A palle ferme (e spero fredde, ma con certa gente
non si può mai dire), sento la necessità di una riflessione sulla recente
fiammata anti-paliesca accesa da un parlamentare del M5S che ha chiesto
ufficialmente al Governo l’abolizione del Palio di Siena.
Una necessaria premessa anzitutto: tutti noi,
ordinari cittadini, siamo civilmente e fermamente contrari a qualsiasi forma di
crudeltà e violenza, psichica o fisica, indebitamente e inutilmente inferta a
qualsiasi animale.
Detto ciò, però, bisogna subito porsi la domanda:
chi o cosa sono oggi gli animalisti? La risposta che mi sono data è che ormai
con questo termine non si raffiguri più la grande e diffusa massa – alla quale
pure il sottoscritto appartiene – di coloro che amano gli animali e non
vogliono che siano sottoposti a maltrattamenti fisici o psichici. No, oggi gli
animalisti sono esclusivamente i viscerali adepti di una sorta di fanatica
setta dogmatica. E sulla definizione di “dogma” i dizionari sono tutti univoci,
dandone più o meno questa definizione: “principio che si accoglie per vero o
per giusto, senza esame critico o discussione, imposto ai credenti come
articolo di fede”. Con simile gente ogni tipo di rapporto dialettico non è solo
inutile, ma è anche dannoso, perché si rischierebbe di regalare loro un
immeritato quarto d’ora di visibilità che altrimenti neanche si sognerebbero di
avere. Infatti sono sempre e solo alla ricerca del coup de théătre. In Italia
sono migliaia i cavalli degli ippodromi macellati ogni anno perché infortunati
e/o scartati perché non abbastanza competitivi. Su ciò silenzio assoluto o
quasi. Ma per il solo cavallo incidentato in Piazza del Campo sotto le
telecamere di mezzo mondo si accendono i fuochi d’artificio.
Mi ero già occupato della questione nell’appendice
al mio breve saggio “IL PALIO (o della libertà)”, ma la prima edizione è del
2002 e la seconda è del 2006, quando la situazione non era ancora così “calda”.
Comunque la si può trovare qui: (attenzione: le statistiche si riferiscono al
periodo pre-crisi: oggi quei valori possono essersi ridotti
significativamente).
E nella stessa direzione andava un mio articolo su
queste pagine esattamente di un anno fa, che potete trovare qui.
LA SOPPRESSIONE DELLE CORSE DEI CAVALLI
CONDANNEREBBE DECINE DI MIGLIAIA DI CAVALLI AL MACELLO
Ma ora sento la necessità di approfondimenti su
questo tema che, qui di seguito, cerco di illustrare nella stessa maniera
confusa in cui mi vengono in mente (numero le considerazioni per far credere
che un qualche ordine ci sia).
Se gli animalisti chiedono e ottengono la
soppressione del Palio di Siena e delle altre manifestazioni più o meno
analoghe, che succede poi? Di quei cavalli “disoccupati” pagheranno loro il
mantenimento, finché morte non sopravvenga, o proporranno che questo costo sia
posto a carico del contribuente, ossia anche di chi non è “animalista”? O,
peggio ancora, se ne fregheranno del tutto per cui per qualche centinaio di
cavalli che gira intorno a quelle manifestazioni non ci sarà altro destino che
la macellazione? Un bel successo davvero per chi è capace di scandalizzarsi fino
all’ossessione per un solo cavallo finito al macello perché incidentato al
Palio: per salvare qualche cavallo da ipotetici incidenti futuri, si macellano
subito tutti, compresi quelli che si voleva salvare dal futuro ipotetico
incidente (ovviamente con l’eccezione dei cavalli del Palio di Siena che
finiscono la loro carriera liberi nei pascoli, mantenuti dalla nostra
comunità).
E se viene chiesta e ottenuta l’abolizione del
Palio e delle altre corse analoghe, mica si continueranno a tollerare, vero?,
le corse dell’ippica e i concorsi ippici, dove la mattanza equestre raggiunge
vette vertiginose: migliaia di cavalli – circa il 90% dei nati – consegnati
ogni anno al coltellaccio della squartatore perché infortunati o, peggio
ancora, perché non abbastanza competitivi (ma che differenza fa?). Anche in
questo caso il costo astronomico per il mantenimento di alcune decine di
migliaia di cavalli diventati inutili a chi farà carico? Alla caritatevole,
straordinaria sensibilità degli animalisti o al solito Pantalone? Oppure lo
scopo di questi signori era solo quello di vincere la battaglia per motivi di
principio (tipico atteggiamento di ogni fanatica setta dogmatica) dopodiché il
problema non è più tale e quelle decine di migliaia di cavalli, già da loro
amatissimi, possono tranquillamente finire in macelleria? Chi disse che il
”troppo amore” può uccidere più dell’odio?
L’ “AMORE” DEGLI ANIMALISTI ARRIVA FINO ALLE
ZANZARE?
Ma gli animalisti non sono tutti così ottusi.
Qualcuno lo è anche di più. Le loro frange più estreme e “intelligenti” hanno
una risposta anche per questo problema: liberare in natura tutti questi animali
lasciandoli ovviamente anche liberi di riprodursi. Si pensi solo ai danni che
qualche migliaio di cinghiali caprioli e cervi già producono nelle zone
temperate come l’Italia, quelle zone ossia dove si pratica l’agricoltura per la
sopravvivenza dell’uomo, e immaginiamoci per un solo momento cosa succederebbe
se vi si immettesse anche qualche decina di migliaia di cavalli, animali
celebri per avere cinque bocche: una ogni zoccolo e una sul muso. Un’ideona:
salvare i cavalli per far morire di fame l’uomo! Senza contare che nessun
erbivoro in natura muore di morte naturale, ma tutti (tutti!), non appena un
incidente o l’età ne riducono la capacità di fuga, finiscono divorati vivi
(vivi!) dai carnivori predatori. Come risultato non c’è davvero male per gente
che a ogni piè sospinto si autoproclama caritatevole difensore dei cavalli
dalla brutalità umana!
Gli animali del nostro pianeta si classificano in
una lunga scala che va dalla balenottera azzurra (il più grande di tutti: 180
tonnellate) per arrivare, diciamo, alla minuscola drosofila o moscerino della
frutta (misurabile in frazione di milligrammo). Sarebbe interessante sapere a
quale livello gli animalisti pongono l’assicella per separare da tutti gli
altri quegli animali che meritano la loro protezione, ossia quali loro hanno
deciso essere soggetti senzienti (capaci di provare sentimenti e dolore) e quali
no. Non è una questione di lana caprina perché l’ala estrema del fanatismo
animalista, i vegani, non solo non mangia carne, e non solo non mangia neanche
i derivati come uova, latte e latticini, miele ecc., ma neanche si veste di
pellicce e pelli animali (scarpe, cinture ecc.) né di lana o seta. La cosa vuol
dire che anche i bachi da seta rientrano nella lista. Ma allora si deve pensare
che pure le zanzare e ogni altro insetto molesto rientri tra le specie
“protette”. Protette”!? Protette un cavolo! Perché se tutti ci comportassimo da
vegani fondamentalisti – come loro vorrebbero – in tempo di una mesata bovini,
ovini, maiali, conigli e pollame e anche i bachi da seta, ossia tutti gli
animali oggetto del loro straordinario amore, scomparirebbero in una immane
ecatombe, barbaramente massacrati e cremati. Quando l’amore è troppo è troppo.
L’INTERA SPECIE OVINA POTREBBE SPARIRE DALLA FACCIA
DELLA TERRA
La cosa mi riporta alla mente le campagne contro la
tradizione che vuole gli agnellini sacrificati per la tavola pasquale. Sembra
che nessuno abbia riflettuto sul fatto che nessuna azienda dell’ovinicoltura
potrebbe affrontare un futuro senza più il ricavato della vendita degli
agnelli, perché la sola produzione di lana e latte non sarebbe in grado di
sostenere l’impresa. Anzi, la sola produzione di lana, visto che se non nascono
gli agnelli non c’è neanche produzione di latte (a meno di far nascere gli
agnelli e poi ammazzarli subito, sennò diventerebbero adulti e il gregge
vedrebbe pressoché raddoppiati i propri capi il primo anno, quadruplicati il
secondo e così via). Ergo l’intera popolazione ovina del pianeta, ossia
centinaia di milioni di capi, verrebbe necessariamente sterminata. Insomma,
quello che i fanatici fondamentalisti dell’ISIS vorrebbero fare a tutta la
specie umana, gli animalisti riuscirebbero a farlo, ma con molto amore, a
diverse specie animali (sempre che non si preveda l’aberrante proposta di
restituirle tutte libere alla natura nelle zone temperate del pianeta, come i
cavalli di cui prima).
Ancora a proposito di cavalli. C’è una corrente
importante del fanatismo animalista che vuole non solo l’abolizione dei circhi
e degli zoo perché gli animali vi sono sottoposti a stress tremendi (è vero)
per divertimento degli umani (è pure vero), ma, coerentemente e per lo stesso
motivo, vuole anche proibire l’uso del cavallo a titolo privato (non
agonistico) nelle passeggiate o nell’escursionismo a scopo di diletto
dell’uomo. In Italia sarebbero altri 200 o 300mila cavalli (non esistono
statistiche ufficiali) che andrebbero ad aggiungersi alle decine di migliaia
che abbiamo ricordato sopra: o macellati o messi in libertà nei nostri campi.
IL CINISMO DEI CAPI E LA DABBENAGGINE DEGLI ADEPTI
Per concludere: non c’è una sola proposta o pretesa
del fanatismo animalista che, come ogni altra setta fondamentalista, non sia
foriera di lutti e orrori. Dovunque si giri lo sguardo è la stessa cosa. Si
pensi all’abolizione della corrida (decine di migliaia di capi della razza
Miura eliminati) o ai rodei equestri in Nord e Sud America, o alle corse dei
cammelli (o anche al loro semplice uso nel trasporto di persone e cose) dei
nomadi del deserto, o ai cani da slitta degli eschimesi (e magari anche a
quelli poliziotto o quelli dei ciechi, quelli da valanga e quelli da terremoto
e, perché no?, quelli da guardia e quelli da compagnia). La dabbenaggine di chi
aderisce in buona fede a certi movimenti è pari alla disonestà, cinismo,
protervia e ipocrisia di chi li guida, che sa bene come stanno le cose. Ma ogni
mezzo è buono, anche il più scellerato, per raggiungere il fine, ossia la
visibilità, la notorietà e, purtroppo, anche il potere politico. Roba da
riaprire, per certa gente, le porte del manicomio e chiudere quelle del
Parlamento.
Dimenticavo: se l’aberrante programma animalista
avesse intero successo, a occhio e croce più di un miliardo di esseri umani
direttamente o indirettamente sarebbe ridotta in miseria o peggio. Ma chi se ne
frega: sono solo uomini, donne, bambini e vecchi, mica animali. Chapeau!
Mauro
Aurigi (consigliere comunale del M5S)
Fonte: www.ilcittadinoonline.it
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