Alla concorrenza estera, la
contraffazione e la burocrazia, da anni si e' aggiunta una minaccia ancor piu'
grave per le produzioni zootecniche italiane: l'ideologia animalista e gli
effetti della sua radicalizzazione, che minacciano non solo i produttori e le
filiere, ma anche la sicurezza di tutti i Cittadini.
Nella notte del 15 u.s. ignoti
animalisti hanno assaltato un allevamento di visoni nel Ravannate arrecando
come al solito danni, gabbie aperte e molti animali morti o dispersi. Questa
volta, per eludere il sistema di allarme, gli attivisti hanno costruito addirittura
una impalcatura e la hanno utilizzata come ponte: una struttura (ora sotto
sequestro da parte della Digos) costruita quale congegno perfetto, con tutti i
pezzi segnati per essere coincidenti, quindi studiata per essere assolutamente
efficiente.
L'ennesima dimostrazione che non
si puo' piu' ritenere si tratti della bravata di qualche esaltato, ma di una
vera e propria azione criminale, premeditata e condotta da un'organizzazione a
delinquere peraltro dotata di notevoli mezzi economici.
La rivendicazione scritta sui
muri e' sempre dell'ALF (Animal Liberation Front), l'organizzazione animalista
che e' catalogata come "terrorista" in America e in molti altri Paesi
(anche Europei), e che parrebbe essere finanziata da altre associazioni animaliste
che si presentano invece pulite ed estranee ai reati e possono cosi'
raccogliere donazioni da privati ed enti in buona fede, convincendoli con
campagne apparentemente lecite.
E a farne le spese e' il Made in
Italy: l'allevamento di Ravenna attaccato dagli animalisti "avrebbe
iniziato l'anno prossimo il percorso per ottenere la certificazione WelFur sul
benessere animale – riferisce Natalia De Poli di AIP- un percorso che sta
distinguendo per qualita' il lavoro degli allevatori italiani e che il malcapitato
ora non potra' certo facilmente riprendere".
Una situazione insostenibile, che
FederFauna segnala da anni e che va fermata: ormai i reati di matrice
animalista si stanno moltiplicando; ne sono vittime allevamenti di tutte le
specie, macelli, fabbriche e laboratori, circhi e zoo, negozi, stabulari, le
auto o gli appostamenti di cacciatori e pescatori… e la violenza dei sedicenti
attivisti per i diritti degli animali non e' piu' solo contro le cose, ma anche
contro le persone.
Per questo FederFauna chiede da
tempo che l'Italia si allinei ad altri Paesi sviluppati ed approvi una norma
per riconoscere il reato di ecoterrorismo, per fornire alle Forze dell'Ordine i
mezzi adeguati per contrastarlo e per garantire la sicurezza di imprese e
cittadini.
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