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REGIONE LAZIO. Disposizioni integrative per la gestione della pesca sportiva e dilettantistica nelle acque interne per l'anno 2024 - CACCIA AL CINGHIALE. DOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA EDIZIONE TORNA LA "GRANDE BATTUTA AL CINGHIALE" NELLA RISERVA DI PISCIN DI POLVERE DOMENICA 17 MARZO 2024- CONFAVI LAZIO, CONTINUA CON GRANDI ADESIONI IL TESSERAMENTO CACCIA 2024 - SCRIVICI PER RICEVERE LA POLIZZA ASSICURATIVA PIU' VANTAGGIOSA -

lunedì 30 novembre 2015

REGIONE LAZIO: Zingaretti nomina un rom per gestire ottocento milioni di fondi per l'agricoltura....

Ma è altrettanto vero che mettere gli stessi nomadi a fare da controllori negli organi della pubblica amministrazione è quantomai singolare.Eppure il matrimonio tra le cervellotiche norme europee e le delibere sconclusionate della giunta Zingaretti ha fatto sì che nel Comitato di garanzia del Piano di Sviluppo rurale (Psr) sieda proprio un «rappresentante degli interessi rom».
A denunciare questa sconcertante novità è Francesco Storace, vicepresidente del Consiglio regionale del Lazio e segretario nazionale de La Destra. «Stimo parlando di un comitato che gestisce la bellezza di 780 milioni di euro - spiega Storace - Non pochi direi. Mi chiedo allora cosa c'entrino allora i rom nell'accertamento dell'attuazione del Psr? Secondo la Giunta a chiedercelo sarebbe l'Europa. Ma quali competenze hanno questi signori per essere inseriti in un organo istituzionale? E soprattutto perché, a partire dalla Mogherini fino ad arrivare a Zingaretti, non è stato chiesto conto di questa stupidaggine comunitaria?» In realtà il Lazio fa da apripista.
E viene quasi da sorridere, perché forse dopo il terremoto Mafia Capitale bisognerebbe riordinare le tessere andate fuori posto, invece di inserirne di nuove che forse non staranno mai al posto giusto. Nessuna regione italiana, infatti, fino ad oggi ha infilato i nomadi nel comitato di sorveglianza. «Chi non è riuscita a resistere all'imperativo (fasullo) dell'Europa - prosegue Storace - al massimo ha il celebre Unar, l'ufficio antidiscriminazioni razziali, come la Lombardia e il Piemonte o rappresentanti di associazioni sulla parità di genere o genericamente antidiscriminazione come Sicilia, Friuli, Sardegna. Non si ha traccia di bizzarrie simili in Liguria o in Campania. Solo nel Lazio mettiamo i rom. Ora aspettiamo Zingaretti al varco per capire chi designerà questo rappresentante. Il Pd li ha utilizzati per le primarie, hanno una bella esperienza in materia. Magari vince un Casamonica».Duro anche il capogruppo Fi in Regione, Antonello Aurigemma. «Dopo l'immaginazione, gli annunci, le promesse non mantenute, eccone un'altra da parte di Zingaretti», tuona il consigliere. Ironico invece Giuseppe Simeoni (Fi) che chiede se la scelta del fortunato verrà fatta in base a qualche esperienza specifica o per curriculum. Daniele Sabatini, capogruppo Ncd, parla di follia. «L'applicazione pedissequa di fantomatici dettami europei non può tradursi in norme senza senso - sottolinea - Per di più il Comitato si riunirà il prossimo 4 dicembre e da quel momento si avrà finalmente il via libera per i bandi relativi al Psr 2014-2020 attraverso i quali si renderanno disponibili risorse ingenti destinate allo sviluppo del territorio e a sostenere l'imprenditoria agricola, in particolare quella giovanile. Che c'entrano i Rom e soprattutto, ci domandiamo, cosa dovrebbero sorvegliare? Zingaretti ci illumini». «Si fa presente che i criteri di composizione del suddetto Comitato - risponde in una nota la Regione - sono stabiliti dalla Commissione Europea per alcune figure specifiche delineate nell'ambito dei Programmi di Inclusione Sociale. Quindi sono obbligatori per tutte le nazioni Ue». Ma solo il Lazio le applica?

giovedì 19 novembre 2015

Allumiere. L’Università agraria investe sul bovino maremmano

ALLUMIERE – Un abbinamento che sta sempre più prendendo corpo sul territorio dei monti della Tolfa e nello specifico ad Allumiere.
Per i buongustai della carne e di coloro che vogliono un prodotto buono, sano e genuino, da sabato 14 novembre ad Allumiere, presso il reparto macelleria del “Supermercato Meta” di Parigiani Massimo, sarà in vendita la pregiata e nutriente carne di bovini maremmani provenienti dall’allevamento biologico dell’Università Agraria di Allumiere.
Stessi prezzi del convenzionale per una carne la cui genealogia ed alimentazione è certa. Il bovino, nato 23 mesi fa sui pascoli della località Cesi della Vaccareccia, ha poi pascolato allo stato brado, sotto l’attento controllo dei butteri dipendenti dell’Ente, presso il centro di Colle di Mezzo, terreni di proprietà a gestione diretta dell’Università Agraria di Allumiere. I terreni siti nel comune di Allumiere, sono inclusi nella Zona a Protezione Speciale dalla Comunità Europea e certificati biologici.
“Va evidenziato – sottolinea il Presidente dell’Università agraria di Allumiere Antonio Pasquini – che l’introduzione della ‘Maremmana’ nelle mense scolastiche di Allumiere ha fatto registrare un incremento notevole delle richieste e quindi delle vendite di carne maremmana, per cui, oggi, possiamo affermare con certezza che sono terminati i tempi in cui i commercianti toscani ed umbri scendevano ad Allumiere ed acquistavano bovini di 3/6 mesi per introdurli nelle proprie mandrie e poi, dopo averli ingrassati li commercializzavano”.
Interventi mirati nell’alimentazione, pascolo, genetica e nella realizzazione di strutture idonee nell’azienda, hanno permesso all’Università Agraria di Allumiere di incrementare notevolmente la propria mandria e da sabato 14 novembre propone direttamente presso il reparto macelleria del “Supermercato Meta” una carne maremmana a Km. 0,00 proveniente da allevamento biologico di cui è certa l’alimentazione, il pascolo e la genealogia per cui un alimento buono, sano e genuino.
“La maremmana – prosegue Pasquini – è una pregiatissima razza bovina allevata nei pascoli che si estendono tra la bassa Toscana e l’alto Lazio. Le vacche e i vitelli pascolano liberamente allo stato brado e vengono controllati e seguiti nei loro spostamenti dai butteri in sella al loro inseparabile cavallo maremmano; i pascoli sorgono prevalentemente su substrati salini per la presenza nei secoli scorsi di aree paludose oramai bonificate. Le erbe spontanee che crescono su questi terreni sono il cibo preferito degli animali ed è proprio grazie alla loro alimentazione che la carne bovina di razza maremmana presenta al palato caratteristiche di sapidità molto intenso”.
Caratteristiche
I bovini maremmani discendono da razze indoeuropee che nei secoli scorsi, provenendo dall’Asia minore, hanno attraversato l’Europa orientale e, una volta valicate le Alpi e gli Appennini, si sono stabilite nei territori attuali.
Il caratteristico colore chiaro tra il bianco sporco ed il grigio ha da sempre protetto i bovini dal caldo e dal sole potente, dal quale è impossibile sfuggire nelle aperte praterie maremmane; molto caratteristiche le lunghe corna color avorio con punta nera che, nei tori e nelle femmine adulte, possono superare il metro di lunghezza. Inoltre, la mole molto robusta ha fatto sì che molti capi venissero sfruttati dall’uomo per lavoro (caratteristiche le raffigurazioni nei dipinti dei Macchiaioli e dei post-Macchiaioli di fine Ottocento e inizioNovecento).
Carne maremmana
Le caratteristiche tipiche della carne proveniente da bovini di razza maremmana sono la sapidità che si accompagnano ad un elevato contenuto proteico e ad una moderata presenza lipidica, con un ottimo equilibrio tra acidi grassi saturi e insaturi. Tutto ciò fa sì che questo alimento sia molto richiesto dai buongustai e, al tempo stesso, sia consigliato per soggetti anemici e nelle diete iperproteiche ed ipolipidiche.

lunedì 16 novembre 2015

Monte Compatri, installati i cestini per le deiezioni canine

Raccogli bisogni cani

Obiettivo decoro. Per questo a Monte Compatri sono stati installati 10 mini cestini per le deiezioni canine. Perché raccogliere gli escrementi dei propri animali domestici non solo è previsto dalla legge ma è anche un atto di civiltà. Che aiuta a mantenere il paese pulito.

Otto i contenitori posizionati nel centro urbano, due nei parchi (Aldo Moro e San Lorenzo Martire a Laghetto). “L’amministrazione comunale – spiegano il sindaco Marco De Carolis e l’assessore all’Ambiente Claudio Gara – invita proprietari e persone anche solo temporaneamente incaricate della custodia di un cane a non lasciare per strada gli escrementi prodotti, per preservare lo stato di igiene e decoro dei luoghi”.
Dal Comune, inoltre, ricordano che bisogna sempre essere forniti degli “strumenti idonei a raccogliere eventuali deiezioni, quali sacchetti di carta o plastica”. “Tenere pulita la nostra città – affermano De Carolis e Gara – non serve solo al senso estetico ma è anche una forma di rispetto verso gli altri”.
Restano inoltre valide le sanzioni amministrative, approvate nell’estate 2014, e che variano dai 100 ai 300 euro. “Un’azione inevitabile”, la definiscono il primo cittadino e l’assessore, che guardano soprattutto alle “aree frequentate dai bambini, per evitare l’insorgere di gravi problemi che ricadrebbero sul sistema sanitario pubblico”.


venerdì 13 novembre 2015

REGIONE LAZIO -USI CIVICI E IMPROVVISAZIONE. IL BINOMIO VINCENTE.


Il Presidente della Regione Lazio forse non lo sa, o forse preferisce non sapere, ma in qualche area dell'hinterland metropolitano la vicenda "Usi Civici" rischia di far crollare quel castelletto (inespugnabile, secondo pochi) costruito nel corso degli anni minuziosamente mattone su mattone secondo un sistema  politico esposto a continue e diversificate pratiche di ricerca del consenso elettorale. 
La situazione forse a qualcuno è sfuggita di mano, o forse le mani sulla questione sono troppe e di diverso colore. Ma cosa spinge davvero la Regione Lazio, e la Direzione Agricoltura in particolare a procrastinare i suoi stessi atti?? Noi non lo sappiamo ma lasceremo ad altri l'onere di scoprirlo....

Intanto, per rinfrescarci la memoria, facciamo un salto nel tempo.....

R.D. 26 febbraio 1928, n. 332 - Pubblicato nella Gazz. Uff. 8 marzo 1928, n. 57. Approvazione del regolamento per la esecuzione della legge 16 giugno 1927, n. 1766, sul riordinamento degli usi civici del Regno. 


Capo IV - Associazioni agrarie e frazioni di Comuni

59. Le Associazioni agrarie provvederanno all'amministrazione ed al godimento dei beni suddetti in conformità di statuti e regolamenti loro particolari. Questi però nel termine di un anno dalla pubblicazione del presente regolamento dovranno essere sottoposti a revisione per coordinarne le norme alle disposizioni della legge per il riordinamento degli usi civici e della legge comunale e provinciale. Le deliberazioni relative alla detta revisione saranno trasmesse per l'approvazione alla Giunta provinciale amministrativa. Una copia degli statuti e regolamenti, con le eventuali modificazioni, sarà trasmessa al Ministero dell'economia nazionale (ora Ministero dell'agricoltura e foreste), il quale, udito il Consiglio di Stato, potrà annullarli in tutto od in parte in quanto siano contrari alle leggi ed ai regolamenti generali.


Direzione Agricoltura - Marzo 2015
Direzione Enti Locali -  Settembre 2015


martedì 10 novembre 2015

La «guerra del latte», la protesta degli allevatori (con le mucche) del Lazio

Centinaia di aziende zootecniche rischiano di sparire in tutto il Lazio e così adesso alzano un muro contro il taglio del prezzo del latte alla stalla. Protesta martedì 10 a Roma, dove decine di allevatori della Coldiretti - soprattutto dalla Ciociaria e dalla provincia di Latina - sono arrivati all’incrocio di via Cristoforo Colombo, nel centro commerciale Euroma2, per contestare il prezzo contro il taglio del prezzo del latte alla stalla, imposto dalla multinazionale Lactalis, titolare dei marchi Parmalat, Galbani, Invernizzi, Locatelli.
La «marcia su Roma» ha visto anche l’adesione di numerosi allevatori delle province di Roma, Rieti e Viterbo. Con appena 34 centesimi a litro riconosciuti ai produttori di latte, tantissime aziende laziali (in tutto sono 1413) non ce la fanno più ad andare avanti: ormai non riescono più a coprire neanche i costi, che oscillano da 38 a 41 centesimi a litro. Quello che ricevono, spesso non basta neppure a sostenere le spese per alimentare il bestiame. Una situazione che sta mettendo in notevole affanno gli imprenditori zootecnici nell’intera regione, in particolare nel Frusinate e nel Pontino, dove esistono, nell’ordine, trecento e mille aziende. Già mille le stalle chiuse quest’anno in Italia e per evitare la stessa fine, i produttori laziali sono pronti alla «guerra del latte» a oltranza. «In tutto il Lazio – ha detto il direttore regionale di Coldiretti, Aldo Mattia – ci sono centinaia di aziende che rischiano di cessare l’attività. Quelle più penalizzate si trovano nelle province di Frosinone e Latina, perché consegnano il latte nei caseifici. Vogliono imporre un prezzo che farà chiudere le stalle. Noi lottiamo anche per difendere la qualità del nostro latte e la tracciabilità».
Tre cartoni su quattro di latte venduti in Italia, secondo l’organizzazione agricola, non contengono il prodotto italiano (ben 86 milioni di quintali sui 110 della produzione nazionale sono importati). «La difesa della zootecnica del Lazio – ha sottolineato l’assessore regionale all’Agricoltura, Sonia Ricci, che è andata tra gli allevatori durante la protesta a Roma – è una priorità della giunta Zingaretti, anche perché ha un grande scopo sociale legato al consumo del suolo. Alla Regione c’è un tavolo permanente e l’obiettivo è di arrivare a un prezzo minimo garantito su base annua per gli allevatori». In Ciociaria il quadro è preoccupante. «Da noi – ha dichiarato il direttore di Coldiretti Frosinone, Giuseppe Campione - la situazione è drammatica, con tante aziende zootecniche in forte difficoltà. Ci aspettiamo,perciò, interventi concreti da governo e Regione. Se nulla cambierà – ha concluso -, non tarderemo ad aumentare la protesta». Forse la «guerra del latte» è solo all’inizio.

Latte, via libera al fondo da 55 milioni. Ma gli allevatori alzano il tiro..e dietro la guerra del latte c'è il derby dei formaggi

I trattori e le mucche sono schierati a Ospedaletto Lodigiano, attorno allo stabilimento della multinazionale francese Lactalis (proprietaria del marchio Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli).
La categoria degli allevatori non ci sta: con 33 centesimi al litro non si coprono nemmeno i costi di produzione. Ma a stemperare la tensione interviene il ministro che, in visita al consorzio Virgilio, annuncia la firma del decreto attuativo del Fondo latte: in euro fanno 55 milioni per sostenere la liquidità, la ristrutturazione dei debiti e gli investimenti degli allevatori.
La misura si aggiunge alla cancellazione dell’Imu e dell’Irap agricole (600 milioni), all’aumento della compensazione Iva dall’8,8 al 10% (30 milioni), e al ritiro del formaggio dal mercato attraverso il bando indigenti (25 milioni dall’Unione Europea). 
Ma dopo quattro giorni di presidio, oggi la guerra del latte arriva anche tra gli scaffali dei supermercati dove Coldiretti presenterà ai consumatori il suo dossier.
Tutta la verità sul mercato del latte e la storia dell’acquisizione dei marchi italiani. Così dopo il «ricatto di Lactalis» - come lo bolla il presidente nazionale di Coldiretti Roberto Moncalvo - che sospenderà il ritiro da alcune stalle italiane. Il latte se lo procurerà altrove.
«È la protesta legittima di tantissimi allevatori che hanno bisogno di vedere remunerato il lavoro di tutti i giorni nelle stalle – riconosce Martina, al consorzio Virgilio per incontrare agricoltori e allevatori mantovani – Purtroppo abbiamo prezzi alla stalla che non coprono i costi, c’è bisogno che l’industria lattiera batta un colpo e lo faccia rapidamente».
E la guerra del latte è anche quella ai formaggi italiani. Anche dietro il «sottopagamento» del latte italiano da parte degli indistriali ci sarebbe lo zampino di chi vuole attentare a quel patrimonio di 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane e ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni.
Da giorni gli allevatori assediano lo stabilimento della multinazionale francese Lactalis nel Lodigiano, che, secondo Coldiretti, dal momento dell'acquisizione del gruppo Parmalat avrebbe «chiuso 4mila stalle italiane, oltre il 10 per cento delle stalle presenti nel bel Paese». 
Di questa strategia farebbe parte anche pagare il latte 34 centesimi al litro malgrado i costi di produzione siano in media compresi tra 38 e 41 centesimi. «Gli industriali che sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione sono gli stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all'uso della polvere di latte nei formaggi e yogurt made in Italy», dicono gli allevatori. «Siamo di fronte ad un vero ricatto straniero - dice Coldiretti - per la decisione del governo italiano di confermare il no alla produzione di formaggi senza latte fresco alla scadenza dell'ultimatum da parte della Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorso, con l'impegno diretto del presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30mila agricoltori della Coldiretti riuniti all'Expo». 
«Si voleva imporre all'Italia - prosegue Coldiretti - di produrre formaggi senza latte ottenuti con la polvere con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni italiane. E oggi, con la chiusura di mille stalle in un solo anno, si rischia di arrivare allo stesso drammatico risultato. Con un chilo di polvere di latte, che costa sul mercato internazionale 2 euro, è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso identico sapore perchè viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori».
La Lactalis Italia, però non ci sta e annuncia azioni legali. «È paradossale - spiega - che si parli di ricatto da parte di Gruppo Lactalis quando siamo ormai al terzo giorno di assedio da parte di Coldiretti al centro nevralgico di distribuzione del nostro gruppo in Italia». Blocco che impedisce la consegna del prodotto ai negozi. Il Gruppo Lactalis Italia «paga il latte italiano puntualmente ai propri conferenti il 20 per cento in più rispetto alla media del prezzo del latte alla stalla dei mercati europei» e «ha incrementato di più del 15 per cento l'acquisto di latte italiano negli ultimi tre anni, che oggi è pari a oltre 650 milioni di litri l'anno».

La guerra continua....a rischio il MADE IN ITALY!!

fonti: www.ilgiornale.it gazzettadimantova.gelocal.it

mercoledì 4 novembre 2015

NUOVA CONVENZIONE FEDERFAUNA PER MANGIMI DI ALTA QUALITA'.

FEDERFAUNA LAZIO comunica di averesottoscritto una speciale convenzione con il Mangimificio GALTIERI (Mangimi per animali di alta qualità) che da oltre quarant'anni rappresenta un punto di riferimento della filiera agroalimentare e del mondo zootecnico.
Quello che ci sta a cuore è dare agli allevatori un prodotto nutrizionale bilanciato, certificato e competitivo, realizzato a partire da materie prime selezionate e controllate.  I nostri prodotti si rivolgono a tutto il settore zootecnico degli animali da reddito e rurali, a cui si aggiungono le linee per il pet-food e i prodotti specifici per il nutrimento di cavalli sportivi.

I marchi Galtieri:
  
Una vasta gamma di prodotti ad alto valore nutritivo studiati per una sana alimentazione animale. I prodotti a marchio Valle Natura forniscono la più elevata garanzia di sicurezza nella catena alimentare-nutrizione umana.


DESTRIERO è una linea di mangimi di assoluta eccellenza che risponde perfettamente alle esigenze nutrizionali del CAVALLO. Nati grazie all'impegno di un team di nutrizionisti e ricercatori Galtieri, questi mangimi vengono prodotti con materie prime di alta qualità (avena, orzo, mais, fave, soia e carote), foraggi selezionati, vitamine e minerali.

DESY è una gamma completa di alimenti per gatti composta da crocchette arricchite con acidi grassi polinsaturi come Omega 3 ed Omega 6, bocconcini di carne fresca con vitamine. La gamma si completa con la lettiera composta da bentonite naturale al 100%. lta qualità (avena, orzo, mais, fave, soia e carote), foraggi selezionati, vitamine e minerali.

IGOR è una linea completa di alimenti per cani, ideale per tutte le fasi della vita: dalla nascita al mantenimento da adulti. Ogni tipologia di prodotto (crocchette, bocconi, patè, riso soffiato e pasta precotta) viene realizzata con ingredienti naturali, carni fresche, vitamine, sali minerali e la totale assenza di conservanti.

L'Azienda Avicola Galtieri AVIGAL Srl nasce come un servizio della Specialmangimi Galtieri SpA per garantire ai clienti, produttori di uova da consumo, pollastre di alta qualità, controllate secondo le norme igienico sanitarie per tutto il ciclo produttivo con resa e qualità eccellenti. L'AVIGAL alleva tutte le linee genetiche presenti sul mercato (hyline, lohmann ed Isa brown).



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Biodiversità: il Consiglio Regionale del Lazio approva piano risorse genetiche autoctone

È stato approvato oggi dal Consiglio regionale del Lazio il "Piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario". Il voto a favore della deliberazione consiliare ha dato via libera al programma di interventi a tutela della biodiversità delle "risorse genetiche" tradizionalmente coltivate o allevate da almeno 50 anni nel Lazio (finora ne sono state censite 186 vegetali e 27 animali). Il piano, valido per il periodo 2015-2017, dovrà essere attuato all'Arsial. A carico dell'agenzia sarà una spesa annuale di 300 mila euro. Altre risorse finanziarie sono previste dai contributi dei programmi di sviluppo rurale (PSR) del Lazio del 2007-2013 e 2014-2020.

Gli obiettivi del piano

Il piano è stato illustrato dall'assessore Sonia Ricci. "È la traduzione di un principio europeo", ha specificato la responsabile per l'agricoltura della giunta Zingaretti. Un principio che affonda le radici nella convenzione sulla biodiversità di Rio de Janeiro del 1992. Sarà compito dell'Arsial definire i piani operativi annuali, come ha ricordato l'assessore. Il piano approvato oggi fissa alcuni obiettivi generali. È prevista la prosecuzione delle indagini sul patrimonio genetico autoctono, sull'economia, sulla cultura e sul "saper fare" delle comunità che conservano queste specie. Continuerà a essere alimentato il registro volontario regionale, un elenco che va dall'albicocco di Monteporzio allo zucchino di Cerveteri. Tra gli altri obiettivi figurano il miglioramento della rete di conservazione e sicurezza (costituita da 496 agricoltori e 661 allevatori) anche per poter ottenere i contributi del nuovo PSR 2014-2020. E ancora: la promozione di investimenti innovativi sul territorio in grado di produrre risultati immediatamente applicabili nelle aziende agricole e, infine, le azioni locali individuate da Arsial. Iniziative per conservare e promuovere "elevati livelli di diversità negli ecosistemi agricoli e semi naturali regionali" avviare anche su suggerimento di aziende, comunità e amministrazioni locali. Un esempio di queste, portato dalla stessa Ricci, saranno le attività di conservazione partecipativa, nelle quali gli scambi di conoscenze tra operatori faranno da strumento di formazione.

Le modifiche approvate

Il Consiglio ha precisato, accogliendo le modifiche suggerite da Fabrizio Santori e Luca Malcotti del gruppo Misto, che i 300 mila di spesa annua a carico di Arsial potranno coprire esclusivamente le azioni e gli interventi previsti dal piano nonché dai programmi operativi annuali. Santori, durante la discussione generale, è stato critico sulle spese dell'Arsial e ha auspicato l'abolizione dell'agenzia. A suo dire sono necessari maggiori controlli sull'operato dell'Arsial. "Nel leggere il testo - ha poi osservato nel dibattito iniziale Malcotti - si ha l'impressione che esso consista in un elenco di propositi facilmente condivisibili, tutti ragionevoli, ovvi e, aggiungo, inutili". "Tutti i contenuti reali - ha aggiunto - vengono rimandati ai cosiddetti piani annuali". Ma qui, per il consigliere del gruppo Misto, mancherebbe una definizione del perimetro degli interventi che sono nelle intenzioni dell'amministrazione e della Giunta. Accolti dall'Aula nove emendamenti sui 15 presentati da Santori e Malcotti.

L'iter preparatorio

Il piano era stato oggetto durante l'iter preparatorio di parere favorevole da parte dell'VIII commissione del Consiglio regionale, competente per l'agricoltura, presieduta da Mario Ciarla (Pd). In quella sede il Movimento 5 Stelle, con le consigliere Silvana Denicolò eSilvia Blasi, aveva ottenuto il voto favorevole su 13 proposte di modifica del testo, mentre una portava la firma di Rosa Giancola e Riccardo Valentini, entrambi del Pd. Il testo, votato oggi, a fine luglio aveva ottenuto il via libera della commissione Bilancio, presieduta da Mauro Buschini.


A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

lunedì 2 novembre 2015

Carpineto Romano. Il Consiglio di Stato non accoglie la sospensiva alla sentenza del Tar sul problema delle vacche in giro per il paese.

(una vacca davanti al monumento ai Caduti di Carpineto Romano)
L'ordinanza del Consiglio di Stato, che non accoglie la sospensiva alla sentenza del TAR, richiesta dal Comune di Carpineto Romano sul problema delle vacche in giro per il paese e lungo la strada regionale 609 “carpinetana”, che collega i comuni di Segni Montelanico Carpineto Romano Maenza e Priverno, non coglie di sorpresa il sindaco Matteo Battisti, che già da giovedì ha avuto colloqui telefonici con la Prefettura di Roma: “Ormai siamo un paese abbandonato dalle Istituzioni politiche e dallo Stato. È un problema che si trascina da oltre vent’anni, ma ogni volta che si accenna ad una qualsiasi risposta, subito si viene bloccati. È evidente che si sta aspettando una tragedia, per il momento in questi anni abbiamo avuto solo cittadini feriti dai bovini o impauriti, incidenti stradali, vitelli che corrono per le vie del paese o “attendono” la corriera al capolinea tra i pendolari, il paese invaso tutti i giorni dalle deiezioni vaccine, animali che girano per i giardini e gli orti privati, che pascolano vicino ai cassonetti o al distributore di benzina: serve necessariamente un episodio tragico, affinché si risolva una volta per tutte il problema?”. Pochi anni fa, il suo predecessore aveva anche ipotizzato su un manifesto pubblico il problema della commercializzazione clandestina degli animali: “niente, neppure questo è bastato. Un problema formale salva i bovini e relega i cittadini di Carpineto Romano a cittadini figli di una giustizia minore. Il diritto degli animali prevale sul diritto alla sicurezza di donne, bambini, uomini di Carpineto Romano”, conclude amaramente il sindaco Battisti.