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giovedì 6 febbraio 2020

La concessione dei pascoli. Dalla riforma PAC del 2003 al caos 2020. Tanti problemi, poche soluzioni

L’assegnazione dei pascoli, tra leggi inutili e mancanza di regolamenti, ma oggi un altro problema è quello delle terre collettive sempre più in balia delle speculazioni....

Il caso delle concesioni dei pascoli è arrivato in Commissione di Vigilanza del Comune dell'Aquila ma il problema sembra estendersi ben oltre i confini regionali. 
Sul tavolo la richiesta di confronto di alcuni allevatori per verificare la possibilità di assegnare i pascoli non annualmente, ma su base triennale o quinquennale.
Molte perplessità sono emerse proprio da quest'ultima proposta proprio perchè come ha riferito l'assessore D’Angelo: "Non so quanti conoscano l’ambiente agricolo montano, ma è un vero e proprio far west....occorre gestire certe presenze che non hanno a cuore il territorio e potrebbe essere dannoso affidare loro pascoli per 3 o 5 anni”. Sul tavolo anche i problemi di viabilità causati dagli animali lasciati liberi di scorrazzare.
Di ben altro avviso, molto più preoccupante, è lo studio della dottoressa Lina Maria Calandra che ha illustrato gli esiti della nota ricerca portata avanti per l’Univaq. Una ricerca che per la dottoressa ha rilevato una “regia”, un “sistema organizzato ad alti livelli” per far soldi facili giocando illecitamente con il “traffico di titoli”, marche auricolari e le concessioni dei pascoli, attraverso anche intimidazioni e condotte criminali. In tre parole, mafia dei pascoli

L'origine del problema risale alla legge europea di riforma della PAC del 2003: “Prima il contributo veniva erogato in base alla produzione, mentre dal 2003, ritenendo il mercato saturo, hanno introdotto i titoli, calcolati sui contributi precedenti e divisi per ettari".
Un sistema di gestione dei pascoli consentite da una legislazione carente e da regolamenti inesistenti.

Ma come avvengono le assegnazioni dei pascoli a l'Aquila?
A L’Aquila, come a Lucoli e in molti altri comuni vicini, almeno a livello burocratico la questione di favorire gli allevatori locali è “superata” da un iter che prevede, come spiegato dall’assessore Fabrizio Taranta, prima l’assegnazione ai residenti con tariffe da 20 a 25 euro a ettaro, in base al fatto che si tratti di pascoli di alta o media montagna. 
I pascoli “avanzati” vengono poi assegnati attraverso aste. Questo non impedisce evidentemente a chicchessia di aprire un’azienda con sede locale sul territorio o “appoggiarsi” a soggetti del posto. Inoltre il sistema dell’asta fa lievitare le tariffe. 
Per quanto riguarda invece la richiesta di concedere i pascoli su base triennale o quinquennale, l’assessore ha illustrato il parere dell’avvocatura comunale, per la quale si potrebbe fare, ma a determinate condizioni, ovvero attraverso una “sorta di prelazione” sui terreni da parte di chi aveva ottenuto l’assegnazione nell’anno precedente. Il che comunque non risolverebbe il “problema” sottinteso alla richiesta tesa ad evitare lungaggini burocratiche.
Insomma, la questione appare più che mai complessa e non di facile soluzione. 
Ci si augura che il tutto non finisca con un’accorata presa di coscienza e un italico scaricabarile....

NEL LAZIO COME AVVENGONO LE ASSEGNAZIONI DEI PASCOLI?

NEI PROSSIMI GIORNI TORNEREMO SULL'ARGOMENTO DOPO AVER ANALIZZATO IL CASO DI QUALCHE ENTE DI GESTIONE DELLE TERRE COLLETTIVE CHE TRA "DIMENTICANZE" E "NON RICORDO" HANNO CONTRIBUITO AD IMPOVERIRE UN COMPARTO GIA' FORTEMENTE COMPROMESSO QUALE APPUNTO QUELLO AGRO-ZOOTECNICO.

IL PASSAGGIO TRA IL "FERTILE PASSATO" E l'ARIDO FUTURO...

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