Il TAR d’Abruzzo ha respinto il ricorso di un'azienda agricola con sede nel Comune dell'Aquila, che non si è vista assegnare dall'amministrazione per gli usi civici (Asbuc) di Forcella, nella frazione aquilana di Preturo, un'area di uso civico per il pascolo del bestiame.
La contestazione del ricorso si è basata sul fatto che i terreni erano stati assegnati a ditte a che all'Aquila avevano “una residenza fittizia, o al più, da solo un anno”; il Tar ha accolto le motivazioni del difensore dell'Asbuc Mario Lepidi, avvocato amministrativista del foro aquilano, esperto in contenzioso demaniale e usi civici.
“La sentenza è particolarmente interessante in termini di novità in quanto è la prima pubblicata sulla vicenda della ‘Mafia dei pascoli’ subito dopo la promulgazione della legge regionale del 6 aprile 2020, numero 9, il cui fine è quello di tentare di arginare questo fenomeno: In realtà, la decisione offre - per la prima volta - una lettura commentata della disposizione normativa andando a spiegare nel dettaglio le varie fasi che interessano la selezione delle aziende agricole in sede di assegnazione dei pascoli”, spiega ad AbruzzoWeb l’avvocato Lepidi.
L’atto, infatti, arriva a seguito di numerose polemiche legate all’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri, presieduto dal ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia (Pd), della legge sui pascoli approvata nel Cura Abruzzo, che dà priorità agli allevatori abruzzesi nell’assegnazione dei terreni: Questo per sbarrare la strada a imprese che provengono da fuori e che accaparrano le aree per il pascolo non tanto per fare davvero zootecnia, ma per accedere ai ricchi finanziamenti europei erogati dall’Agea, (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), potendo contare sul diritto di avere in tutta Italia, contributi multipli rispetto ai piccoli allevatori abruzzesi, in virtù di produzioni di maggior pregio all’attivo.
Una norma che nasce quindi per contrastare la cosiddetta “Mafia dei pascoli”.
Per il Consiglio dei Ministri, la legge in questione “non ha alcuna attinenza con le misure straordinarie ed urgenti per l'economia e l'occupazione connesse all’emergenza epidemiologica e con la natura transitoria della legge”, e “pregiudica i diritti dei cittadini operando di fatto una modifica con conseguenze durature sulla previgente normativa”.
Il Cdm, inoltre, ha ricordato che “già prima della riforma del Titolo V della Costituzione, il regime civilistico dei beni civici non è mai passato nella sfera di competenza delle Regioni”.
La Regione, con in testa il vice presidente Emanuele Imprudente, della Lega, fautore del provvedimento ha annunciato battaglia a difesa della norma.
Tornando dunque alla sentenza del Tar, “nel caso di specie – aggiunge il legale Mario Lepidi - il ricorrente, risultato soccombente, difettava del primario requisito dell’operatività dell’azienda agricola, ovvero il residente deve avere un’azienda con presenza zootenica. Ovviamente l’esito del giudizio, andando ad accogliere la nostra tesi difensiva, ci lascia molto soddisfatti e conferma la correttezza dell'operato dell'Amministrazione Separata ma, allo stesso modo, offre lo spunto per ulteriori valutazioni da effettuare in maniera puntuale al fine di tutelare maggiormente il nostro demanio civico”.
Gli atti del giudizio, inoltre, sono stati trasmessi all’Anac e alla Procura della Repubblica dell’Aquila, “considerato che l’assegnazione dei pascoli soggetti ad uso civico consente ai beneficiari l’accesso ai contributi previsti dal Psr Abruzzo 2014-2020”.
Fonte:www.abruzzoweb.it
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