L’Italia diventa sempre più green. E di fronte all’economia verde sembrano appianarsi i classici squilibri nord-sud presenti nel nostro Paese. A fotografare la situazione italiana è l’Indice di Green Economy 2014, realizzato daFondazione Impresa, che colloca Trentino Alto Adige, Marche e Valle d’Aosta sul podio delle regioni più attente alle tematiche del rispetto dell’ambiente. Il metro di giudizio sono stati 21 indicatori di performance che riguardano i principali settori della green economy: energia, prodotti, trasporti, imprese, edilizia, agricoltura, turismo, rifiuti e mobilità. Comparti nei quali un nuovo modello di sviluppo può trovare uno spazio significativo di crescita in Italia.

Trentino, Marche e Valle d’Aosta le vincitrici

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Passando ai tre vincitori, il Trentino conferma la sua leadership totalizzando un punteggio di 0,685, in primis nel settore delle detrazioni fiscali del 55% per gli interventi di riqualificazioni energetica e per qualità ambientale dei prodotti. Seguono le Marche con 0,280 punti; un secondo posto che la regione si è conquistata principalmente in due settori: nel più elevato numero di punti vendita dei prodotti biologici (16,0 ogni 100 mila abitanti) e nella potenza solare-fotovoltaica in conto energia installata più elevata d’Italia (654,8 Kw ogni mille abitanti). E poi la Valle d’Aosta che si è aggiudicata un punteggio di 0,278. Un terzo posto che si è conquistato il podio con un terzo degli indicatori (7 su 21) e che fa registrare ben 4 primi posti assoluti: leadership per energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili (addirittura con il 100%), carbon intensity (quasi la metà di emissioni climalteranti rispetto alla media italiana), qualità ambientale delle organizzazioni/imprese (si contano 886,3 siti certificati ISO 14001 ogni 100 mila imprese vs 326,3 del caso Italia) e più bassa percentuale di famiglie che dichiarano sporcizia nelle strade (12,1% vs 28,6% della media italiana).
Una fotografia questa che mostra un’Italia “a macchia di leopardo” dove le tematiche del green portano tra i primi 10 classificati dell’Indice di Green Economy, 4 regioni del nord (trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Veneto ed Emilia Romagna), 3 del centro (Marche, Toscana e Umbria) e 3 del sud italiano (Abruzzo, Basilicata e Calabria).

La black list

A ricevere invece le peggiori pagelle troviamo Lazio e Sicilia. Quattro sono gli indicatori che hanno portato infatti il Lazio a conquistarsi la 19esima posizione: punti vendita bio, dotazioni di parcheggio, energia elettrica da fonti rinnovabili e numero di famiglie che dichiarano la presenza di sporcizia in strada. Una regione che si conforta solo per la superficie agricola coltivata biologicamente e per l’utilizzo dei mezzi pubblici. A fare peggio infine è la Sicilia, che arriva 20esima per ben 3 fattori che l’hanno portata a scendere all’ultima posizione della classifica green italiana: risparmio energetico certificato, qualità ambientale delle organizzazioni e raccolta differenziata. Ma anche qui non tutto è così negativo; la Sicilia è infatti specializzata nell’agricoltura biologica e si attesta a una buona posizione in relazione alle merci in entrata e uscita su strada. E tra le regioni meno green d’Italia, che come punteggio si collocano al di sotto della media italiana, compaiono anche Lombardia, al 15° e Liguria 18° posto, e spostandosi verso il sud a far parte di questa black list ci sono anche Puglia 16° e Campania alla 17° posizione.