Pure i campi da golf tra i
settori foraggiati...
Dai polli all'enoteca-ristorante, passando per
il prosciuttificio. Dal formaggio di nicchia alla sabbia delle spiagge liguri.
Dai campi da golf alle speculazioni immobiliari che complice la crisi, certo,
ma per colpa soprattutto di progetti azzardati, finiscono in flop.
Se c'è una cosa che non difetta agli Enti locali
italiani è la fantasia. Che insieme a paroline magiche quali «tutela»,
«sviluppo del territorio», «cultura e tradizioni» fa il miracolo: un consorzio
di comuni qui, una srl là, ed ecco fatto, i contributi pubblici arrivano.
Quanti poi se ne perdano, di soldi dei contribuenti, è un'altra storia. L'ex
commissario alla spending review Carlo Cottarelli, qualche mese fa ha puntato
l'indice contro questa stortura del sistema che vede ben 1651 partecipate
classificate come «altro», alias commercio al dettaglio, all'ingrosso, farmacie
comunali, sino al paradosso di un prosciuttificio e due enoteche.
«Circoscrivere il perimetro», è stata la sua indicazione, netta: «Il primo
punto è dare piena attuazione alla norma (introdotta con la legge finanziaria
del 2008) per cui le partecipate devono agire strettamente entro i compiti istituzionali
dell'ente pubblico partecipante, evitando di produrre beni e servizi che il
settore privato può offrire». E invece, nel settore alimentare, ma non solo, i
comuni si sbizzarriscono.
Prendiamo per esempio i capponi. Anzi il cappone, il Cappone di Morozzo. Ha
il suo bel consorzio ad hoc, «Consorzio per la tutela e la valorizzazione del
Cappone di Morozzo e delle produzioni avicole tradizionali», nato nel 2001 e
con zero dipendenti ma, ovviamente col suo bravo Cda. Consorzio che «si propone
recita il sito internet oltre alla valorizzazione,
all'incremento della produzione ed al commercio del Cappone di Morozzo e delle
produzioni avicole tradizionali, anche la promozione di iniziative che saranno
ritenute idonee per incrementare il consumo dei prodotti mediante marchi
depositati, denominazioni di origine, indicazioni geografiche ed attestazioni
di specificità». E ha pure, dal 1999, un bel marchio di presidio Slow Food,
anzi è il primo presidio che il papà di Slow Foood, Carlin Petrini, si è inventato.
Risultati? Una fiera, che cade si svolge ogni anno a dicembre. L'allevamento e
la vendita certificata dei preziosi capponi. E un bilancio magrissimo, stando
ai dati Cerved: zero utili.
Dai capponi al vino. Anzi, all'Enoteca regionale del Lazio, un piano di
privatizzazione e risanamento avviato un anno fa, ma prima meglio conosciuta
come il ristorante «a scrocco» per i politici. Eh già, perché l'Enoteca
Palatium era, e più o meno è ancora, appunto un ristorante. Un ristorante di
mamma Regione che secondo il calcoli del liquidatore ora amministratore unico
Antonio Rosati, spedito dal governatore Nicola Zingaretti al vertice di Arsial
(l'enoteca è appunto una società di Arsial) nel tempo - è nata nel 2004 - è
riuscito a bruciare tra assunzioni spropositate e pasti gratis offerti ai
politici ben 1,650 milioni. E per di più senza pagare affitto, visto che la
sede della Palatium, nella centralissima via Frattina 94, è di proprietà
regionale.
Dal cibo allo sport. Anzi, a uno sport d'elite come il golf. In Trentino
Alto Adige, per esempio, è una partecipata il Rendena golf spa, un impianto
sportivo. La società è a zero dipendenti e ha chiuso il 2013 (dati Cerved) con
meno 9.871 euro. Dalla montagna al mare, alle spiagge della Liguria, con varie
partecipate che gestiscono gli stabilimenti balneari e con relativi progetti
per la tutela dell'originalità della sabbia. L'elenco potrebbe continuare
all'infinito, non c'è praticamente ambito commerciale in cui non si trovino
delle partecipate comunali, in genere in perdita rispetto al privato. Un
esempio? Le farmacie comunali: sono 182, e hanno una perdita lorda media
pro-quota, nel 2012, pari a sei milioni di euro.
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