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lunedì 23 febbraio 2015

Il sacerdote di Tuscania “condanna” l’Imu agricola

    Cronaca - Don Pino Vittorangeli della chiesa del Sacro cuore scrive ai fedeli nella lettera parrocchiale e si schiera contro la "tassa ingiusta"
Il comune di Tuscania
Il comune di Tuscania 
Viterbo – Il parroco di Tuscania “condanna” l’Imu agricola.
Don Pino Vittorangeli della parrocchia del Sacro Cuore di Tuscania scende in campo contro la tassa sui terreni agricoli. E lo fa rivolgendosi direttamente ai suoi fedeli nella lettera parrocchiale che da questa mattina sarà distrubuita alla fine della messa. Una presa di posizione per “condannare” i sacrifici che i tuscanesi saranno costretti a fare per quella che definisce “una tassa ingiusta”.
Di seguito il testo della lettera parrocchiale.
“L’Imu agricola porterà – si legge – porterà, anzi dovrebbe portare oltre 12 milioni di euro nelle casse dei comuni della Tuscia. Il condizionale è d’obbligo perché di fronte al muro alzato dai proprietari, ben supportati dai sindaci e anche da esponenti stessi della maggioranza, è difficile prevedere come andrà a finire davvero questa vicenda che, con valutazione unanime, è nata male ed è stata gestita ancor peggio. I maggiori introiti sono previsti dal capoluogo (1,545 milioni di euro), seguito di un’incollatura da Tuscania (che dovrebbe concorrere con appena 13mila euro in meno).
Al terzo posto con un distacco consistente Canino (664mila euro), e poi Nepi (408mila), Civita Castellana (406mila). Massiccia la presenza di municipalità che superano la soglia dei 300mila euro: Acquapendente (308mila), Blera (310mila), Caprarola (325mila), Ischia di Castro (333mila), Monte Romano (374mila), Ronciglione (377mila), Sutri (323mila), Vetralla (311mila). Soriano nel Cimino dovrà invece incassare 295mila euro, Montefiascone 257mila, Capranica 286mila, Orte 267mila. Dell’elenco non fanno parte sia Montalto di Castro che Tarquinia in quanto, essendo stati in passato dichiarati comuni avvantaggiati, già introitavano le somme previste: insomma, in riva al Tirreno, l’Imu agricola si pagava da tempo. L’introito più basso si registra a Villa San Giovanni in Tuscia (quasi 9mila euro), ma non sono messi male anche Monterosi (43mila), Lubriano (40mila), Bassano in Teverina (34mila), Calcata (30mila), Canepina (40mila), Gradoli (60mila), Latera (70mila), Marta (86mila), Onano (55mila), Oriolo Romano (49mila), Tessennano (50mila), Vallerano (64mila), Vejano (73mila), Vignanello e Vitorchiano (90mila). Stranissimo il caso di San Lorenzo Nuovo (79mila euro), unico comune degli 8 che fanno parte della Comunità montana Alta Tuscia dove si paga. In sintesi su 60 comuni, soltanto 15 sono agevolati dall’applicazione dell’Imu (8 montani e 7 parzialmente montani con esonero per coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali), tutti gli altri 45 pagano. L’introito complessivo nella Tuscia ammonta a 12 milioni e 352mila euro, sui circa 350 milioni previsti in tutta Italia”.
Il parroco quindi si rivolge ai fedeli per motivar la scelta di questa presa di posizione. “Può apparire anomala una comunicazione di questo tipo in una semplice lettera parrocchiale – continua il messaggio -. Però, questo è un problema sociale per Tuscania gravissimo. Non potevamo come chiesa non concorrere alla sensibilizzazione di tale assurdità, perché le autorità preposte se ne rendano conto e quindi poter riaffermare la giustizia solidale per tutti.
Avvertimmo questo pericolo imminente già nella messa di ringraziamento dei frutti della terra domenica 18 gennaio, presenti le autorità locali e regionali, nella chiesa di santa Maria del Riposo. Vogliamo oggi incoraggiarli a difendere la città tutta, confortandoli che saremo loro vicini nella difesa della giustizia verso chi è più debole per una perequazione equa nella distribuzione dei pesi da sostenere per il bene comune”.
E infine: “Qualora si confrontasse il numero degli abitanti e la imposizione dell’imposta risulterebbe che Tuscania dovrebbe essere più ricca di Viterbo di oltre sei volte, mentre gli altri paesi della provincia, di gran lunga distaccati dai primi due, alcuni dovrebbero essere riconducibili a paesi del terzo mondo, altri addirittura appartenenti al quarto mondo e infine qualcuno dovrebbe essere annoverato tra quei poveretti che sulle “carrette del mare” fanno la spola tra la Libia e Lampedusa. Leggere per credere”.

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