C’è una prima vittima del terremoto, e se ne temono altre. Come era
facile immaginare, l’uomo di 83 anni è rimasto sepolto nel crollo della
sua stalla, a Castel Castagna (Teramo): gli allevatori sono tra i pochi a
essersi fermati in queste zone, costretti a stare vicino agli animali
in stalle spesso rese pericolanti o inagibili dallo sciame sismico che
flagella il Centro Italia dallo scorso 24 agosto. Invece, i sedici
allevatori dati per dispersi ieri fra le scosse e una slavina, poi
raggiunti al telefono, in serata sono stati portati in salvo da vigili
del fuoco e carabinieri a Colle d’Arquata (Ascoli Piceno). Quattro
stalle sono crollate sotto il peso della neve in provincia di Macerata:
circa un centinaio di animali morti, 600 mucche e 5 mila pecore al
freddo soltanto nelle Marche secondo una stima della Coldiretti, che
accusa: ”Cinque mesi di tempo persi, chi ha sbagliato deve pagare”. E’ quella degli allevatori che non hanno potuto
abbandonare il bestiame dopo i terremoti del 24 agosto e del 30 ottobre,
e da due giorni, prima della sequenza di scosse di magnitudo superiori a
5 registrate ieri in Abruzzo, in provincia dell’Aquila, lottavano anche
con cumuli di neve alti fino a 3-4 metri. Condizioni meteorologiche
proibitive, che hanno stroncato decine di capi, e ieri mattina hanno
messo letteralmente a rischio la vita di alcuni agricoltori. ”E’ una strage di animali –
accusa la Coldiretti -, con solo il 15% delle strutture di protezione
mobili completate da agosto ad oggi”, nonostante la nuova ordinanza che
velocizza le procedure di acquisto dei moduli in autonomia, e le
promesse. Il bilancio dei danni è destinato a salire, perché molte
aziende agricole delle aree terremotate sono irraggiungibili a causa
della neve. Anche dell’uomo di 83 anni, morto nel teramano sotto le
macerie della sua stalla, si è saputo solo a tarda sera. Le cisterne non
passano a ritirare il latte, e, come spiegava ieri ai microfoni di
Radio24 il sindaco di Ussita Marco Rinaldi, ”non si riesce a portare da
mangiare agli animali”.
Altre due stalle sono crollate a Sarnano, un bollettino
di guerra per una piccola economia montana legata soprattutto alla
zootecnia. Poche le buone notizie: a Pieve Torina Attilio Rivelli (150
mucche distribuite fra la neve e una stalla di amici) potrà trasferirne
una parte in un altro ricovero, con l’aiuto della Regione. Ma per la
gran parte dei suoi colleghi l’attesa non è finita. Da Amatrice e
Accumoli si chiede l’intervento dei soldati: ”Sono bloccato qui in casa
da due giorni – racconta Gabriele, allevatore di Terracino – la strada è
scomparsa sotto 2 metri di neve, sono al limite della sopportazione,
mandate l’Esercito, le forze speciali”. La vice presidente della
commissione Agricoltura al Senato Elena Fattori, di M5s, chiede che il
ministro Maurizio Martina riferisca in aula sulla situazione degli
allevatori. Già ieri, al question time alla Camera, Martina ha parlato
di “situazione aggravata per le imprese agricole”. E i sindaci ripetono:
se ”mollano” loro, lo spopolamento dei piccoli centri montani sarà una
certezza. (nelle foto Ansa, sopra una stalla crollata e sotto i Vigili
del fuoco a Castelsantangelo sul Nera, Macerata. Più sotto, altre foto
di pecore e un asino nella neve nell’azienda Scolastici di Pieve Torina,
Macerata, e alcuni maialini morti di freddo)
Fonte: ilsole24ore
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