“A Roma e nel Lazio le mode alimentari estreme, che
altrove in Italia hanno fatto facile proselitismo, non hanno attecchito.
Il consumo di carne, vuoi per fattori culturali, vuoi per il
radicamento di una forte tradizione carnivora, si mantiene stabile”.
“Il vero problema è un altro e sta nel rapporto tra i quantitativi di
produzione nazionale e quelli importati. In Italia produciamo il 60%
della carne che consumiamo, percentuale che nel Lazio – rileva Granieri –
scende sotto il 50” (fonte Aral). Nella nostra regione si contano
(dicembre 2015) 10.591 allevamenti bovini rispetto agli 11.056 del 2012
(con un saldo negativo di 465 unità). Nel triennio hanno chiuso 515
stalle a orientamento produttivo misto (latte e carne), 112 che
producevano solo latte, ma sono nati 162 nuovi allevamenti specializzati
nella carne. Saldo positivo, sempre su base regionale, per gli
allevamenti suini. Nel Lazio sono 5.281 (dicembre 2015) a fronte dei
4.729 censiti alla fine del 2012, con un saldo attivo di 552 unità. Nel
triennio hanno aperto 97 nuovi allevamenti suini da riproduzione e altri
15 da ingrasso. Ma il dato più eclatante sono i nuovi 448 allevamenti
di maiali a uso familiare e consumo domestico, che salgono dai 3.860 del
2012 ai 4.308 del 2015. In leggera crescita gli allevamenti
professionali di polli, tacchini e galline. Crolla la filiera degli
ovini da carne (con gli allevamenti passati in 3 anni da 3.698 a 3.284,
perdita compensata però dal successo della filiera del latte). La
zootecnia da carne ha un peso enorme sull’economia agricola laziale. I
quasi 20.000 allevamenti sparsi sul territorio si traducono in una forza
lavoro stimata intorno alle 33.000 unità.
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