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mercoledì 3 giugno 2020

PASCOLI, PARLA AZIENDA: DAL NORD IN ABRUZZO PER RISPETTO NORME E NON PER SPECULAZIONI

LUCOLI – “Nessun capo è stato abbandonato in quanto sul posto erano presenti gli operai dipendenti delle aziende” e “come accertato anche dal Servizio Veterinario, i capi ovini sono stati oggetto di predazione dei lupi e certamente spaventati, chiusisi per la protezione del gregge hanno patito la mancanza di vie di fuga con letali conseguenze. La concomitanza del repentino cambiamento delle condizioni meteorologiche eccezionali per la forte e brevissima perturbazione unitamente agli attacchi dei lupi hanno determinato la perdita dei capi”.
Così in una nota (pubblicata integralmente sotto), che arriva a quasi cinque mesi dall’articolo di Virtù Quotidiane sulla strage di ovini sui pascoli di Lucoli (L’Aquila), l’azienda agricola Daina Nicola offre la sua versione di quanto è stato denunciato a questo giornale dalla capogruppo di minoranza al Consiglio comunale, Simonetta De Felicis, funzionaria del Ministero degli Esteri in pensione, che ha svelato una serie di gravi irregolarità nell’ambito delle presunte attività criminose della cosiddetta mafia dei pascoli – un fenomeno che vedrebbe grandi aziende di fuori regione occupare vaste aree di terreni con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l’effettiva attività di pascolo degli animali – alla quale questo giornale da tempo dedica approfondimenti.
“È bene precisare”, si legge nella nota dell’azienda Daina, “che il legislatore europeo, con la riforma della Politica agricola comune del 2006, ha introdotto una nuova tipologia di attività agricola che consiste nel mantenimento dei terreni in buono stato agronomico. Potrà apparire bizzarro ma l’attività di mantenimento dei terreni, nell’ultimo decennio, è stata privilegiata rispetto alla più tradizionale attività di allevamento”.
“A tal fine, l’Unione europea ha attribuito alle aziende di allevamento ‘storiche’, come quelle in questione, i cosiddetti titoli Pac che consentono di ottenere il contributo comunitario non più in relazione all’allevamento, bensì per ogni ettaro di terreno mantenuto”, prosegue la nota. “Ovviamente in pianura i terreni sono molto più limitati rispetto alla montagna e, per questo motivo, molte aziende del Nord Italia per poter rispettare gli impegni assunti con l’Unione Europea hanno ricercato terreni liberi e disponibili in altre realtà del Paese”.
“Quindi la presenza di aziende del Nord Italia in territori lontani, come quello abruzzese, non è dettata da intenti speculativi, ma dal rispetto della Politica agricola comune che, si ripete, non tutela più l’attività di allevamento, ma promuove l’attività di mantenimento dei terreni che altrimenti sarebbero abbandonati”.
LA NOTA DI RETTIFICA
1 – In relazione all’affermazione “segnalato alle autorità competenti dalla capogruppo di minoranza al Consiglio comunale, Simonetta De Felicis”.
Si precisa che le aziende proprietarie dei capi, tramite mail pec inviata in data 24 dicembre 2019, sono state le prime a comunicare all’Amministrazione comunale, quale organo responsabile della Polizia Sanitaria del Comune, l’incidente in questione.
2 – In relazione all’affermazione: “Dal pascolo abusivo di armenti in zone a tutela speciale, come la Piana di Campo Imperatore, alla presenza di una ‘fossa comune’ di animali morti a centinaia e poi sepolti, con il rischio di percolato organico nelle falde acquifere, fino alla presunta possibilità che a Lucoli, uno dei comuni con la maggior superficie di pascoli in Italia, siano arrivate pecore già malate provenienti dai Balcani e scaricate di notte sugli alpeggi con grossi tir.”
Si precisa che: tale affermazione è falsa. Si specifica che uno spostamento di animali di tale dimensione e numero non è possibile effettuarlo di nascosto, dati i serrati controlli e quand’anche fossero stati fatti in via ufficiale lo spostamento è tracciato da documentazione sanitaria a disposizione di pubblica consultazione. È riscontrabile da quest’ultima l’inesistenza di tale accadimento.
3 – In relazione all’affermazione: che la consigliera sostiene che in data 3 gennaio 2020 “Percorrendo la strada sterrata del Peschiolo ho notato diverse carcasse di pecore morte sparse per tutta la vallata dove peraltro sono evidenti i segni di stazzi abbandonati. Alcune delle carcasse, in avanzato stato di decomposizione e scarnificazione, avevano ancora il microchip di riconoscimento dell’animale”.
Si precisa che: nella data del 3 gennaio non c’erano carcasse in quel luogo perché già correttamente smaltite come emerge dai Ddt (documenti di trasporto) del 23 dicembre 2019 e 29 dicembre 2019 consegnati alle Autorità veterinarie e anche all’amministrazione comunale in cui si certifica che le pecore decedute sono state correttamente smaltite in tali date. Quindi in data 3 gennaio 2020 è impossibile che la consigliera le abbia rinvenute ancora al pascolo.
4 – In relazione all’affermazione: “è che su quel terreno non potevano proprio esserci ovini al pascolo, visto che secondo le norme dal 30 ottobre gli animali dovrebbero essere in stalla o recinti idonei e al pascolo solo nelle ore diurne, accompagnati da pastori a seconda del numero di capi.”
Si precisa che: Il terreno in questione rientra nei cosiddetti “Pascoli bassi – invernali” luoghi dove, in forza del Regolamento comunale, è consentito il pascolamento dal mese di novembre al mese di maggio di ogni anno.
5 – In relazione alle affermazioni: “Animali che presumibilmente sono morti di stento, fame e freddo, perché abbandonati” e “gli ovini sono stati dimenticati dai pascoli d’altura di Campo Felice e abbandonati a valle, in uno stallo pieno di rovi, non adibito a pascolo, così come riferito anche da alcuni pastori e come documentato dalle fotografie”
Si precisa che: Nessun capo è stato abbandonato in quanto sul posto erano presenti gli operai dipendenti delle aziende in questione. Come accertato anche dal Servizio Veterinario, i capi ovini sono stati oggetto di predazione dei lupi e certamente spaventati, chiusisi per la protezione del gregge hanno patito la mancanza di vie di fuga con letali conseguenze. La concomitanza del repentino cambiamento delle condizioni meteorologiche eccezionali per la forte e brevissima perturbazione unitamente agli attacchi dei lupi hanno determinato la perdita dei capi.
A tal proposito si precisa che il luogo in cui sono stati rinvenuti gli animali è una valletta ben riparata, di puro pascolo polifita, utilizzato secondo le consuetudini anche dai pastori locali per portare gli armenti (ovini, bovini e equini) all’aria aperta, abbeveraggio e alimentazione fresca.
6 – Infine in merito all’affermazione: “Si tratta di un sistema ben collaudato che consiste nell’affitto di terreni demaniali destinati al pascolo, che da solo consente di ottenere i requisiti per accedere a sostanziosi fondi comunitari, pur senza necessariamente essere in possesso di capi di bestiame o svolgere realmente l’attività di allevamento”. “Il caso è ora al vaglio degli inquirenti ma i fatti, se accertati, sembrano ricondurre al fenomeno diffuso su tutto il panorama nazionale dei pascoli fantasma, con armenti spesso malati e decrepiti, abbandonati. Attività al limite della legalità che trovano terreno fertile sulle alture dell’Appennino centrale e delle aree interne abruzzesi per un giro d’affari clamoroso che ammonta a milioni di euro”.
Si precisa che: le aziende coinvolte nell’incidente, da anni, svolgono l’attività di allevamento e, sui terreni a pascolo, come quelli di Campo Felice, svolgono l’attività di mantenimento dei terreni prevista dalla normativa europea – “condizionalità” (art. 4 Reg. UE n. 1307/2013).
Sul punto è bene precisare che il legislatore europeo, con la riforma della Politica Agricola Comune del 2006, ha introdotto una nuova tipologia di attività agricola che consiste nel mantenimento dei terreni in buono stato agronomico. Potrà apparire bizzarro – soprattutto agli occhi di chi non conosce la materia – ma l’attività di mantenimento dei terreni, nell’ultimo decennio, è stata privilegiata rispetto alla più tradizionale attività di allevamento, in quanto in forza di accordi internazionali a cui ha preso parte anche l’Unione Europea sono stati introdotti nuovi e diversi obiettivi: i) disincentivare l’attività di allevamento nei Paesi dell’Unione Europea (in cui dalla metà degli anni ’80 si registra una sovraproduzione nel settore della carne rispetto alle esigenze alimentari degli abitanti) per favorire la commercializzazione di carne proveniente da altri continenti; ii) livellamento mondiale dei prezzi di mercato.
A tal fine, l’Unione Europea ha attribuito alle aziende di allevamento “storiche”, come quelle in questione, i c.d. “Titoli Pac” che consentono di ottenere il contributo comunitario non più in relazione all’allevamento, bensì per ogni ettaro di terreno mantenuto. Ovviamente in pianura i terreni sono molto più limitati rispetto alla montagna e, per questo motivo, molte aziende del Nord Italia per poter rispettare gli impegni assunti con l’Unione Europea hanno ricercato terreni liberi e disponibili in altre realtà del Paese.
Quindi la presenza di aziende del Nord Italia in territori lontani, come quello abruzzese, non è dettata da intenti speculativi, ma dal rispetto della Politica Agricola Comune che, si ripete, non tutela più l’attività di allevamento, ma promuove l’attività di mantenimento dei terreni che altrimenti sarebbero abbandonati.
Riassumendo si precisa che:
– Esiste un mercato libero dei Titoli Pac: si possono acquistare o vendere.
– I Fondi della Politica Agricola Comune non gravano sul bilancio della Regione Abruzzo, bensì su quello dell’Unione Europea.
– Se gli allevatori locali non hanno ricevuto in passato i Titoli Pac è perché all’epoca (quando i Titoli sono stati assegnati dall’Unione Europea) non svolgevano attività di allevamento o, forse, perché, inconsapevolmente, ne hanno ignorato l’esistenza. In ogni caso, oggi, possono chiedere allo Stato tali Titoli presentando una domanda per accedere alla “Riserva Nazionale”.
– I terreni di Campo Felice non sono stati sottratti ad alcun locale, visto che in gran parte erano sfitti e abbandonati.
– Gli allevatori locali, qualora ci fossero, hanno la priorità su tutti gli altri avvalendosi dell’uso civico.
– La descritta attività di mantenimento dei terreni ha apportato molti benefici, poiché aree che prima erano abbandonate ora vengono utilizzate e mantenute generando altresì un introito a favore degli enti proprietari, ovvero a favore di tutta la comunità.

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