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lunedì 29 dicembre 2014

Terreni catastali

Roma, Variazioni colturali 2014, aggiornate le particelle del Catasto terreni. In Gazzetta Ufficiale tutti i Comuni interessati

E’ consultabile da oggi in Gazzetta Ufficiale l’elenco dei Comuni per i quali è stata completata l’operazione di aggiornamento della banca dati catastale sulle particelle di terreno che nel 2014 hanno subito variazioni colturali.
I soggetti che effettuano variazioni della coltura praticata su una particella di terreno, rispetto a quella censita nella banca dati del Catasto terreni, hanno infatti l’obbligo di dichiarare queste variazioni, a meno che l’uso del suolo sulle singole particelle catastali non venga dichiarato correttamente a un Organismo pagatore, contestualmente alla richiesta presentata ai fini dell’erogazione dei contributi agricoli.
L’aggiornamento delle informazioni censuarie viene effettuato, infatti, sulla basa degli elenchi che l’Agea (Agenzia per le erogazioni in agricoltura) ha predisposto a partire dalle dichiarazioni dei contribuenti titolari delle singole particelle catastali.
Le dichiarazioni presentate agli Organismi pagatori, riconosciuti dalla normativa comunitaria, esonerano i soggetti obbligati dall’adempimento previsto dall’art. 30 del Testo Unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917.
Nei 60 giorni successivi alla data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, gli elenchi possono essere consultati anche presso gli Uffici Provinciali – Territorio dell’Agenzia delle Entrate e presso i Comuni interessati.
Cosa fare in caso di incoerenza – I soggetti che riscontrano delle incoerenze nell’attribuzione delle qualità di coltura, possono presentare una richiesta di rettifica in autotutela. Una volta compilato il modello per segnalare le eventuali incoerenze, scaricabile anche dal sito www.agenziaentrate.gov.it, basta inoltrarlo all’Ufficio provinciale – Territorio dell’Agenzia delle Entrate competente.

Capponi, prosciutto, enoteche: il flop dei Comuni imprenditori

Pure i campi da golf tra i settori foraggiati...
Dai polli all'enoteca-ristorante, passando per il prosciuttificio. Dal formaggio di nicchia alla sabbia delle spiagge liguri. Dai campi da golf alle speculazioni immobiliari che complice la crisi, certo, ma per colpa soprattutto di progetti azzardati, finiscono in flop.
Se c'è una cosa che non difetta agli Enti locali italiani è la fantasia. Che insieme a paroline magiche quali «tutela», «sviluppo del territorio», «cultura e tradizioni» fa il miracolo: un consorzio di comuni qui, una srl là, ed ecco fatto, i contributi pubblici arrivano. Quanti poi se ne perdano, di soldi dei contribuenti, è un'altra storia. L'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, qualche mese fa ha puntato l'indice contro questa stortura del sistema che vede ben 1651 partecipate classificate come «altro», alias commercio al dettaglio, all'ingrosso, farmacie comunali, sino al paradosso di un prosciuttificio e due enoteche. «Circoscrivere il perimetro», è stata la sua indicazione, netta: «Il primo punto è dare piena attuazione alla norma (introdotta con la legge finanziaria del 2008) per cui le partecipate devono agire strettamente entro i compiti istituzionali dell'ente pubblico partecipante, evitando di produrre beni e servizi che il settore privato può offrire». E invece, nel settore alimentare, ma non solo, i comuni si sbizzarriscono.
Prendiamo per esempio i capponi. Anzi il cappone, il Cappone di Morozzo. Ha il suo bel consorzio ad hoc, «Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Cappone di Morozzo e delle produzioni avicole tradizionali», nato nel 2001 e con zero dipendenti ma, ovviamente col suo bravo Cda. Consorzio che «si propone recita il sito internet oltre alla valorizzazione, all'incremento della produzione ed al commercio del Cappone di Morozzo e delle produzioni avicole tradizionali, anche la promozione di iniziative che saranno ritenute idonee per incrementare il consumo dei prodotti mediante marchi depositati, denominazioni di origine, indicazioni geografiche ed attestazioni di specificità». E ha pure, dal 1999, un bel marchio di presidio Slow Food, anzi è il primo presidio che il papà di Slow Foood, Carlin Petrini, si è inventato. Risultati? Una fiera, che cade si svolge ogni anno a dicembre. L'allevamento e la vendita certificata dei preziosi capponi. E un bilancio magrissimo, stando ai dati Cerved: zero utili.
Dai capponi al vino. Anzi, all'Enoteca regionale del Lazio, un piano di privatizzazione e risanamento avviato un anno fa, ma prima meglio conosciuta come il ristorante «a scrocco» per i politici. Eh già, perché l'Enoteca Palatium era, e più o meno è ancora, appunto un ristorante. Un ristorante di mamma Regione che secondo il calcoli del liquidatore ora amministratore unico Antonio Rosati, spedito dal governatore Nicola Zingaretti al vertice di Arsial (l'enoteca è appunto una società di Arsial) nel tempo - è nata nel 2004 - è riuscito a bruciare tra assunzioni spropositate e pasti gratis offerti ai politici ben 1,650 milioni. E per di più senza pagare affitto, visto che la sede della Palatium, nella centralissima via Frattina 94, è di proprietà regionale.
Dal cibo allo sport. Anzi, a uno sport d'elite come il golf. In Trentino Alto Adige, per esempio, è una partecipata il Rendena golf spa, un impianto sportivo. La società è a zero dipendenti e ha chiuso il 2013 (dati Cerved) con meno 9.871 euro. Dalla montagna al mare, alle spiagge della Liguria, con varie partecipate che gestiscono gli stabilimenti balneari e con relativi progetti per la tutela dell'originalità della sabbia. L'elenco potrebbe continuare all'infinito, non c'è praticamente ambito commerciale in cui non si trovino delle partecipate comunali, in genere in perdita rispetto al privato. Un esempio? Le farmacie comunali: sono 182, e hanno una perdita lorda media pro-quota, nel 2012, pari a sei milioni di euro.


AVICOLA TERNANA, QUALITÀ E TRADIZIONE COME VALORI DA ALLEVARE

avicola ternana
Visita all’azienda della famiglia Trappetti, dove si allevano galline, polli, tacchini e capponi all’aria aperta. E per fare la spesa basta un clic  
di Emanuela De Pinto
Due bimbi, due fratellini. E tanti pulcini da svezzare. I nasini attaccati all’incubatrice, ascoltando le lezioni di papà Carlo sulla crescita degli animali. Per ritrovarsi la domenica in famiglia, con in tavola un pollo ruspante e patate al forno. Ci sono mestieri che non si scelgono. Semplicemente, si tramandano. E per questo si amano ancora di più.
E’ la storia dell’azienda agricola Avicola TernanaCarlo Trappetti ha iniziato l’attività negli anni ’60, a soli 20 anni, facendo il rappresentante di pulcini in giro per Umbria, Abruzzo, Lazio e Toscana. Ora i suoi figli, Mirko e Simona, sono cresciuti e hanno seguito le orme del padre. Insieme a Gianluca Fidenzi, marito di Simona, hanno deciso di dare una svolta all’impresa di famiglia. Ecco perché, oggi, l’Avicola Ternana è un punto di riferimento per i più importanti allevatori del Centro Italia.
“Alla fine degli anni ’90 – racconta Mirko – abbiamo notato un cambiamento socio-culturale. Le aie di una volta, davanti ai casali di campagna, si sono trasformate in prati inglesi. Oggi ci vengono richiesti animali sempre più grandi”. Polli, galli, galline e capponi, ma anche faraone, anatre, tacchini e conigli. Senza dimenticare una parte importante della tradizione regionale: gli animali venatori come quaglie, fagiani e piccioni. Una grande fattoria avicola, dove gli animali vengono allevati secondo rigidi criteri etici e pratiche sanitarie, per poi essere distribuiti ai clienti più esigenti.
L’azienda si divide in due settori: la produzione delle uova e l’allevamento rurale. Nei capannoni di Montecastrilli, provincia di Terni, (65 ettari in collina acquistati nel ’96, immersi nel verde, autosufficienti a livello energetico grazie a pannelli fotovoltaici) circa 60mila galline producono altrettante uova ogni giorno. Buona parte viene poi acquistata dal Gruppo Novelli per la commercializzazione delle uova a marchio Ovito, che hanno un loro specifico disciplinare di produzione: solo mangime vegetale, no Ogm, niente coloranti sintetici.
Parte del cuore pulsante dell’Avicola Ternana si trova a metà strada tra Terni e Narni, lontano dai centri abitati e dalle grandi industrie. Qui ci sono gli uffici amministrativi e i lotti per l’allevamento a terra, con un massimo di 15mila capi, densità ottimale per mantenerli in buona salute. “Nel 2010 abbiamo investito nel benessere degli animali e nell’ammodernamento delle tecnologie. – spiega ancora Mirko – Nuovi nidi e mangiatoie. Abbiamo realizzato anche un sistema d’illuminazione che simula alba e tramonto, così da ridurre a zero lo stress delle galline”. Grazie a un software gestionale all’avanguardia, viene assicurata la tracciabilità totale, in tutte le fasi di crescita. Mensilmente uova, pulcini e galline sono sottoposti a controlli dell’Asl.
Un’efficienza aziendale che è funzionale all’alto valore del prodotto. Si allevano all’aperto circa 700mila animali l’anno, tutte razze rurali, dai 15 giorni fino al raggiungimento del peso di 1/1,5 chili. Una qualità che è impossibile trovare nei supermercati, e spesso anche nelle macellerie. Per il rivenditore che sceglie l’Avicola Ternana come partner commerciale, la scelta delle razze è davvero ampia: si va dal polletto alla faraona, dal tacchino al coniglio. Non mancano le esclusive: come il pollo New Red, categoria “superpesante”, con una rusticità rara e molto apprezzata. Proprio questa azienda lo ha lanciato in Italia, con i ringraziamenti di centinaia di allevatori. O ancora, il pollo Kabir, il “ruspante” per eccellenza, perfetto per un arrosto tradizionale, adatto all’allevamento anche a climi più impervi. E come non citare il sapore del tacchino nostrano, o dei capponi, castrati manualmente uno per uno. Piatto immancabile sulla tavola di Natale.
Tradizione sì, ma unita alla modernità. Ecco perché Simona, Mirko e Gianluca hanno pensato anche all’e-commerce. Ad oggi sono circa 300 i negozi affiliati che settimanalmente possono ordinare i capi degli animali direttamente dal nuovo sito aziendale. I clienti scelgono dal catalogo e poi eseguono un ordine, riempiendo un “carrello virtuale” della spesa. “Facciamo consegne oltre che in Umbria, anche nel Lazio, Abruzzo, Toscana e Campania. Ma non oltre il Centro Italia – spiegano i Trappetti – per non stressare troppo gli animali durante il trasporto”. Se poi, oltre all’allevamento si ha l’esigenza di macellare qualche capo acquistato in azienda, l’Avicola Ternana è attrezzata anche per questo.
E c’è di più. A giugno 2015, l’Avicola Ternana aprirà un grande negozio (400 mq di esposizione) dove gli allevatori potranno acquistare tutto ciò che serve: box, mangiatoie, mangimi (anche per bovini, cani e gatti). “L’obiettivo – confida Mirko – è quello di riconvertire quel prato inglese in allevamento familiare”.
L’Avicola Ternana è oggi un simbolo dell’Umbria più sana e intraprendente. “Credo di aver trasmesso ai miei figli la passione e l’impegno per questo mestiere”, dice orgoglioso Carlo Trappetti. “Hanno visto nell’attività di famiglia una risorsa e hanno saputo rinnovarla nel tempo. Ho scelto per me e i miei figli una vita a contatto con la natura, dove ciò che conta è la genuinità dei prodotti, la salute degli animali e la gioia di lavorare insieme”.
Fonte: saperefood.it

lunedì 22 dicembre 2014

AUGURI!! PER NATALE..PIU' CULTURA RURALE!

Ne va della nostra Salute, del nostro portafoglio, della nostra Liberta'.

Visto che la recente proposta di alcuni animalisti, di eliminare le pecorelle dal presepio e' stata giustamente condannata e derisa da tutti, ancor prima che potessero avanzare anche quella di convertire alla trazione elettrica la slitta di Babbo Natale per non sfruttare le renne, ho pensato, in occasione degli auguri di Natale, di proporVi alcune mie riflessioni.

Qualche tempo fa, ho partecipato a Milano ad un workshop sul mercato della pellicceria durante il quale ho sentito diverse posizioni che mi hanno fatto riflettere. Mentre uno dei relatori sosteneva che una comunicazione pubblicitaria che scolleghi l'immagine del prodotto "pelliccia" da quella dell'animale "fonte" puo' aiutare a superare eventuali barriere etiche instillate nei consumatori dalla propaganda animalista, un partecipante e' intervenuto facendo notare che avviene esattamente il contrario: nel momento in cui il consumatore non associa piu' il pelo all'animale perde una certezza e si apre uno scenario in cui una propaganda efficace puo' convincerlo che ne esistono di alternative. Anche se cio' e' falso (nella realta' non c'e' alternativa!), diventa possibile fargli credere che un prodotto della natura, com'e' appunto il pelo, non sia naturale solo perche' e' lavorato dall'uomo e che sia una "pelliccia", addirittura "ecologica", una fibra sintetica, un pezzo di plastica derivato dal petrolio. 

L'intervento e' stato premiato dagli applausi (anche il mio) in quella sede, ma e' premiato nella realta' di tutti i giorni dai numeri, visto che la domanda di pellicce continua a crescere, soprattutto in Paesi dove la gente ha ben chiaro che la pelliccia la fanno gli animali e non il petrolio… 

Cio' non toglie che la propaganda animalista degli ultimi trent'anni, che ha fatto e fa molta presa su media che guardano allo scoop (a volte tanto da costruirlo, visto il  tornaconto che porta), e su politici che hanno perso il contatto con la realta', ma sono in cerca di visibilita', di danni ne abbia comunque fatti e continui a farne, soprattutto ai comparti produttivi. E la colpa in parte e' anche nostra… 

Ho cominciato a pensare al mercato della carne: quando ero bambino c'erano le macellerie con l'insegna sovrastata da una testa di bovino e sulle pareti piastrellate quadri che mostravano gli animali sezionati, alcune esponevano addirittura foto della macellazione; alla tv l'attrice Ave Ninchi si mangiava il pollo, non "oggetti" informi dai nomi fantasiosi come panatine, croccantine, sofficini, bastoncini, ecc. Poi e' scomparso tutto: il politically correct ha ritenuto che le immagini della realta' potessero urtare la sensibilita' di qualcuno e le ha via via cancellate, indebolendo nelle persone la percezione che quanto finisce nel piatto un giorno camminava, fino a cancellarla… Guarda caso in questi anni si sono affermati in modo esponenziale cibi alternativi, vegetariani  e vagani… Sono davvero alternativi alla carne? No!, ma una propaganda efficace puo' farlo credere, tolta di mezzo la certezza che la carne venga da animali appositamente allevati ed uccisi e non dai dischi volanti. Mi fa sorridere pensare che trent'anni fa (o forse quaranta) la tv dava un cartone animato in cui i vegani erano gli extraterrestri cattivi che volevano invadere la Terra: era premonitore!...

Stessa cosa vale per il latte: chi non ha avuto la fortuna di potersi andare a prendere il latte direttamente nella stalla si fermava al cancello con i bottiglioni vuoti a ritirare quelli pieni e vedeva comunque con i suoi occhi che il latte era tirato dalle mammelle della vacca. Oggi dal tetrapak e' scomparsa addirittura l'immagine della vacca e ci sono consumatori che pensano che un latte parzialmente scremato o scremato, da cui cioe' sono stati tolti tutti o quasi i nutritivi, valga di piu' di uno intero, perche' reputa quest'ultimo "troppo grasso". Pochi giorni fa una signora mi ha detto che comprerebbe subito un latte a zero grassi; io le ho spiegato che sarebbe praticamente acqua con un po' di calcio e poco altro. Poi ho scoperto che la signora non sapeva che la vacca fa il latte solo se partorisce il vitello, per il quale il latte e' il primo alimento, che quindi deve essere sostanzioso; in compenso ricordava bene le pubblicita' sul "rischio colesterolo"… 

Ho ripensato al piumino, di cui ho gia' parlato in passato. Nelle nostre campagne le oche venivano avvolte con un panno caldo per far aprire meglio i pori della pelle prima di essere spiumate, senza anestesia, preanestesia e pure senza disinfettarle dopo, ma non si scandalizzava nessuno, perche' tutti sapevano/vedevano che l'oca il piumino lo rifaceva di nuovo, tutti sapevano/vedevano che il piumino tolto all'oca viva e' qualitativamente migliore di quello tolto all'oca morta, tutti capivano che se uccidi l'oca il piumino non lo fa piu'. Oggi molti non capiscono nemmeno che tante oche sono vive e lo saranno anche domani solo perche' noi utilizziamo il loro piumino e si indignano per le oche della Gabanelli e la Giannini spiumate in tv…

Ho pensato, in fine, ai cani e ai gatti, ai quali la societa' attuale ha progressivamente fatto perdere quasi totalmente le funzioni di utilita' per l'uomo, dicendo di volerli elevare a qualcosa in piu' di cio' che sono in realta', ma di fatto condannandoli: non c'era randagismo quando il cane serviva a far la guardia e il gatto a cacciare i topi!...

Per fortuna, pero', un po' di luce in fondo al tunnel comincia a vedersi: i ricercatori, ad esempio, che da sempre sono vittime di una propaganda animalista fatta di slogan, disinformazione e foto shoccanti (spesso false), contro la "vivisezione", hanno cominciato a fare informazione anche verso il grande pubblico, a mostrare le foto vere dei laboratori, le foto vere degli animali utilizzati nella sperimentazione ed anche quelle delle tante, tantissime persone alle quali il progresso medico, ad essa legato, ha migliorato, quando non addirittura salvato, la vita, e l'opinione di molti e' radicalmente cambiata.

E questo non vale solo per un settore come la salute, alla quale piu' o meno tutti siamo molto sensibili.

Per quanto riguarda l'abbigliamento, la Moncler, l'azienda che era stata messa alla gogna dal servizio tv sui piumini, e' intervenuta tempestivamente, riuscendo a smorzare subito l'indignazione montata ad arte contro di lei, dimostrando che aldila' delle fluttuazioni dei titoli in borsa la gente i capi in piuma li compra e li indossa volentieri, ma soprattutto che e' premiante, se si produce e si vende tali capi, scriverci sopra "vera piuma"!

Per il Food, la catena Roadhouse Grill, in cui il marketing si preoccupa molto di far associare al consumatore cio' che c'e' nel piatto con l'animale da cui esso deriva, e' una di quelle che sta meglio fronteggiando la crisi della ristorazione. In generale tutti i ristoranti con la cucina a vista sono quelli che vanno meglio…

Ed anche Mc Donald's, con i suoi hamburger e nugget, si e' accorta di aver riconquistato fette di mercato che aveva perso proprio pubblicizzando che nei suoi nugget c'e' davvero il pollo. Sono anche ricomparsi i quadri con gli animali sezionati nei punti vendita…

Probabilmente, quindi, gli animalisti mentono sapendo di mentire anche quando sostengono che "se i macelli avessero le pareti di vetro saremmo tutti vegetariani". Infatti, nel concreto hanno cercato e tutt'ora cercano in tutti i modi di ostacolare o far vietare alle persone, soprattutto ai bambini, qualsiasi interazione con gli animali (anche la semplice visione) che non sia da loro "filtrata" e "manipolata" in funzione della loro propaganda. Mentre bambini liberi, come i miei, nati e cresciuti in campagna, mangiano senza problemi il pollo o il coniglio con cui hanno giocato fino al giorno prima, anzi, lo mangiano piu' volentieri se hanno collaborato a catturarlo nella corte e a macellarlo. E non vi dico i pesci che pescano loro dal laghetto o gli uccelli abbattuti a caccia che sono andati loro a raccogliere: tormentano mia moglie fino a che non glieli cucina e poi si leccano i baffi…

Credo quindi che l'augurio migliore che possa fare a tutti per questo Natale, ma anche per i prossimi, sia di riuscire a rispolverare e rivalorizzare le nostre radici, la nostra Cultura Rurale. Ne va della nostra Salute, del nostro portafoglio, della nostra Liberta'.

Buone Feste!

Massimiliano Filippi
Segretario Generale FederFauna



giovedì 18 dicembre 2014

IMU agricola: rinvio al 26 gennaio con revisione dei parametri


Con apposito decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il versamento Imu sui terreni agricoli situati nei comuni per i quali finora era stata prevista l’esenzione dall’imposta (vedi L’Informatore Agrario n. 46/2014 a pag. 28) è stato ufficialmente posticipato in extremis dal 16 dicembre al 26 gennaio 2015. In realtà il Governo si è anche impegnato a rivedere i parametri per individuare le esenzioni per gli agricoltori, tuttavia una scadenza così ravvicinata rende difficile la realizzazione di questo impegno.
La norma ha lo scopo di evitare che i contribuenti siano tenuti a versare l’imposta sulla base di aliquote troppo elevate. È comunque salvaguardata l’applicazione di aliquote deliberate con specifico riferimento ai terreni agricoli.
Secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti: «lo slittamento al 26 gennaio 2015 del versamento dell'imu agricola è un primo passo necessario per evitare la scadenza del 16 dicembre di fronte alle evidenti incongruenze nei criteri individuati per la delimitazione dei terreni agricoli interessati, inoltre far pagare l'imu sui terreni in base all'altitudine in cui si trova la sede del comune avrebbe introdotto una inspiegabile disparità di trattamento tra campi confinanti appartenenti addirittura allo stesso proprietario». Più critico il coordinatore degli assessori regionali all'agricoltura Fabrizio Nardoni: «il caso dell'imu agricola ricalca tutti i recenti provvedimenti di questo Governo rivolti guarda caso alle categorie più deboli: lavoratori dipendenti e agricoltori». 

martedì 16 dicembre 2014

DECADENZA DA SOCIO DEL SIG. ALBERTO VERONESI

Con la presente la Segreteria Nazionale di FederFauna decreta la decadenza da Socio di Alberto Veronesi, deliberata ai sensi dell’art. 8, comma f) dello Statuto, dalla maggioranza del Comitato Direttivo, convocato d’urgenza alle ore 22.30 del 15 dicembre 2014.
La decisione è conseguente ad una palese violazione, da parte del Sig. Veronesi, delle regole di comportamento imposte dall’art. 5 dello Statuto, evidenziata da un servizio televisivo sul suo allevamento trasmesso la stessa sera, ma evidentemente realizzato in precedenza, del quale il Sig. Veronesi non aveva messo a conoscenza nessun membro del Comitato Direttivo.
Il Sig. Veronesi aveva comunicato, questo sì da tempo ed a più membri, di soffrire di gravi problemi di salute e depressivi, ma nulla di più, e ciò non può certo avallare qualsiasi tipo di condotta.

Massimiliano Filippi
Segretario Generale FederFauna

venerdì 12 dicembre 2014

Macellare i suini a domicilio si può. Il Minsalute sconfessa l'Ulss.

Il ministero della salute conferma: Macellare in casa i maiali per destinarne le carni all'uso domestico si può. Eccome. Non c'è alcuna controindicazione.
La tradizione è salva. Mario Rigoni Stern, sublime cantore nelle "Stagioni di Giacomo" di un rito caro alla memoria ma tuttora diffuso nel Vicentino e nel Veneto, può riposare in pace. E le famiglie dell'Alto Vicentino che, fino ad oggi, hanno abbattuto il suino in casa per preparare salami, sopresse, salsicce e cotechini da consumare per tutto il tempo dell'anno, potranno continuare a farlo.
La vicenda era iniziata a metà ottobre quando i sindaci dei 32 Comuni che fanno parte dell'Ulss 4 (Alto Vicentino) si erano visti recapitare la circolare firmata da De Stefani. Un fulmine, come si dice, a ciel sereno. Da 86 anni tutto è andato liscio e nessuno si era mai sognato di mettere in dubbio una consuetudine che si tramanda, da generazioni, di padre in figlio. De Stefani aveva motivato il suo veto rifacendosi a un decreto che, sotto il sigillo monarchico di Vittorio Emanuele III, stabilisce come la macellazione ad uso privato, fuori di un macello pubblico, di animali destinati all'alimentazione, può essere permessa dal sindaco solo in via eccezionale.
Subito sono fioccatele proteste. Anche perché negli 89 Comuni delle altre 3 Ulss della provincia - Vicenza, Arzignano, Bassano - la macellazione a domicilio prosegue senza problemi. I sindaci, anche quest'anno, hanno autorizzato chi è in possesso del nulla-osta sanitario a macellare in casa fino a un massimo di due suini per nucleo familiare, osservando ovviamente tutte le regole che si ripetono da anni per tutelare l'igiene pubblica ed evitare sofferenza all'animale. La stessa cosa accade in tutti gli altri Comuni del Veneto. Ma nell'Alto Vicentino era stata vietata. Lo era, perché adesso il Ministero ha chiuso la questione.


Lazio Regione virtuosa: approvata la legge regionale sullo spettacolo dal vivo

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Era attesa da 36 anni ma finalmente è arrivata e merita grande attenzione per i suoi contenuti, che tengono conto di tutti i settori dello spettacolo dal vivo, circo compreso.

Per il mondo del circo la legge regionale sullo spettacolo dal vivo approvata ieri dalla Regione Lazio era nota. Il consilgiere regionale Michele Baldi, capogruppo della lista civica Nicola Zingaretti, che alla legge regionale ha dedicato molta attenzione e impegno, ne aveva parlato intervenendo alla assemblea generale Enc dello scorso aprile: “Dopo 20 anni in cui questa Regione, che non aveva una legge sulla cultura e lo spettacolo dal vivo e sulle attività imprenditoriali che fanno capo ad essa, l’altro ieri è stata presentata e comprende anche i circhi e lo spettacolo viaggiante relativamente al tema di un giusto riconoscimento, per chi fa impresa culturale, della necessità delle aree pubbliche”. Una legge – aveva rimarcato Baldi, “che diventa un esempio per tutte le regioni italiane”. Promessa mantenuta e soddisfazione ampiamente condivisa per una normativa frutto di confronto e di un serio lavoro di ascolto delle diverse esigenze presenti nello spettacolo dal vivo. Come evidenzia anche l’Agis Lazio, “la legge approvata afferma alcuni principi di grande rilevanza per il settore ad iniziare dalla novità del riconoscimento del valore economico, sociale e civile di “impresa culturale e creativa” a tutti i soggetti che operano nel settore dello spettacolo dal vivo attraverso uno specifico articolo che disciplina tutta una serie d’interventi a favore dello sviluppo di queste imprese”. Le risorse previste ammontano complessivamente per il triennio 2014-16 a 4,9 milioni di euro l’anno.

Contributi andranno anche per le attività circensi, di produzione e formazione, per la promozione dei giovani e del ruolo autoriale, per lo sviluppo di festival, rassegne, spettacoli viaggianti e degli artisti di strada.
Soddisfazione viene espressa dal presidente Enc, Antonio Buccioni, che ringrazia il presidente della Regione Nicola Zingaretti, l’assessore alla cultura Lidia Ravera, il capogruppo Baldi e tutti coloro che hanno lavorato con dedizione e capacità al buon risultato.


Fonte::www.circo.it



lunedì 1 dicembre 2014

CARPINETO ROMANO. Abbattuti i primi 17 bovini...

Con un Avviso del 30 novembre il Sindaco di Carpineto Romano ha ufficialmente comunicato l'avvenuta cattura e l'abbattimento di 17 bovini inselvatichiti abbandonati nel territorio comunale.

Di seguito il testo integrale dell'Avviso:

logoComune
AREA VIGILANZA E COMMERCIO
COMANDO POLIZIA LOCALE

AVVISO
BOVINI VAGANTI E INSELVATICHITI
 
La cattura e l'abbattimento di 17 capi di bovini in stato di abbandono e senza marchio auricolare come prescritto dal regolamento UE N. 1053/2010 e dall'Ordinanza 47/2014, è stato concluso. La situazione era e rimane insostenibile per Carpineto Romano, ma con il forte gesto di questa Amministrazione Comunale e con la collaborazione sinergica di tutte le forze dell'ordine (Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Polizia Provinciale e Polizia Locale) e del servizio veterinario della Asl Rm/G con il coordinamento del Comandante della Polizia Locale, dott. Giorgio Falcone, - che voglio ringraziare per il loro impegno profuso - è stato mandato un segnale chiaro a tutti coloro che praticano l'allevamento di bovini nella totale illegalità.
L'Amministrazione Comunale è a favore del pascolo allo stato brado, come è nella tradizione della nostra comunità da secoli, ma deve avvenire nella legalità e nella più completa sicurezza. Questa Amministrazione sarà intransigente con tutti coloro che in barba alle disposizioni di legge agiscono contro l'interesse collettivo.
 
A questo proposito voglio ringraziare tutti i cittadini che ci stanno esprimendo la loro solidarietà ed il loro sostegno.

Carpineto Romano 30.11.2014
IL SINDACO
Matteo Battisti

Fonte: www.carpinetoromano.it/comunicati


CARPINETO ROMANO: la Politica scende in campo a difesa dei Bovini Inselvatichiti....

Atto Camera
Interrogazione a risposta orale 3-01189presentato daCARELLA Renzotesto diVenerdì 28 novembre 2014, seduta n. 340  
CARELLA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:  
Carpineto Romano è un comune in provincia di Roma di circa 5000 abitanti dove da anni il proprio territorio è invaso da centinaia di bovini inselvatichiti;   

 gli stessi animali invadono il paese e la strada principale di accesso ad esso, rappresentando specie di notte un pericolo constante per gli automobilisti, oltre che, vere e proprie aggressioni fatte al centro del paese nei confronti dei cittadini inermi;   

 il comune di Carpineto Romano in questi anni ha cercato ogni forma di collaborazione per risolvere il problema attraverso la cattura, rivolgendosi al prefetto di Roma, rivolgendosi alla provincia di Roma e rivolgendosi alla ASL del territorio, come dimostrano le numerose lettere di cui si citano alcuni dei protocolli in uscita del comune di Carpineto Romano:   
 a) protocollo 9315 dell'8 ottobre 2009;   
 b) protocollo 5987 del 28 novembre 2011;   
 la ASL sembrava disposta attraverso la cattura da parte di un allevatore che ha la sede della propria azienda in provincia di Frosinone, quindi una provincia contigua a Carpineto Romano e alla provincia di Roma, ma nel frattempo è arrivata la notizia che occorre da parte del Ministero della sanità un'autorizzazione che non arriva;   
quindi tra burocrazia e altri problemi anche da parte delle forze dell'ordine è stata fatta la segnalazione alla procura della Repubblica di Velletri in data 29 agosto 2014 relativa all'articolo 727 C.P. abbandono di animali;   
il sindaco di Carpineto Romano si è visto costretto ad emanare un'ordinanza per l'abbattimento dei bovini a tutela della salute e della incolumità dei cittadini, ordinanza rivolta a tutte le forze dell'ordine;   
certo non sappiamo se il sindaco ha il potere di dare ordini alle forze dell'ordine, potere che ha certamente il prefetto di Roma e che fino ad oggi non a voluto esercitare;   
inoltre nessuna autorità sanitaria si sta occupando di macellazione e di commercio di carni bovine clandestine non sottoposte ad alcun tipo di profilassi, rappresentando, dunque, un pericolo per la salute dei cittadini –:   
se non sia opportuno attivare immediatamente tutti gli organi dello Stato per soccorrere una comunità, che è a rischio continuo per la propria incolumità e se non ritenga opportuno a livello operativo investire del problema la protezione civile, avendo la stessa, i mezzi e i poteri per far fronte a questa calamità;   
se il Ministro della salute non ritenga opportuno intervenire perché problemi di regolamento, certamente importanti non diventino scudo per non operare;   
se intenda porre in essere un intervento imminente per evitare azioni clamorose di cittadini che di fronte all'impotenza dello Stato si facciano giustizia da soli. (3-01189).

Fonte:
Atto a cui si riferisce: 
C.3/01189 Carpineto Romano è un comune in provincia di Roma di circa 5000 abitanti dove da anni il proprio territorio è invaso da centinaia di bovini inselvatichiti; gli stessi animali invadono...


CARPINETO (RM): il sindaco ordina l’abbattimento di 20 mucche inselvatichite

Abbattimento dei capi bovini che si aggirano liberamente per  Carpineto Romano. È quanto prevede una recente ordinanza del Sindaco Matteo Battisti volta a risolvere il problema ed i primi venti capi sono stati presi oggi in un terreno privato con l’intervento dei Carabinieri della locale Stazione, della Polizia Locale e del servizio veterinario della Asl Rm/G.
stalla mucche (1)
Mi amareggia essere stato obbligato ad un simile passo, ma la sicurezza delle persone viene prima di tutto. L’esasperazione dei cittadini ci ha costretto a questa ordinanza senza precedenti” ha dichiarato il Sindaco di Carpineto Romano, Matteo Battisti, “dopo il ferimento di una ragazza in pieno centro, non era più possibile attendere, per questo ho chiesto con l’ordinanza n.47/2014 a tutte le Forze dell’Ordine di procedere all’abbattimento dei capi di bestiame che si aggirano liberamente per il paese e lungo la via Carpinetana, nel rispetto di quanto prevede la normativa e facendoci carico come Amministrazione dello smaltimento delle carcasse”.
Sono anni che il problema attende una soluzione da parte degli organi competenti: “visti vani tutti i tentativi messi in atto finora, non avendo ricevuto alcuna risposta dalla Prefettura di Roma e prima che la situazione ci presenti un conto ancor più salato” prosegue il Sindaco Battisti “ho applicato il Regolamento UE 1053/2010. Mi chiedo, però, perché, solo qualche anno fa a Colleferro in una situazione quasi analoga si è proceduto d’urgenza intervenendo rapidamente, mentre ora per Carpineto Romano sono anni che si tergiversa? La differenza di trattamento è forse dovuta al clamore mediatico di una troupe televisiva?”
Nel frattempo saranno le Forze dell’Ordine presenti sul territorio ad intervenire a tutela della sicurezza e della incolumità dei cittadini di Carpineto Romano.
La nota dell'On. Carella (PD): “Sosteniamo l’azione del sindaco di Carpineto, che oggi ha dato attuazione all’ordinanza per la cattura dei bovini inselvatichiti: la sicurezza e l’incolumità dei cittadini rappresentano una priorità”. Lo dichiara, in una nota, il deputato del
Pd, Renzo Carella. “Il ferimento di una ragazza da parte di un bovino nel pieno centro di Carpineto – spiega Carella – non poteva che portare a questa ordinanza, superando così anni e anni in cui la prefettura di Roma e altri organi istituzionali, con eccezione del
Comune, hanno dimostrato solo disattenzione”. “Ho sempre sostenuto la necessità di fronteggiare questo problema e proprio due giorni fa ho presentato un’interrogazione alla Camera per sbloccare l’impasse che si era verificata”, aggiunge. “Sono anni – prosegue Carella -  che il territorio di Carpineto è invaso da centinaia di bovini inselvatichiti sui quali viene effettuato un commercio illecito di carni, senza nessuna profilassi e quindi dannoso per la salute delle persone”. “Gli stessi animali – aggiunge – invadono il paese e la strada principale di accesso, rappresentando, specialmente di notte, un pericolo constante per gli automobilisti, oltre che a dar vita a vere e proprie aggressioni nel centro del paese nei confronti dei cittadini inermi”. “Mi auguro che si proceda ora con l’attuazione completa dell’ordinanza per dare risposte sicure ai cittadini”, conclude Carella.

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