Dalla
Lombardia alla Sicilia il 17 gennaio si celebra uno dei santi più venerati del
Paese.
ROMA -
Mucche, asini, pecore, maiali, capre, cavalli, galline e conigli delle razze
più rare e curiose, salvate dal rischio di estinzione dagli allevatori
italiani, provenienti da tutta l'Italia, invaderanno giovedi 17 gennaio Piazza
San Pietro in onore di San Antonio Abate patrono degli animali per celebrare la
"Giornata dell'Allevatore". L'evento,
organizzato da Aia e Coldiretti, prenderà il via alle 9,30, con un programma,
che viene riproposto ogni anno ormai da dodici consecutivi, ma che si
arricchisce di nuove partecipazioni e si diversifica. Tuttavia il centro di
maggior attrazione anche per la cittadinanza rimane la "Fattoria sotto il
cielo", un'occasione unica per poter ammirare da vicino in una cornice
inimitabile, di fronte al celebre Colonnato del Bernini, in Piazza Pio XII, una
rappresentanza degli animali di interesse zootecnico presenti negli allevamenti
italiani. Per l'occasione sarà anche divulgato lo studio "Fattoria
Italia" alla presenza del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e
del Presidente dell'Associazione Italiana Allevatori (AIA) Roberto Nocentini.
La
parte più strettamente religiosa della mattinata prevede, alle ore 10.30, la
funzione liturgica all'interno della Basilica Vaticana, in San Pietro, la
suggestiva sfilata a cavallo lungo Via della Conciliazione, e la benedizione
impartita dal Cardinal Comastri a uomini e animali radunati in Piazza Pio XII.
UN PO
DI STORIA..
In
Italia esiste una vera e propria venerazione per Sant’Antonio Abate (da non
confondere con Antonio patrono di Padova): basta passare in rassegna le decine
di eventi organizzati in suo onore il 17 gennaio, data della sua morte, dalla
Lombardia fino alla Sicilia. Eppure leggendo qualche cenno della sua biografia
si scopre che il santo non ha alcun legame con il nostro Paese: Antonio fu un
eremita egiziano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, cui si deve l’inizio del
cosiddetto “monachesimo cristiano”, ovvero della scelta di passare la vita in
solitudine per ricercare una comunione più intensa con Dio. Evidentemente bastò
questo “primato” per diffondere il culto in tutta Europa, cui si aggiunsero,
nel tempo, molti tratti popolari.
Fin da
epoca medievale, Sant’Antonio viene infatti invocato in Occidente come patrono
dei macellai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali
domestici; questo, forse, perché dal maiale gli antoniani (i seguaci di
Antonio) ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle
piaghe. Antonio, dice la tradizione, era anche un taumaturgo capace di guarire
le malattie più tremende. E poi, c’è la credenza popolare che vuole che il
Santo aiuti a trovare le cose perdute. Al nord si dice "Sant'Antoni dala
barba bianca fam trua quel ca ma manca” e al sud - dove viene spesso chiamato
Sant’Antuono, per distinguerlo da Antonio da Padova - "Sant'Antonio di
velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto”.
ALCUNE
FESTE NEL LAZIO
A Gallicano nel Lazio (RM) oltre alla benedizione degli animali, si potrà degustare la
ciambella all’anice tipicamente chiamata "ciambellone di S. Antonio" accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso di produzione locale.
A
Jenne (RM), si svolge la Sagra della Polenta e del Fallone, con degustazione
della “Fava ammollo”.
Polenta
e fallone sono due pietanze tipiche dell’antica civiltà contadina locale,
realizzate utilizzando farina gialla, quella cioè ricavata dal granoturco, che
seminato a primavera, veniva raccolto alla fine del mese di settembre.
Il
Fallone è invece una pizza, sempre di farina di Granoturco e acqua, lasciata
cuocere sotto al fuoco. Per renderlo più saporito e più morbido, il Fallone
viene coperto con le cosiddette “erbe pazze” (verdura di diverse specie
raccolta dalle donne di Jenne nei campi circostanti il paese).
A San
Polo dei Cavalieri (RM): dopo la benedizione del fuoco santo e degli animali,
si possono assaggiare i “bommacetta”, ciambella, fava riccia e vino.
A
Canino (VT), si svolgono numerosi eventi, dalla degustazione di salsiccia e
vino, ricotta di Sant’Antonio, pranzo tradizionale del Pastore di Sant’Antonio,
fino alla sfilata del Carro di Sant’Antonio e alla “gara del ruzzolone”.
A
Tuscania (VT), si svolgono la Sagra della Frittella di Cavolfiore e falò in
onore di S. Antonio, con la benedizione degli animali e la suggestiva sfilata
dei butteri a cavallo.
A
Sutri, in provincia di Viterbo, si tiene una festa di Sant’Antonio Abate, che risale addirittura al
Milletrecento. La festa inizia il 17 gennaio con il “Corteo della Cavalleria”
(sfilata storica di cavalli e cavalieri, entrambi benedetti in Piazza del
Comune) e prosegue per ben otto giorni!
A
Frosinone il 17 gennaio, il piatto
tipico della ricorrenza è la pulenta (‘nche glie sughe de custatelle i
sasicchie); in questo giorno si mangiano anche le musciarèlle, le piccole
castagne essiccate.
A Posta (RI) il 16 e 17 gennaio, grazie alla Confraternita
di Sant’Antonio, un’associazione ata a Posta nell’800, che si cura di
conservare e tramandare la tradizione dei festeggiamenti religiosi e civili in
onore del Santo.
Nessun commento:
Posta un commento