Le numerose istanze pervenite dagli allevatori della zona hanno evidenziato come il bestiame sia soggetto a predazione da parte di branchi numerosi di lupi oltre alla elevata consistenza di cinghiali che causano ingenti danni alle culture in atto e ai pascoli.
Secondo ACR, che ha apprezzato comunque lo sforzo da parte dell’Ente Parco, le soluzioni deterrenti come l'uso dei cani da guardiania o la posa di recinti elettrificati non siano idonei a risolvere la problematica in quanto, se queste soluzioni possano risultare efficaci per gli ovini lo stesso non vale per i bovini ed equini, visti i comportamenti e le abitudini di pascolo differenti.
Il Referente ha inoltre ricordato come la legge quadro sulle aree protette del 6 dicembre1991 nr. 394 art. 11 e art. 22 comma 6 e la normativa regionale del Lazio L.R. 6 ottobre 1997 nr. 27 comma 3, affidano agli enti gestori il compito di formare, tramite appositi corsi per selecontrollore, cacciatori preferibilmente residenti nei comuni sui cui si estende l’area protetta. Il controllo sulla specie può essere anche effettuato nelle aree limitrofe al parco (aree contigue) che vengono ad essere interessate dagli spostamenti degli animali.
ACR, da sempre al fianco di tutte le realtà portatrici della Cultura Rurale, ritiene che l'Ente Parco saprà adottare in breve tempo ogni possibile soluzione risolutiva al problema e resta a disposizione per ogni eventuale collaborazione.
Di seguito la nota inviata all'Ente Parco.
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