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REGIONE LAZIO. Disposizioni integrative per la gestione della pesca sportiva e dilettantistica nelle acque interne per l'anno 2024 - CACCIA AL CINGHIALE. DOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA EDIZIONE TORNA LA "GRANDE BATTUTA AL CINGHIALE" NELLA RISERVA DI PISCIN DI POLVERE DOMENICA 17 MARZO 2024- CONFAVI LAZIO, CONTINUA CON GRANDI ADESIONI IL TESSERAMENTO CACCIA 2024 - SCRIVICI PER RICEVERE LA POLIZZA ASSICURATIVA PIU' VANTAGGIOSA -

mercoledì 26 giugno 2019

“LA MAFIA DEI PASCOLI STA METTENDO IN GINOCCHIO AZIENDE DI PASTORIZIA”, DENUNCIA DI UN ALLEVATORE DI VITTORITO

E’ un allevatore di Vittorito, Adriano Marrama, a riaprire il fronte della “mafia dei pascoli” in Abruzzo, tornando a denunciare l’inquietante fenomeno dopo l’esposto presentato due anni fa alla Guardia di Finanza. “Ho sollecitato la Finanza ad andare avanti nelle indagini, per porre fine ad una speculazione indecente e dannosa per allevatori e agricoltori abruzzesi” precisa Marrama. La cosiddetta “mafia dei pascoli” è un business “legale”, che frutta milioni di euro sul “giro” di terreni agricoli e demaniali delle aree montane dell’Appennino centrale per migliaia e migliaia di ettari di alpeggi.La “mafia dei pascoli” consiste in una speculazione di organizzazioni criminali e sedicenti aziende agricole che da decenni prendono in fitto terreni al solo scopo di incassare i fondi resi disponibili dall’Unione Europea per gli allevatori. In Abruzzo ogni anno arrivano circa 20 milioni di euro di fondi comunitari da destinare agli allevamenti. “Di questa questione nessuno ne parla nonostante le denunce ufficiali” sottolinea Marrama, che sul caso ha presentato un sostanzioso e voluminoso dossier. Secondo la denuncia dell’imprenditore, grandi aziende del Nord Italia affitterebbero vaste aree di terreni con lo scopo di veder fruttare i titoli di coltura in loro possesso ma senza poi garantire l’effettiva attività di pascolo degli armenti, spesso fantasma o ridotti a pochi capi di bestiame, in alcuni casi malati e decrepiti, a volte lasciati addirittura incustoditi, bestie “figuranti” che servono solo a legittimare l’ottenimento dei fondi europei. In sostanza, stando alla denuncia dell’allevatore peligno, gli speculatori porrebbero in essere un utilizzo improprio del pascolo con il solo scopo di ottenere soldi pubblici, un danno per il territorio e per gli allevatori locali, di fatto tagliati fuori, che rischiano di chiudere e cessano le loro attività perché non riescono a competere con le grandi aziende di fuori regione.“Si sta stravolgendo un territorio che per millenni ha permesso alle popolazioni di vivere. Un giochetto che è ormai sotto gli occhi di tutti – continua l’imprenditore – in uno degli stazzi di Cocullo, solo per fare un esempio, lo scorso anno, pascolavano quattro asini vecchi sgangherati, deperiti, senza acqua, poi morti di stento. La morte degli asini venne attribuita all’attacco dei lupi ma chi vive il territorio quotidianamente sa bene che così non è stato. Come alcune bufale che invece di stare negli acquitrini, contesto conforme al loro tipo di allevamento, bivaccano sulle nostre montagne”.“Il problema è che gli allevatori locali non hanno i titoli per competere con le grosse aziende del nord, la maggior parte delle quali – sostiene Marrama – ha un contratto in scadenza nel 2021 con accordi di quattro anni, quando la legge obbliga invece i Comuni a fare un avviso pubblico annuale per l’affitto dei pascoli. Inoltre – puntualizza – l’attestazione dei titoli si ristabilisce, guarda caso, proprio nel 2020 e, neanche a dirlo, gli allevatori locali sono praticamente fuori concorso”. Per titoli si intende il requisito Pac, acronimo di Politica Agricola Comune, il punteggio che accumula un’azienda in base alla superficie agricola di pascolo. L’attuale normativa, in vigore fino al 2020, prevede un valore per i titoli di circa 230 euro per ettaro, a cui si aggiungono altri contributi a seconda delle condizioni specifiche.Il problema è che il valore dei titoli non è uguale per tutti e il canone di affitto delle zone montane è di conseguenza lievitato fino a quattro volte rispetto alla tariffa che pagavano in passato i pastori locali. Una situazione che di fatto favorisce i grandi gruppi e le cooperative di fuori regione. Quindi tutto quello che sulla carta è un forte sostegno all’attività agrozootecnica e pastorale in montagna, nella realtà può rappresentare un vero e proprio incentivo alla speculazione. “Nel nostro territorio – precisa Marrama – alcune aziende del nord hanno comprato vecchie stalle in disuso e preso anche la residenza. Così non pagano l’affitto del pascolo e aumentano i titoli in possesso. A rimetterci sono sempre gli allevatori locali che non possono competere in alcun modo”. “Nel giugno del 2018, paradossalmente, è stata reintrodotta nella normativa ministeriale la possibilità di pascolamento terzi, un altro trucchetto – spiega ancora l’allevatore – che agevola di fatto le speculazioni e le truffe”.“Alcune società – dice – hanno prestanome locali e l’evidenza pubblica di affido è poco trasparente. Il risultato è che le nostre imprese agricole sono costrette a chiudere oppure a svendere ma c’è sempre qualcuno di loro pronto a comprare per quattro soldi”. Un decreto ministeriale del 2015 sanciva infatti che per poter accedere ai fondi comunitari occorreva non solo la disponibilità dei terreni ma anche che gli animali al pascolo fossero di proprietà dell’azienda. Una disposizione che garantiva maggiori tutele ai pastori locali finita però in una bolla di sapone. Alcuni pascolamenti, sempre secondo la denuncia dell’allevatore, prevedono uno stazzo di 60 giorni dopo i quali il bestiame viene trasferito in altre pasture. “Sembra il gioco delle tre carte. Venti milioni di euro equivalgono a duecentomila pecore circa ma sugli alpeggi abruzzesi non se ne vedono nemmeno la metà, le montagne sono quasi deserte” osserva Marrama che ha inserito anche questo aspetto burocratico “ingegnoso” nell’esposto presentato alle Fiamme gialle. Così se da una parte c’è un guadagno per enti locali e amministrazioni dei beni di uso civico e dall’altra il territorio viene impoverito perché i pascoli sono in gran parte diventati appannaggio di grandi aziende, che lucrano risorse dell’Unione Europea, senza che venga svolta alcuna attività effettiva di pastorizia, sottraendo fondi e alpeggi agli imprenditori locali che sono costretti sempre più spesso a chiudere le loro attività, davanti ad una concorrenza sleale.
Fonte:www.reteabruzzo.com

venerdì 21 giugno 2019

Agricoltura, il Consiglio Regionale del Lazio inizia la discussione sui Biodistretti


Il Consiglio regionale  del Lazio, presieduto da Mauro Buschini , ha iniziato oggi l'esame della proposta di legge per la disciplina e la promozione dei biodistretti. Si tratta di norme che dotano di una regolamentazione specifica i biodistretti, nati negli anni scorsi spontaneamente. In pratica un’area geografica omogenea con vocazione all’agricoltura biologica, dove i vari soggetti che operano nel settore “stringono un patto di solidarietà – si legge nella relazione che accompagna la proposta – per la gestione sostenibile del territorio, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo”. Si mettono in rete amministrazioni locali, produttori, consumatori per promuovere un modello di sviluppo ecosostenibile. Con questa proposta, la prima in tutta Italia, si prevedono le forme in cui può nascere ed essere gestito un biodistretto e le forme di intervento regionale, attraverso l’istituzione di un fondo specifico.
A illustrare la proposta in Aula ha provveduto il primo firmatario, Enrico Panunzi (Pd), che ha ribadito l’esigenza di queste norme “per affermare un metodo di produzione diverso dal passato, che attraverso i biodistretti può diventare la norma e non un’eccezione. La Regione ha il dovere di incentivare sia la produzione che il consumo responsabile. Questa legge ha l’ambizione di intervenire su un ampio spettro di temi, dall’economia circolare, al riuso dei rifiuti, alla salvaguardia delle biodiversità”.

Valerio Novelli (M5s), presidente della commissione Agricoltura e ambiente, ha parlato di un confronto molto interessante avvenuto nel corso delle audizioni. “E’ una legge – ha spiegato - che valorizza le reti delle aziende, un obiettivo su cui ci stiamo battendo dall’inizio della legislatura per promuovere le eccellenze della nostra Regione”. Secondo Silvia Blasi (M5s), “sarebbe servito un confronto più approfondito in commissione. Il distretto biologico può diventare un soggetto importante, un luogo dove si realizza un patto fra amministratori, operatori economici e consumatori, attraverso la partecipazione dal basso, un luogo della qualità ambientale e non solo della produzione agricola. Ma senza declinare le caratteristiche del distretto, le azioni e gli obiettivi da raggiungere e finanziare rischia di essere un’occasione persa”.  Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) ha parlato di “piccola e grande legge, una legge snella, con pochi articoli, ma che ha un potenziale di trasformazione e cambiamento reale molto forte. Partiamo dall’agricoltura, per descrivere un altro mondo possibile, un modello di sviluppo che punta a coniugare la sopravvivenza dei singoli con quella del pianeta stesso”.  
L’assessore Enrica Onorati, da parte sua, ha spiegato che “unire ambiente e politiche agricole è un tema di questo tempo, un testo molto positivo, che apre grandi opportunità per il nostro territorio”.
Dopo l'esame dei primi emendamenti, la seduta è stata aggiornata a mercoledì 26 giugno per mancanza del numero legale.

A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

martedì 18 giugno 2019

UN NETWORK PER L'AGRICOLTURA MULTIFUNZIONALE. CONVEGNO A ROMA IL 25 GIUGNO

La definizione “agricoltura multifunzionale” identifica tutte quelle realtà che alla produzione agricola uniscono la prestazione di servizi utili alla società: agriturismo e turismo rurale, educazione alimentare e ambientale, vendita in filiera corta, servizi ambientali e attività sociali.
Soprattutto negli ultimi anni, la multifunzionalità è divenuta un fattore caratterizzante della nostra agricoltura, tanto per il gradimento dei consumatori, quanto per la quantità di aziende coinvolte, fino a distinguersi come strumento di grande utilità anche per la valorizzazione dei territori rurali.

Consapevoli dell’importanza del tema, l’Assessorato all’Agricoltura, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Ambiente e Risorse Naturali della Regione Lazio e Arsial promuovono una giornata di studio dedicata alla multifunzionalità agricola, dal titolo “Progettare lo sviluppo. Un network per l’agricoltura multifunzionale”, in programma a Roma il prossimo 25 di giugno, nella splendida cornice del complesso della Ex Cartiera Latina di Via Appia Antica 42.
La giornata, alla quale prenderanno parte numerosi soggetti istituzionali, è dedicata allo scambio e alla circolazione di esperienze, con l’intento di approfondire modelli aziendali, buone pratiche di governance e strumenti a supporto delle imprese, messi in campo dai servizi agricoli delle diverse regioni. L’evento, gratuito e aperto a ogni tipo di pubblico, è rivolto soprattutto a imprese, tecnici, ordini e organizzazioni professionali, scuole, università, enti di ricerca, Comuni, agenzie regionali ed enti di sviluppo, Gal, associazioni di consumatori, attori del settore turistico, operatori ambientali e dei servizi di welfare.

mercoledì 5 giugno 2019

DA COLONNA A GALLICANO LUNGO LA VIA DELL'AGRARIA.....(e della Legge 168/17)

Una settimana ricca di novità a riguardo delle Università Agrarie di Colonna e Gallicano.

E' arrivata la risposta all'interrogazione presentata dal consigliere Aurigemma in ordine alla gestione di alcuni  fondi dell'U.A di Colonna utilizzati per la manutenzione stradale nonostante la proprietà delle stesse sia risultata essere comunale o provinciale. 
L'Assessore Troncarelli, nel ribadire quanto gia espresso nella seduta del 20 marzo, ha definitivamente chiarito l'impossibilità della Regione ad intervenire in merito alla gestione degli enti esponenziali, in quanto, come peraltro ribadito dal legislatore nazionale nella legge numero 168 del 23/11/2017, tali enti sono soggetti riconosciuti come “ordinamento giuridico primario delle comunità originarie; a) soggetto alla Costituzione;” e trovano il loro fondamento negli articoli 2, 9, 42 e 43, “b) dotato di capacità di autonormazione sia per l’amministrazione soggettiva e oggettiva, sia per l’amministrazione vincolata e discrezionale;”. 
Quindi né lo Stato, né la Regione, né il Comune, nell’ambito delle rispettive competenze, possono intervenire con apposite norme per la gestione e il funzionamento dell’ente. Ai sensi delle disposizioni di cui all’articolo 78 del DPR 616 del 1977 e dell’articolo 37 della legge regionale n. 14 del 1999, i compiti di vigilanza sull’amministrazione dei beni di uso civico erano e permangono in capo ai Comuni. È il Comune, nella persona del Sindaco, che ha la competenza di esaminare i documenti, anche contabili, prodotti dall’ente agrario (vedi articolo 64 RD 26 febbraio 1928 n. 332). 

Lunedi 3 giugno  è stata invece resa pubblica la sentenza del TAR LAZIO n. 07150/2019 che ha definitivamente rigettato il ricorso presentato dall'EX Presidente dell'U.A. di Gallicano, Ente Commissariato, in merito all'elezione del Comitato di Gestione Provvisorio dello scorso 5 giugno.
Il TAR ha dichiarato INAMMISSIBILE il ricorso per difetto di legittimazione del ricorrente. Nel dispositivo si legge che..."Agendo quale mero “utente”, il ricorrente agisce senza la titolarità di una posizione qualificata, che valga a differenziarlo dal resto della cittadinanza, cosicché egli è equiparabile al “quisque de populo”.
Il TAR ha poi condannato il ricorrente al pagamento delle spese di giudizio nei confronti del Comune liquidate in 2.500,00 Euro oltre accessori.
Quindi ricapitolando: le Elezioni per l'elezione dei componenti del Comitato di Gestione dell'U.A. di Gallicano nel Lazio sono valide come anche le procedure adottate dal Sindaco di Gallicano nel Lazio in merito alla predisposizione di tutti gli atti propedeutici.

Ora spetta al Comitato di Gestione ridare ordine all'Ente e preparare tutto il necessario per tornare al più presto al voto!


martedì 4 giugno 2019

Arrriva il lupo "Prenestino"....ed è subito allarme.

Le straordinarie immagini dei lupi tra il nord della Ciociaria e le campagne di Valmontone

Circa un mese fa avevamo segnalato la presenza di lupi nella zona della ZRC3 San Vittorino-Gallicano. Oggi leggiamo di avvistamenti di lupi tra le zone a nord della Ciociaria ed il sud della provincia di Roma. Proprio nel marzo del 2018 alcuni avvistamenti interessarono la zona di via Prenestina tra Olevano e Genazzano, ed in questi giorni altri due tra le montagne tra Serrone e Piglio (foto in alto) e tra i verdi prati tra Valmontone e Genazzano.
Due avvistamenti che ci raccontato come questo animale solitario alla ricerca del cibo per sfamarsi si avvicina sempre più ai nuclei abitati dall’uomo. 
Il secondo avvistamento è stato fatto tra le colline di Valmontone e Genazzano ed in questo caso ad immortalare il passaggio del lupo è un video (in basso) dove ben due  esemplari si vedono aggirarsi con fare sospetto tra i verdi prati ed un vigneto per nulla indispettiti dalla presenza dell’uomo che lo sta riprendendo. (fonte:valle-del-sacco.frosinonetoday.it)


lunedì 3 giugno 2019

Servizio ambulatoriale veterinario nella città di Cassino. C'è bisogno di tempo.

In mertito all’attivazione del Servizio ambulatoriale veterinario nella città di Cassino il consigliere regionale Ciacciarelli ha presentato una interrogazione per sapere quali determinazioni la Regione Lazio intenda assumere ai fini dell’attivazione di un Servizio ambulatoriale veterinario e di sterilizzazione degli animali randagi sul territorio del Comune di Cassino, viste le difficoltà a tutt’oggi riscontrate nel mantenimento e nell'apertura del Servizio sulla provincia di Frosinone.
Di seguito la risposta dell'Assessore Troncarelli al quesito.