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mercoledì 9 dicembre 2015

Per Castel di Guido è battaglia in procura


Denunce ed esposti su presunti danni erariali, irregolarità amministrative e sulle condizioni di sofferenza dei bovini nell'azienda agricola della Regione gestita dal Comune di Roma. Il sogno: trasformarla in un'oasi aperta al pubblico e fondata su eco turismo, agricoltura bio e birdwatching.

Due circostanziati esposti su presunti danni erariali e irregolarità amministrative dell'azienda agricola Castel di Guido, di proprietà della Regione Lazio e gestita fin dal 1980 da Roma Capitale, sono stati indirizzati alla Procura regionale della Corte dei Conti. Seguono alla denuncia presentata da Enpa, Lav, Lndc e Oipa circa le condizioni di sofferenza di bovini destinati a latte e carne detenuti nella medesima azienda. Le associazioni hanno inoltre chiesto un incontro a Tronca e Zingaretti, commissario straordinario al Campidoglio e presidente della Regione (che sta per recuperare il bene) per un confronto sul futuro dell'area. Si auspica infatti che, nell'interesse di cittadini e biodiversità, ne venga valorizzata la straordinaria vocazione naturalistica, di pari passo alla salvezza di tutti gli animali presenti. Il sogno realizzabile è che il preziosissimo scampolo di Agro Romano divenga un'oasi aperta al pubblico e fondata su eco turismo, birdwatching, terapie assistite, convegni, didattica, archeologia, agricoltura biologica, apicoltura: qui ogni specie animale vivrebbe libera e in pace, inclusi i bovini di razza maremmana e frisona finora allevati.
La Lega nazionale per la difesa del cane si è anche offerta di lanciare una campagna di adozioni definitive o a distanza per supportare la cura delle frisone stabulate al chiuso durante l'inverno, in vista della liberazione. Al momento, però, gli interpellati tacciono, né è stato ancora possibile ottenere risposte da Silvana Sari, dirigente responsabile delle aziende agricole gestite dal Campidoglio (Castel di Guido e Tenuta del Cavaliere), nel merito di un fulmineo bando d'asta per vendere, con probabile destinazione macello, 189 vitelli e vitellini maremmani, un terzo degli esemplari presenti a Castel di Guido. Appartengano a una razza protetta che gode di sovvenzioni regionali, ma non sono stati debitamente vincolati: come mai si rinuncia a un rilevante contributo, preferendo la vendita spicciola? Perché il toro Socrate fu inviato al mattatoio senza marca auricolare? Perché, infine, Roma Capitale alleva e vende bovini, ovini e altre specie, essendo tale attività in perdita e priva di utilità sociale?

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