Massimo Giuseppe Bossetti, il
presunto assassino di Yara Gambirasio, è un animalista? Di certo postava sulla
sua pagina facebook slogan e campagne a difesa degli animali o contro il loro
maltrattamento, amava farsi fotografare coi due cani, due gatti e un coniglio
che vivevano in casa con lui e la sua famiglia. Dimostrava verso gli animali in
genere quell’amore che non ha invece manifestato nei confronti di una ragazzina
di 13 anni.
I quotidiani non hanno mancato di
sottolinearlo: “Massimo l’insospettabile, animalista con tre figli e una
sorella gemella” (Corriere.it), “Bossetti su Facebook, padre e appassionato
animalista” (Ansa). Di lui “animalista” scrive anche Oggi, altri hanno parlato
di un “animalista convinto”, temi rimbalzati non solo sulla carta stampata e
dalle testate online ma anche da Tg e programmi di approfondimento televisivo.
Sul caso interviene il presidente
dell’Ente Nazionale Circhi, Antonio Buccioni, e va controcorrente: “Questa
persona è fortemente indiziata dell’omicidio della piccola Yara, e a detta
della stampa nazionale è un animalista. Ometto di raccontare che cosa potrebbe
succedere sul piano mediatico se un circense si macchiasse di un misfatto di
questo genere. Basterà ricordare cosa la stampa riuscì a costruire sul nulla a
proposito del duplice omicidio di Lignano, alla squallida e ridicola
letteratura secondo la quale quando arriva un circo spariscono i gatti, oppure
s’impennano i furti”. Ma – prosegue Buccioni – “il circo oggi vuole offrire un
modestissimo contributo di civiltà sociale e lo fa dicendo una cosa molto
semplice: Massimo Giuseppe Bossetti è un presunto assassino. Punto. La
circostanza che sia animalista, seppur confermata, non è minimamente da
rapportare al terribile delitto. Abbiamo rispetto delle posizioni altrui, anche
se contrarie alle nostre, se portate avanti civilmente, e non intendiamo
speculare su una vicenda dolorosa e che sta fortemente emozionando tutta
l’Italia”.
Resta invece un commento da fare
rispetto a dichiarazioni che vorrebbero dipingere gli animalisti come sostanze
angeliche dedite alla non violenza come stile di vita. Il che in molti casi
sarà anche vero ma l’esperienza quotidiana, non solo della gente del circo ma
semplicemente di chi legge la stampa, dice altro. Ci riferiamo al commento che
l’Aidaa, Associazione italiana difesa degli animali e dell’ambiente, ha
diffuso: “Bossetti potrebbe amare i propri animali, ma l’essere animalista nel
senso pieno del termine è in forte contraddizione con tutte le idee
dell’animalismo, idee che vanno dall’amore della vita in tutte le sue forme
arrivando a non accettare di mangiare altri esseri viventi, fino al ripudio
della caccia in ogni sua forma e alla condanna di ogni forma di violenza sulle
creature di ogni razza e specie e per questo non è possibile che un assassino e
stupratore, anche se innocente fino a prova contraria possa essere definito
animalista, ma semmai l’esatto opposto”.
Secondo il presidente dell’Aidaa,
Lorenzo Croce “la violenza contro uomini o animali è ripudiata dal mondo
animalista nella sua quasi totalità e comunque ogni vero animalista è una
persona nonviolenta, pertanto l’accostare l’animalismo alla figura del presunto
assassino e stupratore di Yara Gambirasio non solo non è appropriato ma offende
milioni di italiani che ogni giorno si battono per la tutela degli animali e
per la vita in ogni sua forma, chiediamo quindi di rettificare il tiro”.
Ora, che gli animalisti siano
tout court pacifisti e rispettino tutto e tutti, è smentito da fatti
incontrovertibili: a noi basterà ricordare quel che è successo appena tre mesi
fa a Roberto Gerardi, non a caso definito “martire dell’odio animalista contro
i circhi”, oppure alle decine e decine di episodi di danneggiamenti ai mezzi,
ai manifesti e ad ogni altro “simbolo” del circo, fino alla bomba molotov
piazzata sotto alla biglietteria del complesso dei fratelli Coda Prin a Trento.
Ma gli episodi non si contano se si allarga lo sguardo ad allevamenti, centri
di ricerca sugli animali, studiosi “disallineati” e così via. E che dire degli
insulti e delle minacce di morte che sono piovute addosso a Caterina Simonsen,
colpita da quattro malattie genetiche rare e che agli occhi del fanatismo
animalista è colpevole di aver difeso la sperimentazione animale perché,
sostiene lei, “ho 25 anni grazie alla vera ricerca, che include la
sperimentazione animale. Senza la ricerca sarei morta a 9 anni. Mi avete
regalato un futuro”? Sono nate in questi anni organizzazioni animaliste (non
solo in Italia) che hanno fatto della violenza, se non del terrorismo, la loro
carta d’identità. Come ha spiegato Alessandro Meluzzi in una magistrale lezione
sul tema, “l’animalismo sembra una filosofia innocua, pacifista, non violenta,
mentre diventa tema di una violenza estrema sull’umano”.
Fonte: circo.it
Nessun commento:
Posta un commento