Il business del latte di mandorla sta mettendo a rischio la vita delle
api, essenziali nel processo di produzione della bevanda. L’allarme
arriva dagli Stati Uniti.
La filiera del latte di mandorla (che poi dovrebbe
dirsi “bevanda di mandorle”, per legge possono essere chiamati latti
solo quelli di origine animale) sta avendo un impatto devastante
sull’ambiente mettendo a rischio la vita delle api.
L’allarme arriva dagli Stati Uniti,
dove il consumo è aumentato del 250 per cento con un indotto pari a 1,2
miliardi di dollari all’anno. A tal proposito, un’indagine del The Guardian fa luce sulla crescente richiesta di mandorle in California che sta annientando le api utilizzate per impollinare i mandorleti.
Lo scorso inverno sono morti circa 50 miliardi di esemplari, ossia un
terzo dell’intera popolazione di api americane allevate a scopi
commerciali.
Una delle conseguenze è la crescita del numero di apicoltori che hanno dovuto ridurre la produzione di miele per affittare le loro colonie di api ai proprietari delle piantagioni di mandorli. Dennis Arp,
un apicoltore commerciale, ha spiegato che quasi la metà delle sue
entrate proviene ormai dal noleggio degli alveari che gli vengono
richiesti per impollinare i mandorli. “Ma ora sto perdendo oltre il 30
percento delle api e lo stesso capita a molti altri apicoltori”, spiega.
Dall’inchiesta si evince che la decimazione delle api è dovuta, in primis, all’uso smodato di pesticidi nelle piantagioni di mandorle. Nello specifico, l’uso del “roundup”
indebolirebbe le difese batteriche delle api, debilitandole fino alla
morte. Inoltre, l’impollinazione è molto faticosa perché costringe le
api a interrompere il riposo invernale uno o due mesi prima del
previsto, stravolgendone così il bioritmo. Dall’altro lato è necessario
una sforzo maggiore in termini di manutenzione rispetto
all’impollinazione di altre piantagioni.
Ma come se non bastasse
la concentrazione di miliardi di api nello stesso luogo è a rischio
epidemie. Secondo i produttori americani, il fenomeno andrebbe arginato
con l’impiego di programmi a basso uso di pesticidi e con ambienti a
maggiore biodiversità.
Fonte: The Guardian
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