I trattori e le mucche sono schierati a Ospedaletto Lodigiano, attorno allo stabilimento della multinazionale francese Lactalis (proprietaria del marchio Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli).
La categoria degli allevatori non ci sta: con 33 centesimi al litro non si
coprono nemmeno i costi di produzione. Ma a stemperare la tensione interviene il
ministro che, in visita al consorzio Virgilio, annuncia la firma del decreto
attuativo del Fondo latte: in euro fanno 55 milioni per sostenere la liquidità,
la ristrutturazione dei debiti e gli investimenti degli allevatori.
La misura si aggiunge alla cancellazione
dell’Imu e dell’Irap agricole (600 milioni), all’aumento della compensazione
Iva dall’8,8 al 10% (30 milioni), e al ritiro del formaggio dal mercato
attraverso il bando indigenti (25 milioni dall’Unione Europea).
Ma dopo quattro giorni di
presidio, oggi la guerra del latte arriva anche tra gli scaffali dei
supermercati dove Coldiretti presenterà ai consumatori il suo dossier.
Tutta la verità sul mercato del latte e
la storia dell’acquisizione dei marchi italiani. Così dopo il «ricatto di
Lactalis» - come lo bolla il presidente nazionale di Coldiretti Roberto
Moncalvo - che sospenderà il ritiro da alcune stalle italiane. Il latte se lo
procurerà altrove.
«È la protesta legittima di tantissimi
allevatori che hanno bisogno di vedere remunerato il lavoro di tutti i giorni
nelle stalle – riconosce Martina, al consorzio Virgilio per incontrare
agricoltori e allevatori mantovani – Purtroppo abbiamo prezzi alla stalla che
non coprono i costi, c’è bisogno che l’industria lattiera batta un colpo e lo
faccia rapidamente».
E la guerra del latte è anche quella ai formaggi italiani. Anche dietro il
«sottopagamento» del latte italiano da parte degli indistriali ci sarebbe lo
zampino di chi vuole attentare a quel patrimonio di 487 formaggi tradizionali
censiti dalle Regioni italiane e ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati
nel tempo da generazioni.
Da giorni gli allevatori assediano lo stabilimento della multinazionale
francese Lactalis nel Lodigiano, che, secondo Coldiretti, dal momento
dell'acquisizione del gruppo Parmalat avrebbe «chiuso 4mila stalle italiane,
oltre il 10 per cento delle stalle presenti nel bel Paese».
Di questa strategia
farebbe parte anche pagare il latte 34 centesimi al litro malgrado i costi di
produzione siano in media compresi tra 38 e 41 centesimi. «Gli industriali che
sottopagano il latte italiano al di sotto dei costi di produzione sono gli
stessi che hanno tentato il colpo di mano per chiedere il via libera all'uso
della polvere di latte nei formaggi e yogurt made in Italy», dicono gli
allevatori. «Siamo di fronte ad un vero ricatto straniero - dice Coldiretti -
per la decisione del governo italiano di confermare il no alla produzione di
formaggi senza latte fresco alla scadenza dell'ultimatum da parte della
Commissione Europea, fissato il 29 settembre scorso, con l'impegno diretto del
presidente del Consiglio Matteo Renzi davanti ai 30mila agricoltori della
Coldiretti riuniti all'Expo».
«Si voleva imporre all'Italia -
prosegue Coldiretti - di produrre formaggi senza latte ottenuti con la polvere
con il rischio di far sparire 487 formaggi tradizionali censiti dalle Regioni
italiane. E oggi, con la chiusura di mille stalle in un solo anno, si rischia
di arrivare allo stesso drammatico risultato. Con un chilo di polvere di latte,
che costa sul mercato internazionale 2 euro, è possibile produrre 10 litri di
latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt e tutto con lo stesso
identico sapore perchè viene a mancare quella distintività che viene solo dal
latte fresco dei diversi territori».
La Lactalis Italia, però non ci sta e annuncia azioni legali. «È paradossale - spiega -
che si parli di ricatto da parte di Gruppo Lactalis quando siamo ormai al terzo
giorno di assedio da parte di Coldiretti al centro nevralgico di distribuzione
del nostro gruppo in Italia». Blocco che impedisce la consegna del prodotto ai
negozi. Il Gruppo Lactalis Italia «paga il latte italiano puntualmente ai
propri conferenti il 20 per cento in più rispetto alla media del prezzo del
latte alla stalla dei mercati europei» e «ha incrementato di più del 15 per
cento l'acquisto di latte italiano negli ultimi tre anni, che oggi è pari a
oltre 650 milioni di litri l'anno».
La guerra continua....a rischio il MADE IN ITALY!!
fonti: www.ilgiornale.it gazzettadimantova.gelocal.it
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