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giovedì 17 luglio 2014

Quote latte, Legramandi: multe vanno pagate, ma la colpa e' dei ''pifferai''.

Sono 15 giorni che si sente nuovamente parlare di quote latte e delle multe che ne comporta il mancato rispetto. Multe che, volenti o nolenti, dovremo pagare.
Nate da accordi tra i Paesi dell'UE negli anni '80 ed entrare in definitivo vigore nel 1988, con varie rettifiche nel corso degli anni, le quote latte rappresentano un limite alla produzione di latte da parte delle singole aziende.
Ai tempi, la politica italiana, dal mio punto di vista non competente in materia, ha preferito sacrificare l'agricoltura per favorire l'industria, e ne vediamo oggi i risultati. Ma fin da quando il regime delle quote e' entrato in vigore se ne sono viste di tutti i colori.
In Italia ha portato, ad esempio, alla formazione di cooperative che gestivano e gestiscono il latte delle aziende che ne producevano piu' della quota assegnata, commercializzandolo. Dal mio punto di vista ha quindi fatto il gioco di tanti speculatori e soprattutto quello degli industriali del latte, che vista la tanta offerta, hanno fatto in modo di tenere basso il prezzo del latte con subdole accortezze contrattuali.
Voglio ricordare, inoltre, che questo regime ha favorito l'immissione sul mercato di enormi quantita' di latte in "nero", uccidendo del tutto il mercato.
Ma entriamo nel merito del pagamento delle multe: argomento attuale...
Non c'e' da meravigliarsi che ora si debba pagarle! Si sapeva che l'Europa ne voleva il pagamento: era stata chiara.
Alcune forze politiche hanno unicamente illuso gli allevatori che non fossero dovute, cercando di coprire tutto per poter perseguire nei propri scopi, inducendo gli allevatori a non preoccuparsi, anzi, ad aumentare la produzione, non tenendo conto di quegli allevatori, che invece d'investire in strutture, hanno investito in quote indebitandosi per poter lavorare.
Mi dispiace per diversi miei colleghi, ma e' giusto, dal mio punto di vista, che le multe vadano pagate.
E non c'e' per questo da prendersela con l'Europa, ma con quei pifferai che hanno strumentalizzato la situazione per il proprio interesse, con quei governanti italiani, che se davvero volevano tutelare il "fatto in Italia", dovevano imporre le quote ai caseifici, non agli agricoltori: le vacche non sono rubinetti!
Purtroppo cio' non e' avvenuto e, alla fine, qual e' il risultato? Che, con l'aumento dei costi, con le multe da pagare, con il prezzo del latte bassissimo, molte aziende smetteranno di allevare, con ripercussioni economiche e sociali su tutto il sistema Italia...

Autore: Damiano Legramandi, Segretario FederFauna Misano, allevatore di vacche da latte

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