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mercoledì 5 febbraio 2020

''MAFIA PASCOLI'' A RAGGI X UNIVERSITA'. ALLEVATORI DENUNCIANO SPECULAZIONI

L'AQUILA: DOCENTE CALANDRA OGGI IN AUDIZIONE IN COMMISSIONE GARANZIA COMUNE RIVELA CONTENUTI INTERVISTE NELLE MONTAGNE ABRUZZESI, ''SOCIETA' FANNO INCETTA TERRENI PER FONDI UE, ANIMALI LASCIATI AL LORO DESTINO'


Interessante articolo pubblicato oggi su www.abruzzoweb.it in merito a presunte speculazioni su concessioni pascoli fittizzi e fondi UE di cui proponiamo un estratto.

L'AQUILA - "Ci hanno raccontato di minacce più o meno velate e di furti di bestiame, della presenza sempre più massiccia, anche nelle montagne abruzzesi, di società arrivate da fuori regione, da Nord a da Sud, che affittano i pascoli a peso d'oro, dove poi vengono portati animali talvolta malati, quasi sempre abbandonati a se stessi. E ancora di 'strani' avvicinamenti da parte di compaesani, che da un giorno all'altro scoprono la passione per la zootecnia, e vogliono acquistare pecore e vitelli, il cui acquisto poi viene effettuato da misteriose spa".
Un mondo torbido, altro che l'idillio delle Georgiche virgiliane, o l'epica della transumanza, ora patrimonio Unesco dell'Umanità, quello che illustra ad Abruzzoweb Lina Calandra, docente di Geografia del Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila.
Un quadro emerso dalle centinaia di interviste... che gettano luce sull'inquietante fenomeno, ai limiti della legge, o per molti favorito da leggi sbagliate, detto in gergo giornalistico "mafia dei pascoli".
Ovvero quello che ha come protagoniste società con sede un pò in tutta Italia, che anche qui in Abruzzo, fanno incetta di pascoli, affittandoli a costi proibitivi per i locali, oppure intestandoseli con prestanome e società di comodo, solo sulla carta. Non per allevarci davvero animali, produrre carne, latte e formaggi, questo è il punto, ma per intascare decine e decine di milioni di euro di aiuti comunitari dell'Agea. Alla faccia di chi l'allevatore eroicamente continua a farlo per davvero e non vede poi un becco di un quattrino.
La questione è tornata prepotentemente d'attualità prima con il rinvenimento, il 27 dicembre scorso, di 138 carcasse di pecore, lasciate morire di fame e freddo, sulle montagne del comune di Lucoli, ad ovest dell'Aquila, su cui ora indagano i Carabinieri forestali. Poi ancor di più con la maxi-inchiesta della Procura di Messina che a metà gennaio ha portato a 94 arresti, 194 indagati e 151 aziende sequestrate. Vibrando un duro colpo alla clan mafioso dei Batanesi, che ha base dei Nebrodi in Sicilia. Dalle carte dell'inchiesta, emergerebbe che il clan con società di comodo ha fatto incetta di pascoli, in tutta Italia e anche in Abruzzo, intestandoseli falsamente, solo sulla carta, esattamente nei Comuni dell’Aquila, Barisciano, Ofena, Castel del Monte, Pettorano sul Gizio, Crognaleto, Cortino, Valle Castellana, Rocca Santa Maria, Isola del Gran Sasso, e Caramanico.
Rivela la docente, "un numero altissimo di persone contattate ci ha parlato proprio di questi fenomeni, non solo allevatori, ma anche amministratori locali e personale amministrativo dei vari enti. E questo ci ha davvero allarmato. L'idea che ci siamo fatti è che non ci si trova di fronte a casi episodici, ma ad un vero e proprio sistema organizzato, che ha come obiettivo quello di accaparrarsi, in ogni modo, i finanziamenti europei, destinati all'attività zootecnica".
Ed eccoli i contenuti di alcune interviste.
"Più di un allevatore ci ha raccontato di essere stato avvicinato, negli anni passati, da 'forestieri' che gli dicevano che i pascoli li avrebbero affittati loro, ma che poi li avrebbero messi a disposizione per poterci pascolare......"e ancora: "Ci hanno raccontato di camion pieni di pecore e vitelli, arrivati chissà da dove, scaricati sui pascoli, e poi lasciati al loro destino. Per di più in molti ci hanno spiegato che queste bestie erano malate, e dunque gli allevatori locali non potevano portare al pascolo i loro animali, per evitare contaminazioni".
"...un allevatore ci ha rivelato che le sue particelle di pascolo sono state inserite in altre domande di contributo, e così la sua pratica si è bloccata. Lui sosteneva che lo avevano fatto apposta per boicottare la sua attività, per farlo desistere e lasciare il campo, o meglio il pascolo libero...".
"E' accaduto che un allevatore è stato contattato da un compaesano, che voleva acquistare un tot di animali, anche se non si era mai occupato di zootecnia. E poi l'acquisto è avvenuto tramite una misteriosa società. Il sospetto che quel compaesano agisse come prestanome, a questo punto è legittimo".
Tra i terreni al centro delle truffe....anche terre demaniali, intestata anche a soggetti deceduti da 8 o 10 anni. Un sistema "messo in atto con plurime connivenze, con “diffusa omertà”, ma anche con estorsioni e intimidazioni".
"C'è poi il resto della storia da raccontare, emersa dalle interviste - conclude Calandra -: quella che ha come protagonisti allevatori veri, che portano avanti la loro attività con crescente difficoltà, a causa dei costi di gestione sempre più alti, e del crollo dei prezzi di vendita dei loro prodotti. E intanto i soldi per gli aiuti comunitari, di cui dovrebbero essere loro i primi beneficiari, troppo spesso prendono altre vie".

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