua Blu


pecoraL’allarme è stato lanciato dal Presidente regionale della CIA Ettore Togneri qualche giorno fa. Nell’ampia zona che va dalla Ciociaria al sud della provincia di Roma da alcune settimane si stanno segnalando molti (oltre cento) casi della malattia Lingua Blu tra pecore, ovini e caprini. La lingua blu è una malattia virale infettiva che colpisce le pecore, le capre, il bestiame e i ruminanti selvatici, con elevati tassi di mortalità nei capi ovini. I segni clinici includono intensa infiammazione dapprima in regione cerebrale, associata a febbre alta, edema facciale e linguale e ulcere emorragiche delle mucose. Nei casi più gravi, la lingua può assumere un aspetto cianotico, cui si deve il nome di questo virus. L’estensione ad altre parti del corpo causa gravi lesioni muscolari, con un tasso di mortalità fino al 15%.

Con il rapido diffondersi di questa malattia molte aziende del settore potrebbero entrare in crisi soprattutto nella zona che comprende i comuni di Ferentino, Anagni, Fiuggi, Paliano, Piglio, Colleferro e Subiaco.
«E’ urgente – dice Togneri al corriere della Sera – fare luce su una situazione che sta arrecando gravi danni agli allevatori, senza che ci sia alcuna certezza sulla possibilità di risarcimento per le tante aziende danneggiate. Abbiamo chiesto un incontro con il Prefetto e con le autorità competenti. La tempestività è d’obbligo per evitare al settore zootecnico, già duramente colpito dalla crisi dei consumi e dal crollo dei prezzi, un ulteriore e duro colpo che per moltissime aziende del settore rischia di rivelarsi fatale. Crediamo, oggi più che mai che vi sia bisogno di risposte urgenti, serie e ferme ,per restituire certezze e dignità ad un settore ormai in ginocchio».

mercoledì 30 luglio 2014

Caso ''Green Hill'': l'escamotage dei 100 euro chiesti da Lav e Legambiente.


FederFauna presenta un nuovo esposto.

Nuove ombre ed inquietanti interrogativi sul caso "Green Hill", l'allevamento di beagle di Montichiari assaltato dagli animalisti nell'aprile 2012, poi nel luglio dello stesso anno posto sotto sequestro con un provvedimento della Magistratura che ha affidato tutti i cani a Lav e Legambiente, e in fine chiuso definitivamente "per Decreto" a marzo di quest'anno, in seguito al recepimento in forma restrittiva da parte dell'Italia della direttiva europea 2010/63 sulla protezione degli animali utilizzati a scopi scientifici.
Ad oggi sono fondamentalmente due i filoni processuali scaturiti da tali vicende: uno che vede imputati i responsabili dell'azienda, l'altro che vede imputati gli animalisti che la assaltarono, ma non e' detto, soprattutto alla luce di elementi emersi successivamente ai fatti citati, che l'inchiesta non possa allargarsi, con il coinvolgimento, con diverse responsabilita' e per diversi interessi, di altri soggetti, peraltro da subito ipotizzato da FederFauna.
Tra tali elementi vi e' un "evento" creato su Facebook da tale "Mifidosolo DegliAnimali", che presentandosi come "Carlo Miorelli, di Torbole Sul Garda (TN)", racconta di aver pagato "il pizzo di 100 Euro, richiesti nella email di Lav e Legambiente", per potersi assicurare il cane affidatogli in seguito al sequestro e che tali soggetti "ci hanno minacciati di stare in silenzio, proprio come fanno i mafiosi!"
"Mi fido solo Degli Animali" racconta di essere stato, "il famoso 28 aprile", assieme a tale "Roberta" "al cancello inferiore di Green Hill ad aiutare i cani a passare attraverso il filo spinato" e lamenta che Lav e Legambiente, in una mail inviatagli per chiedergli il versamento di 100 euro su un conto corrente, "non abbiano spiegato a cosa servissero i soldi".
Si tratterebbe di una quota per costituire un "fondo di garanzia" che l'esito del processo stabilira' se assegnare allo Stato o all'azienda…
Ma la cosa piu' interessante che scrive "Mifidosolo DegliAnimali" e' di aver appreso tale informazione da una certa "Federica della LAV", che "messa alle strette", gli avrebbe detto che il fondo di garanzia altro non sarebbe che "una sorta di escamotage processuale individuata dal pubblico ministero, per garantire la permanenza dei cani presso le famiglie degli affidatari a tempo indeterminato" e soprattutto: "noi ci siamo affidati al pubblico ministero, il quale ha detto: green hill potrebbe tendenzialmente perdere ma potrebbe anche vincere, allora a questo punto i cani farebbero la stessa fine dei beni sottoposti sotto sequestro, quindi o definitivamente confiscati o definitivamente dissequestrati, l'unico escamotage processuale per garantire la permanenza dei cani presso le famiglie degli affidatari e' quella di istituire un fondo di garanzia, che rimarra' immacolato fino alla fine del processo e poi dopo ne verra' stabilita la destinazione ... nell'ipotesi remota che green hill volesse rivalersi a questo punto non potra' rivalersi ne sui cani ne sulle famiglie degli affidatari tutto al piu' potra' rivalersi sul fondo di garanzia".
I Legali di FederFauna hanno subito salvato tutto il materiale e redatto un esposto per chiedere alla Magistratura di far luce sulla questione. 
Si chiede il Segretario Generale Massimiliano Filippi: "Chissa' se quanto avrebbe detto il pubblico ministero, secondo l'autore dell'evento o secondo tale Federica della Lav, sia riportato negli atti processuali". 
Ironizza, invece, l'Avvocato Domenico Di Berardino: "vorrei tanto capire in che libro del Codice di Procedura Penale si disciplini l'escamotage!..."

lunedì 28 luglio 2014

REGIONE LAZIO: APRE LA PRIMA CASA DELL’AGRICOLTURA

casa_agricolaUn vero e proprio punto riferimento per cittadini, associazioni e operatori di settore. Potranno ricevere assistenza, informazioni, servizi diagnostici e di laboratorio e risposte concrete ai loro bisogni
Una struttura per cittadini, associazioni e operatori di settore. Potranno ricevere assistenza, informazioni, servizi diagnostici e di laboratorio e risposte concrete ai loro bisogni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13. Grazie a queste strutture, tra le altre cose, la Regione unifica servizi e sportelli e semplifica le pratiche.

Un punto di riferimento per il settore.  Attraverso le Case dell’Agricoltura, la Regione intende realizzare diversi obiettivi: favorire l'innovazione, sostenere le nuove imprese, promuovere e valorizzare i prodotti tipici e tradizionali, le Denominazioni di Origine Protetta e i prodotti a Indicazione Geografica Protetta.

Presto disponibili anche altri servizi. La Case dell’Agricoltura offriranno anche attività di tutoraggio e assistenza per la prossima programmazione europea e per le start up giovanili. E poi serviranno anche per accedere più facilmente a tutti i servizi di Arsial, l’agenzia regionale per lo sviluppo e l' innovazione dell' agricoltura del Lazio.

Case dell'agricoltura su tutto il territorio. La Regione ne apre una per provincia. A Roma, invece, aprirà la Città dell'agricoltura. Saranno costruite tutte seguendo le  specificità e le caratteristiche dei diversi territori.

È un altro impegno che abbiamo mantenuto, un segno del fatto che il Lazio sta tornando tra le persone, tra i cittadini. Non ci fermiamo qui, continueremo a lavorare per sburocratizzare e accorciare le distanze tra il cittadino imprenditore e le opportunità che la Regione e l'Europa offrono al mondo agricolo. In questo territorio ci sono grandi aziende che competono a livello europeo, vogliamo  metterle in rete per far partire una nuova idea di agroalimentare.

Ecco tutti i servizi che offre:
  • Progetti di educazione alimentare
  • Visite didattiche
  • Divulgazione e informazioni sul Programma di Sviluppo Rurale, sul Fondo Europeo Affari Marittimi e Pesca, sulla normativa fitosanitaria, sul calendario venatorio, sul Decreto Campo libero
  • Informazioni sulla normativa relativa alle etichettature
  • Sportello QLBA “Qualità Latte Bovino Alimentare”
  • Corsi di formazione agli allevatori;
  • Corsi e rilascio dei tesserini fitosanitari;
  • Adempimenti aree sensibili ai nitrati, in collaborazione con il CRA
  • Tenuta dell'elenco dei vivai
  • Promozione e valorizzazione prodotti agroalimentari
  • Valorizzazione e supporto alla creazione di consorzi
  • Stage formativi per gli studenti degli Istituti agrari
  • Interazione con lo sportello per l’utente  della sezione di Latina dell’Istituto Zooprofilattico nelle attività di consulenza, assistenza, informazione alle  aziende zootecniche,  per la sanità e il benessere degli animali e al management aziendale
  • Servizio Diagnostico  e Servizio di Laboratorio con una  gamma completa di prestazioni analitiche per le ricerche sulle  malattie infettive e diffusive degli animali e delle zoonosi e per le ricerche microbiologiche e chimiche sui mangimi zootecnici e sugli alimenti di origine animale destinati all'alimentazione umana
  • Sopralluoghi negli allevamenti  come  attività di consulenza ed assistenza
  •  Una sala multimediale da 50 posti disponibile per le iniziative del territorio e delle associazioni professionali
 " È un'altra promessa mantenuta, un segno del fatto che il Lazio sta tornando tra le persone, tra i cittadini - lo ha detto il presidente, Nicola Zingaretti, che ha aggiunto: noi vogliamo sburocratizzare e accorciare le distanze tra il cittadino imprenditore e le opportunità che la Regione, e anche l'Europa, offrono al mondo agricolo”.

“Siamo molto orgogliosi di questa iniziativa - lo ha detto Sonia Ricci, assessore all’agricoltura, caccia e pesca, che ha aggiunto: riteniamo che l'agroalimentare sia un settore produttivo importante per il rilancio economico del Lazio. L'abbiamo pensata e ideata come un luogo aperto, di condivisione, uno spazio messo a disposizione di tutto il mondo che ruota nell'agroalimentare” – ha detto ancora Ricci.

giovedì 24 luglio 2014

Roma vuole le “Botticelle” e Marino si dimostra più ragionevole di Alemanno

botticelle1

Marino batte Alemanno 7 a 1. Una sconfitta clamorosa, come quella che la Germania ha inflitto al Brasile. Ma la partita, di cui vi stiamo parlando, fra l’ex sindaco di Roma e quello in carica, non ha per scenario un campo di calcio, ma il terreno accidentato delle attività che si svolgono con l’impiego degli animali, e sulle quali spesso chi vorrebbe dettare legge compie scelte avventate, irragionevoli e punitive (anche per gli animali), sull’onda di pressioni esterne.
E’ proprio vero, poi, che gli schieramenti politici si sono rimescolati in tutto, e sui temi sui quali ci si aspetterebbe di trovare alleati, si incrociano invece degli avversari e viceversa. Il sindaco Walter Veltroni, ma soprattutto l’assessore animalista Monica Cirinnà (ben nota anche al mondo del circo), con delega ai diritti degli animali, introdusse un regolamento comunale che vietava alle “Botticelle” (ovvero le vetture a trazione a cavallo, che a Roma – ma non solo, come vedremo – fanno parte del panorama come il Colosseo e il Pantheon) di lavorare nei mesi estivi, 1 giugno/15 settembre, dalle 13 alle 17. Tutti i giorni, anche con la pioggia e con il fresco, perché è risaputo che l’estate si è fatta “ballerina” e non presenta sempre le stesse condizioni meteo.
botticelle2
L’ex sindaco Gianni Alemanno, una provenienza dalla destra e poi l’approdo al Pdl, comunque un uomo rappresentativo dell’area di centrodestra, mantenne lo stesso spartito, nonostante i vetturini avessero chiesto di allargare le maglie della rete e adottare regole meno ideologiche e più razionali.
Ora però la sorpresa, inattesa, è arrivata col sindaco Ignazio Marino, Pd. Inattesa davvero, perché quel che i più si aspettavano da lui (anche a seguito di alcuni annunci in campagna elettorale) era un inasprimento dei divieti. Niente di tutto ciò. Nonostante quel regolamento resti ancora in vigore, Marino il 30 giugno scorso ha emesso una ordinanza nella quale circoscrive “il divieto di circolazione delle vetture a trazione a cavallo nelle giornate caratterizzate dalla presenza di ondate di calore di particolare intensità, con un livello di rischio 3 del bollettino del Sistema Nazionale di Sorveglianza, previsione e di allarme per la prevenzione degli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione, diramato dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile”. In quei giorni, e solo in quei giorni, la circolazione delle Botticelle è consentita a partire dalle ore 18. Praticamente il divieto scatta se la temperatura supera i 35 gradi centrigradi rilevati dal centro di meteorologia e climatologia dell’Aeronautica Militare.

Angelo Sed, presidente dei vetturini romani
Angelo Sed, presidente dei vetturini romani

“Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto”, spiega a Circo.it Angelo Sed, presidente da circa due anni dell’Associazione Vetturini Romani. “E a settembre andremo a ridiscutere il regolamento comunale nel suo insieme”.
Quella delle Botticelle è una storia antica, che Roma non vuole cancellare, ma anzi dimostra di tenere in buona considerazione. “In anni lontani le Botticelle a Roma erano più di 100, sono arrivate anche a 116, poi c’è stata una progressiva riduzione, prima ad una ottantina e fino alle 40 attuali”, chiarisce Sed. “Diversi scelsero spontaneamente di scendere dalla carrozza per salire alla guida di un taxi”. Attività di certo più remunerativa. Ma c’è chi tiene duro e non ha nessuna intenzione di farsi oscurare dalla sigla animalista di turno, e nemmeno dalle onorevoli animaliste. “In molti casi non sanno niente degli animali e pretendono di imporre divieti assurdi che non fanno il bene degli animali e che distruggono il lavoro e mettono in crisi le famiglie”, dice Angelo Sed. “Una campagna degli animalisti è stata quella per convincerci a tramutare la licenza di taxi a trazione animale in una di taxi normale, però tanti di noi preferiscono battagliare e portare avanti una tradizione che ci accomuna alle maggiori capitali del mondo”.
botticelle3
La motivazione che li vede decisi a non mollare, infatti, Sed la spiega così: “Prima di tutto i nostri cavalli non soffrono e vengono trattati col massimo rispetto e con tutte le attenzioni. Ma si immagina lei che la nostra principale fonte di lavoro possa essere maltrattata? Saremmo dei pazzi da legare, ma siccome siamo persone ragionevoli, facciamo di tutto per salvaguardare il loro benessere. E poi le Botticelle sono un’attrazione romana, un lavoro storico. Il cavallo esiste dal tempo degli egizi, Roma è la capitale del mondo e la carrozzella non può non esserci perché in qualunque capitale europea la trovi. In Italia a Firenze (dove i vetturini si chiamano “fiaccherai”), Verona, Palermo, Napoli, ad esempio, e all’estero Malaga, New York, Vienna, Praga, Parigi…”
Ma il presidente dei vetturini non ci sta nemmeno lontanamente a passare per uno che sfrutta gli animali e vuole puntualizzare anche un altro aspetto: “Non siamo noi che diciamo che i nostri cavalli stanno bene, ma i veterinari dell’Asl e del Comune, che regolarmente effettuano le analisi e li tengono monitorati. Sa cosa le dico? I nostri cavalli fanno un lavoro talmente blando che sarebbe solo una cattiveria tenerli fermi e inattivi”.

Fonte: www.circo.it

DEGRADO AMBIENTALE E GESTIONE DELLE CRITICITA'.

Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi da parte del dott. Mario Galli, consigliere comunale di Gallicano nel Lazio, l'interessante iniziativa della lettera aperta inviata a tutti i sindaci del comprensorio Prenestino a riguardo delle criticità ambientali rilevati sul territorio.
Nella lettera si fa esplicito riferimento alle numerosissime discariche abusive presenti e soprattutto sulla necessità di sollecitare ogni livello istituzionale al fine di garantire adeguati stanziamento per procedere a bonifiche e monitoraggi costanti nel tempo.
FEDERFAUNA Lazio ha ritenuto di sottoscrivere l'appello per una ragione ben precisa: occorre responsabilizzare le Amministrazioni Comunali, gli Enti Pubblici e le Associazioni sui temi legati alla tutela e valorizzazione di paesaggio e ambiente dell'intero territorio con la possibilità di costituire un tavolo permanente di confronto con le altre realtà associazioni e rappresentanze sociali. 
Conosciamo davvero lo stato di salute del nostro ambiente? Bastano le discariche ai bordi della strada per definire il grado di criticità ambientale del territorio?
L'art. 9 della Costituzione Italiana recita: "La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
Il "primato morale e civile degli Italiani" (l'Italia è stato il primo paese al mondo a porre la tutela del paesaggio e del patrimonio artistico della Nazione) è stato invece tradito e calpestato in nome di una paralizzante austerità ed il paesaggio, di cui tanto si parla, ovvero l'equilibrio città-campagna, è il riflesso della società: ogni società, cultura, epoca storica, ha il paesaggio che si merita.
Tornando alla lettera aperta del consigliere Galli, e per comprendere gli effetti di un qualsiasi cambiamento sui nostri ecosistemi, proporremo nei prossimi mesi alcuni test biometrici ed ecotossicologici  effettuati in diverse aree campione.
Vale la pena ricordare come alcune nostre iniziative in merito allo smaltimento delle acque di vegetazione (clicca per leggere l'articolo) hanno potuto delineare un quadro ben preciso della situazione e potrebbero rappresentare per gli amministratori locali, ed in particolare proprio per il consigliere Galli, un ottimo spunto di riflessione e di approfondimento. 
effetti dello sversamento incontrollato di acque di vegetazione


venerdì 18 luglio 2014

REGIONE LAZIO, PRONTO IL CALENDARIO VENATORIO 2014/2015.

Il Presidente della Regione Lazio ha firmato il calendario venatorio 2014-2015
Apertura il 21 settembre e chiusura il 31 gennaio. In definitiva nulla è mutato dalla precedete stagione venatoria (che fu, in prima battuta, bloccato dal Tar su ricorso delle associazioni ambientaliste e, in seguito, licenziato proprio dallo stesso tribunale che rigettò il ricorso ritenendolo “infondato”, come si legge nella sentenza del Tar del 2014).

In particolare:
dal 21 settembre al 30 ottobre - caccia alla quaglia e alla starna; 
dal 21 settembre al 31 dicembre - coniglio selvatico, fagiano e merlo; 
dal 21 settembre al 31 gennaio - alzavola, beccacino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, germano reale, marsaiola, mestolone, moriglione pavoncella, prociglione e volpe;
dal 21 settembre all’8 dicembre, lepre europea;
dal 1 ottobre al 31 dicembre, allodola;
dal 1 ottobre al 19 gennaio, beccaccia;
dal 1 ottobre al 31 gennaio, cesena, colombaccio, cornacchia grigia, gazza, ghiandaia, tordo bottaccio, tordo sassello;
dal 1 ottobre 30 novembre, starna
Il cinghiale invece dal 1 novembre al 31 gennaio.
Novità di rilievo di questo calendario venatorio regionale rispetto allo scorso anno è la tutela dell’orso bruno marsicano. 

giovedì 17 luglio 2014

L'apicoltura è a rischio I produttori a convegno sui rischi dei pesticidi. Emergenza nel basso Lazio.

Al lupo al lupo. Campagna e veleni, l'apicoltura è a rischioRispettare le api giova anche alle persone: è quanto emerso da un convegno organizzato nei giorni scorsi a Poggio Mirteto dall'AralAssociazione regionale apicoltori Lazio, assieme a Comune e Istituto zooprofilattico. "L'apicoltore rispettoso mette in opera buone pratiche che garantiscono gli animali, proteggendo le popolazioni, lasciando loro una quantità sufficiente di miele ed evitando pericolosi stress", spiega Marcella Milito, biologa e tecnico di laboratorio all'Izps delle Regioni Lazio e Toscana di Roma.
A causa dell'uso sconsiderato di pesticidi, di cui l'Italia è portabandiera comunitario spargendo sul proprio territorio il 30% del totale utilizzato nella Ue, in aggiunta a cambiamenti climatici, patologie e, si sospetta, all'inquinamento elettromagnetico (cellulari e altri dispositivi), le api libere sono in via di estinzione. "Senza di esse  -  ricorda la Milito  -  non vi sarebbe l'impollinazione, indispensabile alla riproduzione delle piante, alle colture ortofrutticole, al foraggio. Oggi la maggior parte delle api è di allevamento".
Anche dalle nostre parti le api soffrono, benché la situazione sia migliore rispetto a regioni come l'Emilia Romagna, dove l'agricoltura intensiva ha già distrutto con i suoi veleni ogni biodiversità. "Ma siamo su una brutta china, urgono provvedimenti sulla diffusione dei pesticidi", spiega Vittorio Di Girolamo, presidente dell'Aral Lazio. "Stiamo inoltre lavorando con la Regione a una regolamentazione delle pratiche di impollinazione: soprattutto nel basso Lazio giungono da varie parti del mondo camion colmi di api, le quali, svolta la funzione che interessa agli agricoltori, vengono abbandonate a se stesse". Un destino amaro, perché, sradicate dai luoghi d'origine e perlopiù senza regina, non riescono a riorganizzarsi
 e muoiono. Secondo Di Girolamo, bisogna quindi operare una netta distinzione fra apicoltori e spregiudicati commercianti: "Seguendo le regole che tutelano animali e natura, i giovani possono trovare nell'apicoltura una valida attività e un nuovo stile di vita".

LINGUA BLU, il Direttore del Dipartimento Alimenti e Sanità Veterinaria, Marabelli si autosospende


TERAMO – Mentre un gruppo di parlamentari del Pd chiede la testa dei responsabili e la Procura si accinge ad esercitare l’azione penale nei confronti degli indagati, c’è chi fa un passo indietro e chiede di essere sospeso dall’incarico. Parliamo dell’inchiesta sui vaccini per la “lingua blu” e l’aviaria, e del segretario generale del Ministero della Salute, Romano Marabelli (direttore generale del dipartimento Alimenti e Sanità veterinaria, ultimo a destra nella foto) che ieri, proprio perché indagato insieme ad altre 40 persone, ha avanzato richiesta di sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. In una lettera indirizzata al ministro Beatrice Lorenzin, Marabelli ha motivato la richiesta con l’esigenza “di sollevare il ministro e il Ministero della salute da qualsiasi imbarazzo conseguente agli attacchi mediatici“. Beatrice Lorenzin, che poche settimane aveva promosso Marabelli al ruolo di direttore generale anche se risultava già indagato, ha proceduto con la sospensione manifestando apprezzamento per la sensibilità istituzionale mostrata e dicendosi certa che Marabelli possa dimostrare la sua estraneità ai fatti. Nell’inchiesta, che a livello politico e sanitario ha provocato uno scossone enorme suscitando anche una certa indignazione soprattutto tra gli allevatori italiani, risultano indagati anche l’ex direttore dell’Istituto Zooprifilattico di Teramo Vincenzo Caporale e la virologa (oggi deputata di Scelta Civica) Ilaria Capua.

Quote latte, Legramandi: multe vanno pagate, ma la colpa e' dei ''pifferai''.

Sono 15 giorni che si sente nuovamente parlare di quote latte e delle multe che ne comporta il mancato rispetto. Multe che, volenti o nolenti, dovremo pagare.
Nate da accordi tra i Paesi dell'UE negli anni '80 ed entrare in definitivo vigore nel 1988, con varie rettifiche nel corso degli anni, le quote latte rappresentano un limite alla produzione di latte da parte delle singole aziende.
Ai tempi, la politica italiana, dal mio punto di vista non competente in materia, ha preferito sacrificare l'agricoltura per favorire l'industria, e ne vediamo oggi i risultati. Ma fin da quando il regime delle quote e' entrato in vigore se ne sono viste di tutti i colori.
In Italia ha portato, ad esempio, alla formazione di cooperative che gestivano e gestiscono il latte delle aziende che ne producevano piu' della quota assegnata, commercializzandolo. Dal mio punto di vista ha quindi fatto il gioco di tanti speculatori e soprattutto quello degli industriali del latte, che vista la tanta offerta, hanno fatto in modo di tenere basso il prezzo del latte con subdole accortezze contrattuali.
Voglio ricordare, inoltre, che questo regime ha favorito l'immissione sul mercato di enormi quantita' di latte in "nero", uccidendo del tutto il mercato.
Ma entriamo nel merito del pagamento delle multe: argomento attuale...
Non c'e' da meravigliarsi che ora si debba pagarle! Si sapeva che l'Europa ne voleva il pagamento: era stata chiara.
Alcune forze politiche hanno unicamente illuso gli allevatori che non fossero dovute, cercando di coprire tutto per poter perseguire nei propri scopi, inducendo gli allevatori a non preoccuparsi, anzi, ad aumentare la produzione, non tenendo conto di quegli allevatori, che invece d'investire in strutture, hanno investito in quote indebitandosi per poter lavorare.
Mi dispiace per diversi miei colleghi, ma e' giusto, dal mio punto di vista, che le multe vadano pagate.
E non c'e' per questo da prendersela con l'Europa, ma con quei pifferai che hanno strumentalizzato la situazione per il proprio interesse, con quei governanti italiani, che se davvero volevano tutelare il "fatto in Italia", dovevano imporre le quote ai caseifici, non agli agricoltori: le vacche non sono rubinetti!
Purtroppo cio' non e' avvenuto e, alla fine, qual e' il risultato? Che, con l'aumento dei costi, con le multe da pagare, con il prezzo del latte bassissimo, molte aziende smetteranno di allevare, con ripercussioni economiche e sociali su tutto il sistema Italia...

Autore: Damiano Legramandi, Segretario FederFauna Misano, allevatore di vacche da latte

mercoledì 16 luglio 2014

Giulia Corsini: prendono il 5x1000 per tutelare l'ecosistema, ma vogliono distruggerlo

Sono indignata, vogliono distruggere il nostro escosistema per i soldi?
E prendono il 5x1000 per "tutela della biodiversità"!!!
La fauna selvatica autoctona (animali altrettanto carini), che evidentemente ha un coefficiente di coccolosità Disney più basso delle specie invasive, subisce ripercussioni pesantissime. Nel mar Mediterraneo sono morti un sacco di pesci grazie alla diffusione di un'alga tossica (per i pesci autoctoni) tropicale, gli scoiattoli grigi americani hanno causato l'estinzione dello scoiattolo rosso europeo in Inghilterra. In Italia lo scoiattolo grigio si sta espandendo a scapito dello scoiattolo rosso poichè le associazioni animaliste bloccano i piani di contenimento, costituendosi come parte civile sia contro i piani di abattimento che contro i piani di sterilizzazione. I pappagallini verdi hanno condannato a morte molte delle specieinvadendo ecosistemi ed entrando in competizione con la fauna autoctona.
E siamo in infrazione con le direttive europee, di nuovo. Non riusciamo a contenere il problema, saremo un "serbatoio" di specie invasive, un pericolo per il resto della fauna dell'Europa.
Ci sono altre specie invasive che non vengono prese in minima considerazione dalla LAV: il gambero rosso della Louisiana, il punteruolo rosso... Perchè hanno un coefficiente di coccolosità troppo basso per far parte delle sue campagne!
Credo che la LAV si opponga al Decreto Legge numero 91 del 24 giugno, che affida alle Regioni il compito di "eradicare" queste popolazioni, per un fatto:
Le onlus animaliste sono destinatarie delle somme recuperate con le sanzioni pecuniarie previste dall’applicazione degli articoli 3, 7 e 8 della Legge 20 luglio 2004, n. 189 e possono costituirsi come parte civile danneggiata ai processi che riguardano il maltrattamento o sofferenza degli animali (diretto o indiretto).
Se passasse il Decreto credo che diventi complicato costituirsi come parte civile.
Qui l'appello: http://www.lav.it/cosa-puoi-fare-tu/aderisci-alla-protesta
Come al solito parlano sempre di "metodi alternativi" senza esporne di validi. Una carrelata di proposte che andrebbero bene per prevenire il problema ma non per risolverlo.
Tra le proposte non c'è: limitare gli ALF (Animal Liberation Front) quelli che rubano gli animali e li liberano nell'ambiente.
Per approfondire: http://valentinidavide.com/2014/04/16/le-10-cose-sulla-lav-che-non-vorresti-sapere/
"Ci vuole un po' di scientificità e coscienza dietro le proteste. Mettiamo sul tavolo la morte di tanti animali che muoiono in silenzio perché piante e animali esotici modificano drasticamente il loro habitat, poi facciamo un bilancio vero" (G. Pagani)

Autore: Giulia Corsini


venerdì 11 luglio 2014

U.K.: pugno duro contro i padroni di cani pericolosi e in Italia? Federfauna agli addestratori: fatevi sentire!!

"Nessuno sconto nei confronti dei padroni di cani pericolosi nel Regno Unito: il governo di Londra impone il pugno duro e inasprisce le condanne per i proprietari di cani ritenuti responsabili per attacchi mortali effettuati dai loro animali.  In Inghilterra e Galles viene così modificato il Dangerous Dogs Act con le condanne massime che passano da un massimo di due anni di prigione previsti fino ad ora ad un massimo di 14.  Aumento di pena -da due a cinque anni- anche nel caso in cui l’aggressione provochi lesioni, mentre al testo viene aggiunta una parte dedicata alla protezione dei cani guida, che se attaccati vedranno il proprietario rischiare fino a tre anni in carcere. Pene previste anche nel caso in cui l’attacco avvenga nella casa del padrone del cane aggressore, a meno che la vittima non sia un intruso.  (fonte: La Stampa)
Nel "Bel paese" la situazione avanza a colpi di Ordinanze.
L'ordinanza del 3.3.2009, firmata dal sottosegretario alla salute, Francesca Martini, che all'art. 1 comma 4, recita: “Vengono istituiti percorsi formativi per i proprietari di cani con rilascio di specifica attestazione denominata patentino. Detti percorsi sono organizzati da parte dei comuni congiuntamente con le aziende sanitarie locali, in collaborazione con gli ordini professionali dei medici veterinari, le facolta' di medicina veterinaria, le associazioni veterinarie e le associazioni di protezione degli animali.”
L'ordinanza del 6 Agosto 2013, firmata dal Sottosegretario alla Salute, Paolo Fadda, che sostanzialmente ripropone la precedente del 2009.
L'ultimo caso di cronaca relativo all'aggressione di due donne a Latina ci spinge a riproporre un nostro comunicato stampa (datato 2009) che senza ombra di dubbio porterà ad una seria riflessione sull'accaduto.
---
"FederFauna" chiede: e gli addestratori? Gli addestratori cosa fanno? La Martini ritiene abbiano meno competenza sulla materia delle “associazioni di protezione degli animali”? Considerando che l’Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI), nel disciplinare degli addestratori cinofili e dei valutatori cinofili, all’articolo 1 scrive: “L'Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI), per assicurare il controllo dell’affidabilità e dell’equilibrio psichico dei cani iscritti ai Registri genealogici, e per consentire un più alto grado di responsabilizzazione dei proprietari nel gestire i propri cani, istituisce l’albo degli addestratori cinofili e l’albo dei valutatori cinofili” non si può fare a meno di chiedersi se chi ha scritto l’ordinanza, avrà volutamente o meno, dimenticato una categoria di operatori. 
E chi dovrebbe tutelare gli operatori, avrà volutamente o meno dimenticato di farlo? L’affermazione di Francesca Martini, riportata da Ansa, “L'obiettivo e' quello della creazione di un corretto rapporto uomo-cane, un rapporto antico ma spesso mal gestito nella nostra società” a chi sarà riferita? Può anche darsi che a questi corsi si pretenda solamente di “insegnare” ai proprietari quello che per qualcuno è “un corretto rapporto uomo-cane” e che poi, si sia considerato che se qualcuno vuole effettivamente insegnare al cane l’educazione, il lavoro, l’agility, ecc. ,debba comunque rivolgersi a chi fa quello per lavoro… Chissà?!... 
FederFauna teme comunque che addestratori, le quali competenze sono dimostrate da risultati concreti sugli animali, siano superati da persone che hanno, come unica competenza, la tessera di un’associazione animalista ed invita quindi le associazioni di categoria degli addestratori a far sentire la loro voce.

mercoledì 9 luglio 2014

Volpi animaliste e polli vegani

Uno dei piu' potenti propulsori del movimento animalista e' l'errata convinzione da parte dei suoi adepti della propria superiorita' morale, ottenuta e costantemente alimentata da una serie di scelte, tra le quali spicca quella del regime alimentare, rigorosamente vegetariano, meglio ancora vegano.
La propaganda che fomenta queste scelte fa parte di una vera e propria strategia di marketing, infatti tende ad indirizzare il comportamento economico delle sue "vittime", non solo quando le spinge a finanziare direttamente il movimento con donazioni, volontariato o quant'altro, ma anche indirizzando i loro acquisti, con una comunicazione pubblicitaria, forse deprecabile, ma sicuramente ammirabile per capacita' ed efficacia.
L'esempio piu' lampante ci viene proprio dalla dieta. Per un essere onnivoro, quale e' l'Uomo, scegliere di cibarsi solo di vegetali non e' facile, ma la scelta puo' essere incoraggiata con molti mezzi persuasivi, tra i quali il proporre gli alimenti vegetali con forme, colori e nomi che imitino gli alimenti di origine animale che il soggetto e' abituato normalmente a consumare. Ecco perche' sul mercato compaiono non solo la "bistecca di soia", ma anche "affettato, salame, wurstel, pancetta, porchetta, macinato per ripieni e ragu', filetto, arrosto, maionese, latte", tutti rigorosamente vegetali. Cio' "aiuta" molti indecisi a compiere il passo.
Ne parlavo qualche sera fa, davanti ad una bella grigliata di manzo e maiale, con un carissimo amico proprietario di supermercati, che mi raccontava quale business ci sia dietro all'alimentazione animalista e cosa spinga le catene ad inserire nei punti vendita un reparto "vegan".
Ho appreso cosi', come una confezione da 100 grammi di "affettato" vegano (l'etichetta non specifica se affettino la spalla della soia o la coscia del frumento) venga venduta a 2.85 Euro, pari a 28,5 Euro al chilo, quando una vera spalla cotta di suino viene venduta a 7 Euro al chilo, una mortadella buona a 10, a 22 Euro al chilo una vera coscia di Prosciutto di Parma Riserva Oro D.O.P.  stagionato 30 mesi.
E cosi' tutto il resto: un "arrosto" vegano viene venduto a 22 Euro al chilo, un arrosto vero a 10; un "wurstel" vegano viene venduto a 25 Euro al chilo, uno vero a 7; una "maionese" vegana viene venduta a 15 Euro al chilo, una vera a 4; un litro di "latte" vegano viene venduto a 3 Euro, cioe' tre volte tanto quanto viene venduto quello vero.
Ci sara' dentro l'oro in questi prodotti vegani? Assolutamente no! Sono essenzialmente intrugli di acqua, legumi e soprattutto frumento e soia, il cui prezzo a Listino settimanale della Borsa Merci di Modena e di Bologna e' per il primo di 204 Euro e per la seconda 417 Euro la tonnellata. Al chilo rispettivamente 20 e 40 centesimi…  Al chilo la carne di Vitellone (Mezzene) sta a circa 6 Euro.
Quali sono dunque gli ingredienti segreti per realizzare, con materie prime che costano un quindicesimo o un trentesimo della carne, prodotti che al dettaglio si vendono a tre volte tanto la carne? Altissimi margini per tutti gli attori della filiera, che guarda caso diventano quasi sempre sponsor di chi attua la propaganda,  e tanto, tanto, tantissimo marketing!...
Insomma, tra campagne animaliste varie, certificazioni e marchi "vegan", "cruelty free", ecc. , l'arrosto vegano e' molto piu' fumo che arrosto, ma a chi lo pubblicizza, lo produce o lo vende rende bene… e i polli lo mangiano volentieri!...


Autore: Massimiliano Filippi, Segretario Generale FederFauna