Nelle Marche,come del resto in tutti i territori colpiti dal sisma e dalle abbondanti nevicate, continua l'emergenza allevatori.
L'assessore Regionale all'Agricoltura delle Marche, Anna Casini (PD) non usa mezzi termini: "Errore fidarci di Coldiretti". “Il
nostro errore è stato fidarci della Coldiretti che doveva supportare gli
allevatori che potevano farsi la stalla da soli sin dal 5 dicembre –
continua Casini – Abbiamo sbagliato e ci scusiamo con gli allevatori.
Ribadiamo che tutti i capi morti per il maltempo, regolarmente
registrati, verranno risarciti, dopo avere ricevuto la conta dei danni
per calamità dovuta alla neve e non certo al terremoto. Secondo
i nostri veterinari infatti i capi morti, per ora circa 200 su un
totale di 24mila bovini, 69mila ovicaprini, 60mila suini e 1 milione e
821 avicoli nell’area terremotata. (fonte: www.regione.marche.it)
"Sulla base dei dati forniti dalla
ASL di Rieti non risultano incrementi significativi di morti
animali, legate al fenomeno sismico". Lo comunica la Regione
Lazio in una nota. "Nel 2016 nella zona del cratere, su una
popolazione totale di 7.000 capi tra bovini e ovini, sono state
accertate complessivamente 171 morti animali, tutte per cause
varie indipendenti dal terremoto. Dall'inizio del 2017 sono
stati certificati a oggi 20 casi, anche questi indipendenti dal
sisma", conclude la nota. (fonte: Ansa)
L'Assessore
all'Agricoltura, Caccia e Pesca della Regione Lazio, Carlo
Hausmann, sembra ottimista nonostante i forti ritardi nella consegna dei moduli agli agricoltori.
Ad aumentare i dubbi sui numeri ci pensa la stessa Coldiretti che invece fissa in più di mille il conto degli animali morti, feriti e
abortiti nelle aree del Terremoto per l’effetto congiunto delle scosse,
della neve e del gelo.
All'Assessore Agricoltura del Lazio, ed ex Direttore generale dell’Azienda Romana Mercati, il compito di trovare il bandolo della matassa, in considerazione del fatto che i numeri sono molto importanti, soprattutto quando si parla di sviluppo economico e territoriale e di finanziamenti assai cospicui.
Insomma, siamo ancora in piena emergenza, e subito è cominciata la guerra dei numeri.
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