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martedì 3 aprile 2018

Guidonia, cinghiali all’Inviolata. Colpa dei cacciatori?

Cinghiali all’interno del territorio del Parco Regionale Archeologico Naturale dell’Inviolata ma anche in altri punti dove gli animali sono stati avvistati nelle aree limitrofe come Via della Selciatella oppure a Mentana, all’interno della Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco.
Purtroppo per ora non siamo certi del numero effettivo dei branchi locali e degli individui presenti per ogni branco. Le loro impronte e i segni del loro passaggio, come scavi e pozze, possono essere visti ovunque, si spingono anche vicino ai centri abitati secondo alcune segnalazioni”. Sono queste le parole del naturalista Francesco Cervoni, del gruppo degli Apprendisti.
Secondo i nostri primi dati, il branco di cinghiali presente al Parco dell’Inviolata nella zona di Marco Simone, non supera i cinque esemplari adulti”.
La maggior parte delle popolazioni italiane di cinghiali sono il risultato di ripopolamenti o reintroduzioni di esemplari di provenienza est- europea a scopo venatorio, inoltre in molti casi si possono incontrare degli ibridi fra le varie sottospecie, questo include anche incroci con il maiale, sottospecie di cinghiale creata dall’uomo per scopi sempre alimentari.
Il cinghiale può raggiungere la lunghezza di 180 cm, l’altezza al garrese di un metro e il peso di un quintale circa, nonostante ciò può correre a una velocità considerevole come 40 Km/h; si tratta di un animale onnivoro che predilige soprattutto vegetali che trova nel sottobosco ma non disdegna carogne o piccoli Animali, grazie a questa sua dieta molto opportunista ha permesso la sua grande diffusione, senza dimenticarci il fatto che può vivere in ogni luogo, anche antropizzato, purché ci sia la presenza di fonti d’acqua”. 
I rifiuti organici disposti fuori dagli appositi secchioni sono un invito a nozze per i cinghiali, motivo per cui frequentano anche i luoghi antropizzati. Ma non solo per i cinghiali, anche per altri animali come volpi e cornacchie grigie: è quindi giusto non lasciare mai incustoditi i propri rifiuti e non cercare mai di avvicinarli con del cibo, altrimenti quest’ultimi non faranno altro che dipendere dall’uomo e a non avere più paura di questo”.
Un’ampia diffusione che il giovane naturalista attribuisce al rilascio in natura di sottospecie non autoctone da parte dei cacciatori. “L’assenza di predatori naturali ha permesso loro di prolificarsi senza controllo, i primi a lamentarsi di questa situazione sono gli agricoltori; i danni che questa specie provoca all’agricoltura sono cifrati in svariati milioni di euro all’anno. La specie però causa anche danni all’ecosistema del sottobosco, ma al tempo stesso aiuta anche al mantenimento di quest’ultimo”.
“I cinghiali, come ogni animale selvatico, preferiscono scappare davanti alla presenza dell’uomo, però c’è da dire che nel caso in cui si sentono minacciati, soprattutto in un punto dove non hanno spazio di fuga, possono attaccare, in particolar modo bisogna stare attenti alla madre con i propri cuccioli. In generale gli individui scappano sempre, ricordiamoci logicamente di mantenere una distanza di sicurezza e non avvicinarli mai con del cibo, altrimenti si abitueranno alla mano dell’uomo”.
Nessun allarme da lanciare. Bisogna piuttosto denunciare i bracconieri che cacciano l’animale all’interno dell’area protetta. Questi cacciatori di frodo utilizzano anche le trappole fatte con i lacci metallici, molte di esse sono state rimosse dai ricercatori.

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