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lunedì 23 marzo 2015

Affari d’oro anche con i cani... Romanzo Mafia Capitale

AFFARI D'ORO ANCHE CON I CANI. COSI' LA COOP AZZANNAVA L'APPALTO
tratto da iltempo.it del 8.12.2014 di Erica Dellapasqua

I cani di Roma. Dopo rifiuti e rifugiati, il ras delle cooperative Salvatore Buzzi - dominus della cupola assieme all’ex Nar Massimo Carminati, entrambi finiti agli arresti dell’ambito dell’indagine «mafia capitale» - aveva fiutato un altro business a diversi zeri organizzato e gestito dal dipartimento Ambiente-Protezione civile comunale, lo stesso del funzionario Claudio Turella, che dentro casa aveva murato 570mila euro in contanti ritrovati dai carabinieri dei Ros durante una perquisizione. L’interesse della cooperativa facente capo a Buzzi, la 29 giugno, è dimostrato dalla partecipazione, circa due mesi fa, al bando indetto dall’assessorato all’Ambiente per l’affidamento in convenzione dei canili e gattili comunali che ogni anno pesano sul bilancio capitolino, arrotondando, per un totale di circa 6 milioni di euro. Una buona occasione, la gara ad evidenza pubblica, per scardinare un monopolio dopo anni di inerzia e che invece, alla luce dell’inchiesta giudiziaria che ha «commissariato» la città, rischia di bloccarsi ulteriormente. Tra la volontà del sindaco Marino di congelare e passare al setaccio tutti i bandi, vecchi e nuovi, e le interdittive antimafia che si attendono a giorni da parte del prefetto Pecoraro, non si esclude che anche questa aggiudicazione - l’apertura delle buste è prevista per il 22 dicembre - possa slittare se non saltare.

L’AFFARE CANILI
Buzzi e soci, lo dimostrano le carte ma soprattutto la storia della 29 giugno e delle coop satelliti come il consorzio Eriches 29, facevano girare soldi nei mercati di riferimento, nomadi rifugiati rifiuti e verde pubblico, in quest’ultimo caso in forza di appalti, concessioni o affidamenti diretti riconducibili appunto al dipartimento Ambiente capitolino che si occupa anche dei canili e oasi feline del comune di Roma. Un settore mai agganciato prima, quest’ultimo, anche perché si tratta del primo bando in vent’anni, ma del quale si sono evidentemente comprese le potenzialità, anche economiche.

MONOPOLIO VENTENNALE
Il sistema canili ruota attorno ad un’unica associazione, l’Acvpp (volontari canili di Porta Portese) che dal ’97, in virtù di una convenzione stipulata sotto l’allora giunta Veltroni, ha incassato per la custodia, cura e mantenimento degli animali nelle strutture pubbliche (Muratella, ex Poverello, ex Cinodromo e Valle dei Cuccioli al Bioparco) 335mila euro al mese, 4 milioni all’anno, cifra spropositata soprattutto se la si confronta col bilancio di un’associazione che si dichiara onlus, senza fini di lucro: acquisto cibo 296mila euro, costo del personale (106 lavoratori) 3milioni 4mila euro, costo per la gestione del personale (consulenti e commercialista) 52mila euro, costo per la sicurezza dei lavoratori 50mila euro, spese promozionali per adozioni (calendari, volantini, cartoline) 8mila 800 euro.
Ai rifugi comunali, aspetto non secondario, si aggiungono altri otto ricoveri per animali gestiti da privati o associazioni che, sempre a partire da una convenzione col comune di Roma, percepiscono un finanziamento calcolato sul costo al giorno, che spazia dai 2,80 euro nel caso dei gatti ai 6 euro per i cani. In totale 1 milione 800mila euro circa, cui vanno appunto aggiunti i 4 milioni riconosciuti ad Avcpp.
Nella ciotola del cane, come emerge anche dal rendiconto della onlus, finisce comunque solo una minima parte del finanziamento comunale; allo stesso modo, considerando gli animali attualmente ospitati nelle strutture pubbliche, circa 1.300 tra cani e gatti, e la quota forfettaria calcolata dal Comune di Roma - tra i 3,80 ai 4,50 euro al giorno a cane - la somma diventa importante. Ciò che spiegherebbe la partecipazione della 29 giugno.

IL NUOVO BANDO
L’avviso pubblico del comune di Roma riguarda quattro strutture, il canile Muratella (600 cani, anche se l’autorizzazione sanitaria contemplerebbe un massimo di 399), canile di Vitinia-ex Poverello (200 posti), canile di Ponte Marconi-ex Cinodromo (250 posti) e Porta Portese (250 posti). Le ragioni per cui non è stato possibile procedere ad una gara ad evidenza europea le ha esplicitate, già mesi fa, lo stesso dipartimento comunale: «Allo stato degli atti – si scriveva nella prima manifestazione d’interesse propedeutica alla gara – non è possibile indire alcuna gara a rilevanza europea per la gestione dei canili e gattili in quanto le quattro strutture non risultano dotate di tutti i requisiti strutturali e delle attrezzature previste dalla legge regionale del 1997». Tradotto, canili non a norma o al centro di controversie legali, come nel caso del rifugio di Vitinia: «Sono in corso - si legge nell’attuale manifestazione di interesse - attività di approfondimento per dirimere le questioni connesse alla possibilità del mantenimento del canile stesso per ciò che concerne l’esistenza di vincoli paesistici, idrogeologici e archeologici» tanto che non si esclude «una variazione dell’ubicazione della struttura». Pur tra mille ostacoli, comunque, il bando pubblico dopo vent’anni di affidamenti diretti è arrivato, e il 22 dicembre anche la 29 giugno avrebbe partecipato all’apertura delle buste con le quantificazioni economiche dopo che, sempre il dipartimento Tutela ambientale, aveva giudicato l’offerta idonea.

NULLAOSTA DEL COMUNE
La procedura prevede più step, la presentazione delle domande da parte delle associazioni interessate a prendervi parte, nove in totale, l’idoneità accertata dal comune in base ai criteri stabiliti nel bando, infine l’apertura delle buste con l’aggiudicazione in base all’offerta economica più vantaggiosa. Tra i requisiti veniva indicata «la pregressa gestione, nel triennio immediatamente antecedente la pubblicazione del presente avviso, di servizi analoghi», cioè gestione di canili o gattili o comunque attività inerenti il mondo animale. Dalle prime informazioni che trapelano, come detto, anche la 29 giugno sarebbe stata reputata «idonea» nonostante mai in passato si sia occupata del settore. «Questo doveva essere motivo di esclusione dall’inizio - incalzano già i detrattori - al momento dell’apertura delle buste, assieme alle offerte economiche, si avrà anche modo di capire in base a quali criteri è avvenuta la scelta di idoneità».

INCOGNITA BANDO
La prima gara pubblica, abbiamo detto, dopo anni di affidamenti diretti del servizio alla stessa associazione in campo dal ‘97. Visti gli importi, circa 4 milioni di euro, da tempo si imponeva la necessità di una svolta che aprisse anche alla competizione tra operatori del settore. Sugli esiti dell’intero iter, in ogni caso, l’inchiesta ha impresso una grande punto interrogativo, sia per le iniziative che potrebbero arrivare dall’amministrazione centrale dopo che il sindaco Marino ha deciso per la sospensione di tutte le procedure in corso sia per l’eventuale intervento del prefetto.

Fonte: SIAC Europa


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