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mercoledì 16 gennaio 2019

A Roma, in piazza San Pietro, arrivano mucche, maiali e cavalli in onore di S.Antonio Abate.

Dalla Lombardia alla Sicilia il 17 gennaio si celebra uno dei santi più venerati del Paese.

ROMA - Mucche, asini, pecore, maiali, capre, cavalli, galline e conigli delle razze più rare e curiose, salvate dal rischio di estinzione dagli allevatori italiani, provenienti da tutta l'Italia, invaderanno giovedi 17 gennaio Piazza San Pietro in onore di San Antonio Abate patrono degli animali per celebrare la "Giornata dell'Allevatore". L'evento, organizzato da Aia e Coldiretti, prenderà il via alle 9,30, con un programma, che viene riproposto ogni anno ormai da dodici consecutivi, ma che si arricchisce di nuove partecipazioni e si diversifica. Tuttavia il centro di maggior attrazione anche per la cittadinanza rimane la "Fattoria sotto il cielo", un'occasione unica per poter ammirare da vicino in una cornice inimitabile, di fronte al celebre Colonnato del Bernini, in Piazza Pio XII, una rappresentanza degli animali di interesse zootecnico presenti negli allevamenti italiani. Per l'occasione sarà anche divulgato lo studio "Fattoria Italia" alla presenza del presidente della Coldiretti Ettore Prandini e del Presidente dell'Associazione Italiana Allevatori (AIA) Roberto Nocentini.
La parte più strettamente religiosa della mattinata prevede, alle ore 10.30, la funzione liturgica all'interno della Basilica Vaticana, in San Pietro, la suggestiva sfilata a cavallo lungo Via della Conciliazione, e la benedizione impartita dal Cardinal Comastri a uomini e animali radunati in Piazza Pio XII.

UN PO DI STORIA..

In Italia esiste una vera e propria venerazione per Sant’Antonio Abate (da non confondere con Antonio patrono di Padova): basta passare in rassegna le decine di eventi organizzati in suo onore il 17 gennaio, data della sua morte, dalla Lombardia fino alla Sicilia. Eppure leggendo qualche cenno della sua biografia si scopre che il santo non ha alcun legame con il nostro Paese: Antonio fu un eremita egiziano, vissuto nel IV secolo dopo Cristo, cui si deve l’inizio del cosiddetto “monachesimo cristiano”, ovvero della scelta di passare la vita in solitudine per ricercare una comunione più intensa con Dio. Evidentemente bastò questo “primato” per diffondere il culto in tutta Europa, cui si aggiunsero, nel tempo, molti tratti popolari.
Fin da epoca medievale, Sant’Antonio viene infatti invocato in Occidente come patrono dei macellai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; questo, forse, perché dal maiale gli antoniani (i seguaci di Antonio) ricavavano il grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe. Antonio, dice la tradizione, era anche un taumaturgo capace di guarire le malattie più tremende. E poi, c’è la credenza popolare che vuole che il Santo aiuti a trovare le cose perdute. Al nord si dice "Sant'Antoni dala barba bianca fam trua quel ca ma manca” e al sud - dove viene spesso chiamato Sant’Antuono, per distinguerlo da Antonio da Padova - "Sant'Antonio di velluto, fammi ritrovare quello che ho perduto”.

ALCUNE FESTE NEL LAZIO

A Gallicano nel Lazio (RM) oltre alla benedizione degli animali, si potrà degustare la ciambella all’anice tipicamente chiamata "ciambellone di S. Antonio" accompagnata da un buon bicchiere di vino rosso di produzione locale.
A Jenne (RM), si svolge la Sagra della Polenta e del Fallone, con degustazione della “Fava ammollo”. 
Polenta e fallone sono due pietanze tipiche dell’antica civiltà contadina locale, realizzate utilizzando farina gialla, quella cioè ricavata dal granoturco, che seminato a primavera, veniva raccolto alla fine del mese di settembre.
Il Fallone è invece una pizza, sempre di farina di Granoturco e acqua, lasciata cuocere sotto al fuoco. Per renderlo più saporito e più morbido, il Fallone viene coperto con le cosiddette “erbe pazze” (verdura di diverse specie raccolta dalle donne di Jenne nei campi circostanti il paese).
A San Polo dei Cavalieri (RM): dopo la benedizione del fuoco santo e degli animali, si possono assaggiare i “bommacetta”, ciambella, fava riccia e vino.
A Canino (VT), si svolgono numerosi eventi, dalla degustazione di salsiccia e vino, ricotta di Sant’Antonio, pranzo tradizionale del Pastore di Sant’Antonio, fino alla sfilata del Carro di Sant’Antonio e alla “gara del ruzzolone”.
A Tuscania (VT), si svolgono la Sagra della Frittella di Cavolfiore e falò in onore di S. Antonio, con la benedizione degli animali e la suggestiva sfilata dei butteri a cavallo.
A Sutri, in provincia di Viterbo, si tiene una festa di Sant’Antonio  Abate, che risale addirittura al Milletrecento. La festa inizia il 17 gennaio con il “Corteo della Cavalleria” (sfilata storica di cavalli e cavalieri, entrambi benedetti in Piazza del Comune) e prosegue per ben otto giorni!
A Frosinone il 17  gennaio, il piatto tipico della ricorrenza è la pulenta (‘nche glie sughe de custatelle i sasicchie); in questo giorno si mangiano anche le musciarèlle, le piccole castagne essiccate.
A Posta (RI) il 16 e 17 gennaio, grazie alla Confraternita di Sant’Antonio, un’associazione ata a Posta nell’800, che si cura di conservare e tramandare la tradizione dei festeggiamenti religiosi e civili in onore del Santo.



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