Cinghiali all’interno del
territorio del Parco Regionale Archeologico Naturale dell’Inviolata ma anche in
altri punti dove gli animali sono stati avvistati nelle aree limitrofe come Via
della Selciatella oppure a Mentana, all’interno della Riserva Naturale Macchia
di Gattaceca e Macchia del Barco.
“Purtroppo per ora non siamo
certi del numero effettivo dei branchi locali e degli individui presenti per
ogni branco. Le loro impronte e i segni del loro passaggio, come scavi e pozze,
possono essere visti ovunque, si spingono anche vicino ai centri abitati
secondo alcune segnalazioni”. Sono queste le parole del naturalista Francesco Cervoni, del gruppo degli Apprendisti.
“Secondo i nostri primi dati, il
branco di cinghiali presente al Parco dell’Inviolata nella zona di Marco
Simone, non supera i cinque esemplari adulti”.
La maggior parte delle popolazioni
italiane di cinghiali sono il risultato di ripopolamenti o reintroduzioni di
esemplari di provenienza est- europea a scopo venatorio, inoltre in molti casi
si possono incontrare degli ibridi fra le varie sottospecie, questo include
anche incroci con il maiale, sottospecie di cinghiale creata dall’uomo per
scopi sempre alimentari.
“Il cinghiale può raggiungere la
lunghezza di 180 cm, l’altezza al garrese di un metro e il peso di un quintale
circa, nonostante ciò può correre a una velocità considerevole come 40 Km/h; si
tratta di un animale onnivoro che predilige soprattutto vegetali che trova nel
sottobosco ma non disdegna carogne o piccoli Animali, grazie a questa sua dieta
molto opportunista ha permesso la sua grande diffusione, senza dimenticarci il
fatto che può vivere in ogni luogo, anche antropizzato, purché ci sia la
presenza di fonti d’acqua”.
“I rifiuti organici disposti
fuori dagli appositi secchioni sono un invito a nozze per i cinghiali, motivo
per cui frequentano anche i luoghi antropizzati. Ma non solo per i cinghiali,
anche per altri animali come volpi e cornacchie grigie: è quindi giusto non
lasciare mai incustoditi i propri rifiuti e non cercare mai di avvicinarli con
del cibo, altrimenti quest’ultimi non faranno altro che dipendere dall’uomo e a
non avere più paura di questo”.
Un’ampia diffusione che il
giovane naturalista attribuisce al rilascio in natura di sottospecie non
autoctone da parte dei cacciatori. “L’assenza di predatori naturali ha permesso
loro di prolificarsi senza controllo, i primi a lamentarsi di questa situazione
sono gli agricoltori; i danni che questa specie provoca all’agricoltura sono
cifrati in svariati milioni di euro all’anno. La specie però causa anche danni
all’ecosistema del sottobosco, ma al tempo stesso aiuta anche al mantenimento
di quest’ultimo”.
“I cinghiali, come ogni animale
selvatico, preferiscono scappare davanti alla presenza dell’uomo, però c’è da
dire che nel caso in cui si sentono minacciati, soprattutto in un punto dove
non hanno spazio di fuga, possono attaccare, in particolar modo bisogna stare
attenti alla madre con i propri cuccioli. In generale gli individui scappano
sempre, ricordiamoci logicamente di mantenere una distanza di sicurezza e non
avvicinarli mai con del cibo, altrimenti si abitueranno alla mano dell’uomo”.
Nessun allarme da lanciare.
Bisogna piuttosto denunciare i bracconieri che cacciano l’animale all’interno
dell’area protetta. Questi cacciatori di frodo utilizzano anche le trappole
fatte con i lacci metallici, molte di esse sono state rimosse dai ricercatori.
Fonte:romaest.org
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