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REGIONE LAZIO. Disposizioni integrative per la gestione della pesca sportiva e dilettantistica nelle acque interne per l'anno 2024 - CACCIA AL CINGHIALE. DOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA EDIZIONE TORNA LA "GRANDE BATTUTA AL CINGHIALE" NELLA RISERVA DI PISCIN DI POLVERE DOMENICA 17 MARZO 2024- CONFAVI LAZIO, CONTINUA CON GRANDI ADESIONI IL TESSERAMENTO CACCIA 2024 - SCRIVICI PER RICEVERE LA POLIZZA ASSICURATIVA PIU' VANTAGGIOSA -

martedì 27 febbraio 2018

AMATRICE, ENPA assente ingiustificata....




LE DICHIARAZIONI DEI VOLONTARI DELL'ENTE NAZIONALE PROTEZIONE ANIMALI CI DESCRIVONO UNA REALTA' DIVERSA DA COME VIENE QUOTIDIANAMENTE RIFILATA ATTRAVERSO I CANALI DI INFORMAZIONE..... 

ENPA....DOVE E' SEVERAMENTE VIETATO DISSENTIRE!

mercoledì 21 febbraio 2018

VOTO 4 MARZO. DA FEDERFAUNA INDICAZIONI SUI CANDIDATI

FederFauna e' un'Organizzazione Sindacale apolitica e apartitica, ma nel rispetto delle sue finalita' di tutela degli interessi dei propri Iscritti, non poteva esimersi dal segnalare loro quali siano i candidati alle prossime elezioni politiche che hanno assunto posizioni a tali interessi favorevoli o contrarie.
Per questo motivo, dopo aver pubblicato un primo esame dei principali programmi elettorali, pubblichiamo di seguito due schemi che, suddivisi per collegi, riportano i nomi di tutti i candidati dei principali partiti e coalizioni, evidenziati in VERDE se hanno assunto posizioni favorevoli al nostro mondo (su uno o piu' temi) ed evidenziati in ROSSO se hanno assunto posizioni contrarie (su uno o piu' temi).

E’ possibile che ci siano altri candidati, sia positivi che negativi per noi, i cui nomi non sono evidenziati, ma ciò è dovuto solo al fatto che non li conosciamo. Per esempio, per il Movimento 5 Stelle e per Liberi e Uguali i nomi sottolineati sono pochi, ma e' gia' il programma che hanno presentato i due movimenti che si presenta contrario agli interessi dei nostri Iscritti. 
Stesso dicasi per Forza Italia, dove e' stato Berlusconi stesso a sostenere le posizioni della Brambilla, tuttavia nelle sue liste alcuni nomi di persone che in passato hanno assunto posizioni favorevoli al nostro mondo ci sono, così come nelle liste di Lega e Fratelli d'Italia, che hanno invece presentato un programma favorevole al nostro mondo, compaiono alcuni nomi di persone che in passato hanno assunto posizioni decisamente contrarie ai nostri interessi. 
Lo stesso vale per la coalizione di centrosinistra: il PD ha programma favorevole, ma in coalizione ci sono anche Verdi e Radicali e qualche candidato negativo certo non manca. Le valutazioni su quale partito votare, pertanto, potranno essere differenti collegio per collegio.

NOTA IMPORTANTE:

la nuova legge elettorale non prevede il voto disgiunto, percio', se in un determinato collegio si intende non favorire un certo candidato, perché ostile al nostro mondo, sarà necessario, in quel collegio, non votare nessuno dei partiti appartenenti alla coalizione che lo ha presentato e votare, invece, un partito della coalizione avversaria.

ALTERNATIVA PARTITI MINORI

Vista sempre la nuova legge elettorale, per i cosiddetti "partiti minori" sembra che sarà piuttosto difficile riuscire a portare in Parlamento i propri candidati, tuttavia potrebbero esserci delle sorprese ed inoltre, in quei collegi in cui sia la coalizione di Centrodestra che quella di Centrosinistra presentino entrambe candidati da boicottare, il voto ai partiti minori potrebbe rappresentare un’alternativa.

Stando alle notizie che abbiamo reperito, parrebbe che solo nel programma di CasaPound siano esplicitate posizioni animaliste radicali, tuttavia anche il programma della Lista del Popolo per la Costituzione ha una forte impronta ambientalista e alcuni candidati di Potere al Popolo avrebbero sottoscritto impegni con le associazioni animaliste. Non sarebbe così per il Partito Comunista e per Dieci Volte Meglio che, anzi, nel suo programma esprime posizioni interessanti in tema di Agricoltura. Il Popolo della Famiglia, inoltre, ha un programma incentrato sui valori dell'Umanita' e diversi suoi esponenti hanno spesso usato toni critici verso l'ideologia animalista.

In ogni caso la situazione e' in continuo mutamento e, in caso di dubbi, prima di recarsi alle urne consigliamo di visionare i siti delle principali organizzazioni animaliste, per decidere chi NON votare…

TROVI QUI I CANDIDATI ALLA CAMERA (suddivisi per collegi, in verde i positivi, in rosso i negativi)

TROVI QUI I CANDIDATI AL SENATO (suddivisi per collegi, in verde i positivi, in rosso i negativi)



martedì 20 febbraio 2018

Stimigliano (RI). La Regione Lazio autorizza l'ampliamento della ZAC "Fonte Maggio".

Pubblicato sul B.U.R.LAZIO n° 15- S.to n. 1 l'autorizzazione alla permuta/ampliamento della ZAC denominata “Fonte Maggio”, nel Comune di Stimigliano (RI) che dagli originali ha 199.63.07 a seguito della permuta /ampliamento passa alla superficie attuale di Ha 280.69.57 come da assensi e planimetria in atti presso l’Area Decentrata Agricoltura di Rieti. 
Nella zona addestramento cani l’attività è consentita unicamente a coloro che sono in possesso di un tesserino cinofilo riportante i dati anagrafici dell’addestratore e gli estremi dell’iscrizione del cane all’anagrafe canina. 
La zona addestramento cani dovrà essere tabellata lungo tutto il perimetro e nelle strade interne, a cura del gestore, con tabelle di dimensioni non inferiori a cm 25x30 aventi la scritta “ZONA ADDESTRAMENTO CANI CON ACCESSO CONSENTITO AI SOLI AUTORIZZATI ART. 17 L.R. N. 17/95”. Le tabelle dovranno essere apposte in maniera ben visibile l’una dall’altra e comunque in modo che da una di esse sia possibile vedere le due poste ai lati; 
Non è consentito esercitare l’addestramento e l’allenamento dei cani al di fuori della perimetrazione della zona addestramento, nel caso di sconfinamento da parte dell’addestratore, anche in periodo consentito per l’attività venatoria, la prova addestrativa si intende conclusa.
La selvaggina utilizzata nella ZAC dovrà provenire da allevamenti autorizzati artificiali o in cattività e scortata da idonea certificazione di provenienza e sanitaria (Mod. 4) ed il concessionario dovrà munirsi di un apposito registro di carico e di scarico della selvaggina costituito da pagine numerate preventivamente vidimato dall’Area Decentrata dell’Agricoltura di Rieti; nel registro dovranno essere registrate di volta in volta la selvaggina presa in carico e quella immessa nell’imminenza delle prove addestrative. Tale registro unitamente alla certificazione sanitaria della selvaggina dovrà essere tenuto a disposizione per eventuali controlli da parte degli Enti preposti.


lunedì 19 febbraio 2018

Il Gran Premio di Cavalli a Roma parla olandese: Jody Van Gerwen trionfa.

Jody Van Gerwen è la migliore dei 46 binomi che hanno preso parte al Gran Premio internazionale di salto ostacoli targato “Cavalli a Roma”, l'evento che si è chiuso oggi alla Fiera di Roma.
L’amazzone olandese, classe 1991, ha siglato due percorsi netti fermando il cronometro della seconda manche su 41”39. Ai suoi ordini, Dendola B, cavallo di proprietà del cavaliere orange Bart Gommeren. C’è un po' di Italia in questo successo, perché Jody è da pochi mesi entrata a far parte del team che unisce Gommeren all’olimpionico Gianni Govoni. Questa vittoria rosa impreziosisce un curriculum che sotto il nome Van Gerwen parla di 6 Campionati d’Europa giovanili.
In seconda posizione si è classificato Gabriele Grassi. Il cavaliere toscano, in sella a My For Passion, è stato autore di un doppio netto con un tempo superiore (44”49) nella seconda manche. Resta per Grassi la soddisfazione di aver conquistato un primo e due secondi posti nei tre giorni di gara: bilancio che lo porta di diritto ad essere riconosciuto come miglior cavaliere del concorso.
Terza piazza per Filippo Marco Bologni. ll cavaliere emiliano ha chiuso il secondo giro con il tempo migliore in assoluto: 37”92. Vittoria pregiudicata, però, da un errore, quindi 4 penalità, nel percorso base.
Seguono Dario Luigi Agosta (Viskann di Sabuci, 4/0 - 37”96), Christian Marini(Lexus V Thornzele Z, 4/0 - 39”21) e Andrè Coutinho Mendonca Nagata (Isco de Amoranda, 5/0 - 39”65). Settima e ottava posizione, rispettivamente per Luca Marziani (Saxo des Hayettes, 5/0 - 41”28) e Filippo Lupis (Breezer, 5/0 - 41”72). Miglior cavaliere junior, Giacomo Casadei, undicesimo classificato in sella a Flickfox(4/5). 
Fonte: iltempo.it



Legna da ardere: il rapporto prezzo_fregatura. Seconda puntata

Oggi parliamo della stagionatura.
Come si fa ad ottenerne una compatibile con l’utilizzo?La risposta è molto semplice.
La regola non scritta, che vale dalla notte dei tempi, prevede l’acquisto del materiale nel periodo primavera- estate, di modo che possa godere di un congruo numero di mesi caldi per seccarsi a dovere.
Chi ha qualche carnevale in più, infatti, si ricorda che nelle case contadine era usanza andare a “boscare” (gergale che significa “abbattere”) i rispettivi lotti nel periodo tra l’autunno e l’inverno, seguendo precisamente il lunario.
D’estate non si andava, se non in montagna da parte di chi l’abbattitore lo faceva di mestiere, perché le impellenze arano altre.
Il materiale, poi, una volta lavorato, sarebbe stato accatastato per l’inverno successivo, appunto perché per allora sarebbe risultato pronto.
Regoletta semplice, come vedete, e di buon senso.
Sorpresa! Vale anche nell’era di internet!
Sembra incredibile ma sarebbe importantissimo che il legno venga abbattuto in luna vecchia e, possibilmente, prima della gemmazioneo a foglia adulta, o quando questa è totalmente caduta.
Ciò perché l’afflusso della linfa di fotosintesi risente direttamente della vicinanza del satellite terrestre e nelle fasi di sviluppo e crescita i vasi cribrosi e legnosi (le vene/arterie, chiamiamole così, della pianta) ne vengono irrorati maggiormente. Tale irrorazione è facilitata con la luna nuova.
Così, se l’essenza in questione viene lavorata nel periodo sbagliatotenderà a seccarsi con più fatica e l’eccesso di umidità, dovuta alla presenza massiccia del liquido clorofilliano, renderà la stessa più vulnerabile al tarlo e ad altre bestioline. 
Più umido è il legno, più è lavorabile, anche dagli animali.
Ricordate cosa vi dicevo sui tronchi da lavorazione?
Naturalmente, per questioni di mera produzione, le vecchie regole di cui vi ho testé parlato non sono più rispettate: il mercato, per come si è lasciato che strutturasse, non ne consente la sistematica applicazione e gli addetti boschivi hanno bisogno di stipendi anche in luna nuova.
Da qui la necessità assoluta che il materiale venga acquistato all’inizio del caldo e consumato entro la stagione, pena, nel primo caso, un faticoso rendimento e, nel secondo, la perdita di consistenza e durata del legno durante l’utilizzo.
Ciò vale soprattutto per chi vanta tecnologie a ventilazione controllata come un caminetto termoventilato.
Vi starete chiedendo se la stagionatura non debba essere garantita dal venditore.
La cosa potrebbe anche funzionare così, basta che il cliente si rassegni a pagare la maggiorazione che la perdita del peso, subita durante la giacenza in magazzino dal materiale, comporta: il commerciante ha pagato quei quintali persi con l’essiccazione e non può rinunciare al corrispondente denaro, pena il fallimento.
Il faggio, per fare un esempio, può superare anche il 30% del calo dal commerciante all’utilizzatore finale.
Pertanto, per stare nel corretto (intendo che il commerciante a giusto prezzo faccia risultare il peso corretto), al prezzo di cui vi abbiamo parlato nel precedente articolo, per pretendere materiale subito secco, dovreste aggiungere una maggiorazione pari almeno al 30%.
Nel caso non siate disposti a ciò, bisogna che vi rassegnate a fare come si è sempre fatto.
La terza via non è data.
Ah, quando dico che il faggio cala del 30% c.ca da commerciante a cliente, non significa che il volume del carico acquistato si riduce nella medesima proporzione....
Quell’ effetto è molto più contenuto. Ma su questo ci ritorniamo su, promesso....
Fonte:www.dovatu.it

giovedì 15 febbraio 2018

Legna da ardere: il rapporto prezzo_fregatura. Prima Puntata

Il mercato del legno da riscaldamento è sempre stato, al contempo, povero e ladro. Il commerciante ha sempre avuto margini risicati, rispetto a quello che è il prezzo di costo della materia prima e sta alla sua onestà e voglia di rimboccarsi le maniche l’esito di una transazione pulita rispetto alla clientela. 
Molte sono le leggende narrate nelle patrie osterie che parlano di come "chi venda legnami bagni la produzione per imbrogliare il peso; spacci materiale “moro in piedi”- dato per acquistato a minor costo dal narrante di turno- per sano; manometta bollette a scapito del committente per fare sparire dal carico un congruo numero di quintali".
Si sa che le leggende hanno sempre un fondo di verità e nello specifico ciò che si basa su fatti oggettivi è solo l’ultima ipotesi. Nel caso della legna da ardere, il “trucco” è sempre stato nella manomissione del peso.
Manomissione che è tanto più certa, quanto più è basso il prezzo di vendita del materiale.

Quanto deve costare, allora, per essere certi di un riscontro corretto?
Stando ai parametri dell’Ufficio delle Entrate, che prevedono un ricarico del 55% rispetto all’acquisto, ovvero, mediamente, € 85,00/ Ton più I.V.A., per il pubblico il costo al minuto del legname si dovrebbe aggirare attorno a € 150,00/ Ton, pena la non congruità dell’azienda stessa nella dichiarazione dei redditi.
Ciò, va detto, vale per le realtà che segano e spaccano autonomamente il materiale.

Chi non ha produzione, ovvero ha solo un camioncino per le consegne, non riuscirebbe mai a proporsi nei termini appena presentati.

Il problema, però, risulta proprio essere il “commerciante” che ha solo il camioncino: va a comprare il legname lavorato dai grossisti al prezzo previsto per la vendita al minuto e lo propone a costi addirittura inferiori per riuscire ad abbindolare il cliente: dagli € 10,00 agli € 12,50 al quintale.
La gente, che va sempre in fiducia, al 99% ci casca alla grande e, convinta di “fare l’affare”, si fa “mettere sul groppone una barca di quintali” incredibile. Il caso più eclatante di cui sono a conoscenza si traduce nell’aver fatto corrispondere a 06 cubi di materiale sciolto un peso di 74 quintali a fronte di un dato reale di un massimo di 35 c.ca..
Il cliente che si fa abbindolare in questo modo, per la foga di dimostrare di saper fare gli affari meglio degli altri, contribuisce a porre in crisi i commercianti onesti che si accontentano del margine che riescono a ritagliarsi.
Questi soggetti, si ritrovano loro malgrado, al fine di reggere la concorrenza sleale dei furbastri sopra descritti, ad abbassare il prezzo fino a € 13,00 al quintale (questa soglia non può essere superata, pena l’adeguamento del peso dichiarato a cifre più compatibili al guadagno), cosa che comporta loro non pochi problemi con il fisco.
Così facendo e puntando molto su una grande qualità di servizio, riescono a galleggiare tra mille difficoltà.

Stando anche a quest’ultima realtà, quindi, per essere ragionevolmente sicuri della correttezza del commerciante, va verificato prima il prezzo, almeno 13,00/ 14,00 € al quintale, poi se il medesimo ha produzione propria e quanti dipendenti vanta.....
Quelli descritti sono i fondamentali da sapere per l’acquisto di materiale sfuso segato e spaccato e per “sfuso” intendo non palettizzato.
Volete saperne di più su legname in bancale, stagionature, consorzi ed affini? 
Certamente, ma alla prossima puntata....
(Fonte:www.dovatu.it)

venerdì 9 febbraio 2018

Pensare alle api come “bestiame”, non come natura. Mettono a rischio gli impollinatori selvatici?


«Contrariamente alla percezione dell’opinione pubblica, i decessi nelle colonie di api  da miele sono un problema agricolo e non di conservazione», A sostenere questa tesi che mette in crisi le convinzioni di alcune associazioni ambientaliste è lo studio “Conserving honey bees does not help wildlife” pubblicato su Scienceda  Jonas Geldmann e Juan P. González-Varo del Conservation Science Group del Dipartimento di zoologia dell’università di Cambridge che sostengono addirittura che le api da miele (Apis mellifera) allevate «possono contribuire alla vera crisi della biodiversità in Europa: il declino degli impollinatori selvatici».
Geldmann e González-Varo sostengono che »Gli eventi “die-off” che avvengono nelle colonie di api allevate e tenute come bestiame non devono essere confusi con la crisi della conservazione dei drammatici declini in migliaia di specie di impollinatori selvatici»
Su Science i due ricercatori scrivono che nella comprensione da parte dell’opinione pubblica c’è una «mancanza di distinzione – alimentata da campagne di ONG e rapporti dei media sbagliati – tra un problema agricolo e un problema urgente di biodiversità. In effetti, le api domestiche contribuiscono in realtà alla diminuzione delle api selvatiche attraverso la competizione per le risorse e la diffusione delle malattie, con le cosiddette iniziative ambientali che promuovono la conservazione delle api nelle città o, peggio, nelle aree protette lontane dall’agricoltura, che probabilmente esacerbano la perdita degli impollinatori selvatici».
Le api da miele sono vitali per molte colture, ma lo sono anche gli impollinatori selvatici e alcuni studi suggeriscono che le specie selvatiche forniscono fino alla metà dei “servizi di impollinazione” necessari ai  tre quarti delle colture importanti a livello mondiale che richiedono l’impollinazione.
Ma produrre colonie di api per l’impollinazione delle colture è problematico: Geldmann e González-Varo ricordano che »Le principali colture a fioritura come la frutta e la colza fioriscono per un periodo di giorni o settimane, mentre le api domestiche sono attive da 9 a 12  mesi e si spostano fino a 10 km dai loro alveari.
Questo non toglie che sia gli impollinatori selvatici che quelli allevati siano vittime di pesticidi come i neonicotinoidi, così come di altri effetti antropogenici – dalla perdita delle siepi ai cambiamenti climatici – che negli ultimi decenni hanno portato alle morie molto pubblicizzate tra le api allevate e al declino delle specie di impollinatori selvatici di cui i media si occupano rarissimamente.
Geldmann dice che «I decessi delle colonie di api da miele sono probabilmente un “canarino nella miniera di carbone “che si rispecchia in molte specie di impollinatori selvatici. L’attenzione sulle api può aiutare a sensibilizzare, ma l’azione deve anche essere diretta verso le nostre specie minacciate. L’ultimo decennio ha visto un’esplosione della ricerca sulla perdita di api e sui pericoli posti alle colture. Eppure sono state fatte poche ricerche per comprendere il declino degli impollinatori selvatici autoctoni, compreso il potenziale ruolo negativo delle api mellifere allevate».
Geldmann e González-Varo raccomandano politiche per limitare l’impatto delle api domestiche allevate, compresi limiti delle dimensioni degli alveari, al trasferimento delle colonie per “inseguire” le fioriture delle diverse specie coltivate e maggiori controlli sugli alveari gestiti nelle aree protette. Raccomandazioni che mettono in dubbio alcune delle attività alla base della moderna apicoltura. Ma i due ricercatori concludono: «Le api da miele possono essere necessarie per l’impollinazione delle colture, ma l’apicoltura è un’attività agricola che non deve essere confusa con la conservazione della fauna selvatica».

martedì 6 febbraio 2018

La vendita del legnatico di uso civico. Sarà vero che: “Fa più rumore una albero che cade, piuttosto che una foresta che cresce"?


NOI UNA RISPOSTA LA STIAMO CERCANDO ATTRAVERSO LE DIVERSE FONTI NORMATIVE CHE REGOLANO IL TAGLIO DEI BOSCHI E LA VENDITA DEL MATERIALE LEGNOSO, SOPRATTUTTO PER CIO CHE RIGUARDA IL LEGNATICO DI USO CIVICO. QUANTI AGRICOLTORI ED ALLEVATORI SI TROVANO A FRONTEGGIARE LE DIFFICOLTA' DOVUTE ALL'ATTRAVERSAMENTO (A VOLTE SELVAGGIO) DEGLI AUTOMEZZI ADIBITI AL CARICO E TRASPORTO DEL LEGNAME? QUANTI PERCORSI O VERE E PROPRIE STRADE SONO STATE REALIZZATE ALL'INTERNO DELLE AREE BOSCATE SENZA TENERE CONTO DEL POSSIBILE  IMPATTO NEGATIVO SUL'AMBIENTE? NEI PROSSIMI GIORNI VI DIREMO SICURAMENTE DI PIU'. PER ORA POSSIAMO DIRVI SOLO CHE ...."IL NUOVO ORO? E' IL LEGNO.."

giovedì 1 febbraio 2018

Il 4 marzo si vota. FEDERFAUNA propone un primo esame dei programmi

Il 4 marzo saremo tutti chiamati a votare per eleggere il nuovo Paramento e in questi giorni, finalmente, i partiti e le coalizioni hanno reso noti programmi e liste dei candidati. 

FederFauna inizia oggi ad analizzarli, in particolare relativamente ai propri ambiti di competenza, al fine di offrire ai propri iscritti e simpatizzanti non certo indicazioni di voto, ma piu' informazioni possibili per elaborare scelte consapevoli.

Va innanzitutto premesso che PD, Insieme, +Europa con Bonino, Civica Popolare Lorenzin e Svp-Patt si presenteranno in un'unica coalizione di centrosinistra; FI, Lega, FdI e Noi con l'Italia-Udc si presenteranno in un'unica coalizione di centrodestra, mentre M5s, Leu e altri partiti minori correranno da soli. Tale premessa e' d'obbligo perche' tutte e due le coalizioni hanno presentato un programma comune, ma alcuni dei partiti che le compongono, pur aderendo al programma comune, ne hanno presentato uno proprio che presenta differenze talvolta significative.

Il Movimento 5 Stelle, che a parte qualche eccezione si e' sempre dimostrato piu' vicino all'ideologia animalista piuttosto che al mondo produttivo connesso agli animali, ha proposto un programma che conferma questa tendenza.

I Pentastellati propongono una vera e propria crociata contro la zootecnia tradizionale, dagli allevamenti di animali destinati alla produzione di pellami o pellicce, che vorrebbero abolire tout court, fino ad una serie di normali pratiche zootecniche diffuse in tutti gli altri: avicoli, suinicoli, ecc. Il Movimento, infatti, si dichiara esplicitamente "contrario agli allevamenti intensivi e promotore di un uso limitato di carne in alimentazione umana sia per motivi di salute che di sostenibilità ambientale". Secondo i 5 Stelle "bisogna attuare un graduale passaggio ai sistemi di allevamento alternativi", anche se, com'era prevedibile, non chiariscono quali sarebbero. Probabilmente vorrebbero gli Italiani tutti davanti ad un computer, visto che in tema di lavoro propongono la conversione del Paese ad una sorta di "Smart Nation" dove, sostengono, grazie allo sviluppo e agli investimenti nei settori tecnologici si potranno creare nuove figure professionali e opportunita' di occupazione. Sono genericamente contrari alla caccia e, anche in tema di sicurezza, sono contrari alla possibilita' per i cittadini di detenere legalmente armi. Propongono, invece, di migliorare l'efficienza delle Forze dell'Ordine con 10mila nuove assunzioni. Forse 10mila persone in meno a cui dover dare il "reddito di cittadinanza"…

Piuttosto intriso di animal-ambientalismo anche il programma di Liberi e Uguali, che propone "Un Green New Deal, che apra la strada alla riconversione ecologica dell'economia". Secondo LeU bisogna "intervenire seriamente sulla riduzione degli impatti del mondo agricolo e dell'allevamento (…) Dobbiamo costruire nuove relazioni con i mondi che ci circondano: per il benessere animale, contro la caccia in deroga, per la promozione della biodiversita', per comportamenti piu' salubri, per ridurre l'impronta ecologica, per tutelare la natura e quindi noi stessi". In tema di lavoro LeU, oltre al ripristino dell’Articolo 18, vorrebbe creare un nuovo contratto a tutele crescenti. In tema di sicurezza propone di ridurre le spese militari.

La Coalizione di Centrodestra nel proprio programma condiviso ha puntato soprattutto su aspetti economici: introduzione di un'unica aliquota fiscale (Flat tax), facilitazione dell'accesso al credito per le piccole e medie imprese, no alle regolamentazioni eccessive che ostacolano lo sviluppo, tutela del Made in Italy, addirittura con particolare riguardo alle tipicita' delle produzioni agricole e dell'agroalimentare. In tema di sicurezza ha proposto l'introduzione del principio che la difesa e' sempre legittima e ha parlato solo genericamente di "tutela dell'ambiente". Ha tuttavia proposto un "Codice delle norme a tutela dei diritti degli animali domestici e di affezione", e parlare di "diritti" degli animali e' una devianza tipicamente animalista. Ricordiamoci che Berlusconi, che sondaggi alla mano della coalizione parrebbe essere azionista di maggioranza, si e' impegnato pubblicamente a sostenere il Movimento animalista di Michela Vittoria Brambilla, ha promesso lo stop agli allevamenti di animali per farne pellicce, la creazione del garante per i diritti per gli animali e di intervenire "per quanto riguarda i circhi, dove gli animali vivono inscatolati".

Più soft la posizione di Fratelli d’Italia, che nel proprio programma propone un Codice di "tutela degli animali domestici e di affezione", non dei loro "diritti", peraltro bilanciando la proposta con un impegno per la "salvaguardia della cultura rurale e delle attivita' che ne sono portatrici" e per "la corretta gestione del patrimonio faunistico e ambientale".

Stesso dicasi per la Lega, che esordisce addirittura sostenendo che "l'ambiente non puo' restare un appannaggio ideologico di chi fa il contestatore di professione".

Ricordiamoci tuttavia, come detto, che stando ai sondaggi, almeno ad oggi all'interno della coalizione FdI e Lega pesano meno di FI.

La Coalizione di Centrosinistra annovera tra i propri aderenti anche "Insieme", che riesuma con PSI e Area Civica anche il partito dei Verdi, il cui programma, per il nostro mondo, si puo' definire tragico, con un eufemismo: "una legislazione sempre piu' avanzata per garantire i diritti degli animali, l'inserimento in Costituzione della tutela del benessere animale, oltre alla definizione di un Codice dei Diritti degli Animali, addirittura l'attuazione dell'iniziativa "Stop Vivisection", tramite una nuova norma che cambi la Direttiva 2010/63/EU". Tuttavia, stando ai sondaggi, Insieme non dovrebbe superare la soglia del 3% dei consensi e quindi i suoi eventuali voti finirebbero al PD.

Quest’ultimo, nella propria Conferenza Programmatica Nazionale, sul tema ha mantenuto toni decisamente piu' pacati, proponendo unicamente di "riconoscere il ruolo degli animali nella societa' seguendo la Carta di Lisbona".

Su lavoro e tasse la  Coalizione di Centrosinistra non propone stravolgimenti, ma l'abbattimento generale della pressione fiscale del 2% e l'istituzione di un salario minimo di 9 o 10 euro l'ora; sostiene che "l'esperienza agricola e alimentare italiana sia presidio cruciale e vada rafforzata nei suoi caratteri distintivi" e circa la tutela ambientale si limita a proporre il potenziamento degli attuali Ecobonus.