RIETI - Pro loco e feste di paese strette nella morsa della normativa Gabrielli: il dibattito si anima e spunta una mozione del consiglio provinciale di un anno fa, mentre la Prefettura chiarisce la natura della direttiva stessa che rischia di decimare le sagre della provincia. Il giorno dopo il racconto de Il Messaggero sulle criticità vissute in queste settimane dalle Pro loco, torna alla luce la deliberazione del consiglio provinciale del 27 luglio 2017 dove, su proposta del consigliere Marco Cossu di Fratelli d’Italia, il consiglio provinciale impegnava il presidente Giuseppe Rinaldi ad informare l’allora ministro dell’Interno sulle possibili ripercussioni del decreto Gabrielli sulle feste ideate dalle associazioni locali, chiedendo al ministro di emanare una circolare interpretativa per agevolare l’organizzazione delle manifestazioni nei piccoli comuni.
«A quasi un anno di distanza, il presidente Rinaldi si è fatto portavoce dell’istanza avanzata dalla mozione?», chiede oggi Cossu. A stretto giro la replica di Rinaldi: «Facemmo degli incontri in Prefettura, dove vennero chiarite le modalità operative di quella circolare e gli adempimenti da dover rispettare a seconda delle categorie di queste manifestazioni. In qualità di Provincia non abbiamo poteri specifici rispetto all’applicazione delle norme sulla pubblica sicurezza, facemmo soltanto attività di sensibilizzazione per aiutare le Pro loco».
LA PREFETTURA
Atteso da molti anche il convegno del 15 giugno organizzato da Anci Lazio, nella sala consiliare della Provincia, per discutere della gestione della sicurezza nella manifestazioni pubbliche alla luce delle nuove norme. Fra i relatori, Luisa Cortesi, vice prefetto vicario di Rieti e presidente della commissione di vigilanza sui locali di pubblico spettacolo: «L’emanazione delle tre direttive di un anno fa, la Gabrielli, quella della direzione dei vigili del fuoco e del gabinetto del ministro dell’Interno hanno rivalutato organicamente una serie di regole già esistenti e riguardanti la sicurezza, ma che non erano mai state approcciate nella loro interezza – chiarisce la Cortesi a Il Messaggero – Queste direttive hanno creato scompiglio e confusione perché hanno suscitato una novità nell’approccio culturale della gestione di questi eventi. Fino a quel momento c’era stata una scarsa abitudine a considerare in modo integrato le norme sulla gestione della sicurezza. Alcune volte si è superficiali o fatalisti, c’è la semplicità di dire: “Abbiamo sempre fatto così”. Queste circolari, invece, ci dicono se quello che è stato fatto fino al momento della loro introduzione andava bene o meno».
Fonte: messaggero.it
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